Risorse, Fugatti non ha chiarito

L' intervista al presidente Fugatti, pubblicata da "L'Adige" il giorno di Ferragosto, contiene una (piccola) novità positiva e due (grandi) conferme negative, riguardo all'oggetto della dura polemica che ha contrapposto maggioranza e minoranze in consiglio provinciale, nella sessione dedicata all'assestamento del bilancio 2020.
Giorgio Tonini, 17 agosto 2020

Come si ricorderà, l'oggetto erano (e sono) le finalità e le modalità dell'utilizzo dei circa 350 milioni rivendicati dalla Provincia autonoma e riconosciuti dallo Stato per far fronte agli effetti della pandemia da Covid-19 nell'anno in corso. Le minoranze avevano duramente criticato la giunta per il silenzio assoluto, durante la discussione sull'assestamento, riguardo alla destinazione di queste ingenti risorse. Un silenzio che poteva essere spiegato solo in due modi: mancanza di idee, o mancanza di trasparenza nel proporle. In entrambi i casi, una pessima notizia per il sistema economico e sociale del Trentino, che avrebbe invece bisogno, per affrontare la dura crisi in atto, di un aperto confronto e di una convergenza dialogica attorno a obiettivi chiari e condivisi.

Al contrario, la strada scelta dalla giunta sta conducendo nei fatti al mancato trasferimento di queste risorse all'economia trentina, almeno per quest'anno, con buona pace dei proclami e dei propositi sul pronto aiuto alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie in difficoltà.
La critica era diventata protesta, fino al ricorso all'ostruzionismo come strumento estremo di comunicazione e denuncia, quando sono risultate evidenti le modalità scelte per l'iscrizione a bilancio di quelle importanti risorse: il cosiddetto fondo di riserva, al quale la giunta potrà attingere con semplici atti amministrativi, esautorando il consiglio, cioè il parlamento della nostra autonomia, dalla decisione sulla parte politicamente più significativa del bilancio della Provincia. Il presidente Fugatti era arrivato a teorizzare, in un'intervista a "L'Adige" del 2 agosto, che il potere di decidere da solo come spendere i soldi dei trentini gli derivava dal mandato elettorale e dal premio di maggioranza e che avrebbe comunque "informato" l'assemblea legislativa per il tramite di una delle commissioni consiliari.


La (piccola) novità positiva dell'intervista di Ferragosto è che il presidente Fugatti, per legittimare questa evidente forzatura, non invoca più la normalità dell'assetto delle competenze istituzionali, ma ricorre alla situazione di emergenza che giustifica procedure non ordinarie. «È stata fatta una scelta straordinaria - dice il presidente - e tale deve rimanere. Non deve diventare una prassi». Il passo in avanti è piccolo, ma c'è e va registrato con sollievo.
Le due (grandi) conferme negative riguardano invece il silenzio sugli obiettivi di impiego delle risorse e le modalità di coinvolgimento del consiglio nel definirle: «quando decideremo come utilizzare le risorse in arrivo, informeremo il consiglio provinciale e la competente commissione, come promesso». Dunque la giunta, a quattro mesi dalla fine dell'anno, non ha ancora un piano di utilizzo di risorse che il tono giustamente preoccupato del presidente, sui rischi di un aggravamento autunnale della crisi, porterebbero a ritenere necessario e urgente immettere subito nell'economia trentina.

Quanto agli aspetti istituzionali, Fugatti ripete che informerà il consiglio delle sue decisioni. Bene che abbia parlato del consiglio e non più solo della commissione, ma ancora non ci siamo proprio. Quando si tratta di spendere i soldi pubblici, i parlamenti non possono essere "informati" delle decisioni dei governi. Di parlamenti ridotti a conferenze stampa possiamo fare a meno: ci sono già giornali e giornalisti a fare questo lavoro. Quando si tratta di spendere i soldi dei cittadini-contribuenti, le proposte dei governi vengono "sottoposte" ai parlamenti, per essere discusse, modificate, approvate. In situazioni di emergenza, si possono adottare procedure straordinarie sul piano della forma, ma la sostanza democratica deve sempre essere salvaguardata.
Dunque, il consiglio provinciale deve poter discutere e votare sulla proposta della giunta, quando (speriamo presto) quella proposta prenderà corpo. Non mancano a tal fine gli strumenti regolamentari. Sarebbe una buona cosa se il presidente Kaswalder si attivasse per metterli in campo.
Giorgio Tonini