A forza di camminare guardandosi la punta delle scarpe si rischia di andare a sbattere. E questo vale anche in politica, perché a forza di governare con lo sguardo corto si rischia di ipotecare il futuro. È un po' quello che sta succedendo con la giunta Fugatti.
Alessio Manica, 28 luglio 2020
L’assestamento di bilancio che stiamo per discutere in Consiglio provinciale ne è, a mio avviso, l’ennesima dimostrazione. In questi primi due anni di legislatura Fugatti e la sua giunta hanno vissuto la responsabilità di governo in un eterno presente, senza mai riuscire ad immaginare e comunicare una strategia per il futuro del Trentino, limitandosi a scelte di corto respiro.
Certo Vaia e il Covid-19 non hanno reso facili le cose, ma troppo spesso le decisioni prese in questi due anni sono state indotte dalla foga di dare risposte immediate e poco meditate a questo o quel problema, a questa o quella categoria, più in base agli umori dei social che non ad una strategia di governo. Il populismo del resto necessita di una politica juke-box: inserisci un problema, esce soluzione. Che poi sia quella giusta, poco conta, non c’è spazio per la complessità, e se le cose poi non vanno per il verso giusto si troverà di certo un capro espiatorio. È così anche per questo nuovo assestamento di bilancio.
Voglio prendere in considerazione in particolare solo due questioni, che reputo importanti per il Trentino: il sistema istituzionale e il tema della casa. Parlare di sistema istituzionale significa parlare di rappresentanza, di distribuzione di poteri, funzioni e competenze, di modelli e forme di erogazione dei servizi pubblici. Non è certo uno di quei temi che scalda gli animi, soprattutto se ormai non è più tempo per sbraitare contro i costi della politica. L’abolizione - o almeno la profonda riforma - delle Comunità di valle, è stato per anni uno dei cavalli di battaglia della destra. Una volta al governo non è però più stata assunta nessuna decisione, e la Giunta si è limitata a far cadere le Comunità nell’oblio comunicativo, come se non parlandone smettessero di esistere. Più volte Fugatti e l’assessore Gottardi hanno parlato – e pure inserito in norme di legge - di una riforma generale del sistema istituzionale, all’interno della quale collocare anche la riforma delle comunità, ma l’imminenza delle elezioni comunali e della scadenza degli organi della Comunità ha costretto ora la giunta a proporre il commissariamento degli enti per sei mesi, in attesa – ancora! – di una più ampia riforma istituzionale. Eppure le Comunità – lo abbiamo visto durante l’emergenza Covid - svolgono un ruolo importante, gestiscono competenze ed erogano servizi fondamentali che incidono direttamente sulla vita delle persone, in materia di urbanistica, di attività socio-assistenziali, di edilizia abitativa, diritto allo studio, di sviluppo locale, di aiuto alle associazioni, eccetera. Competenze che meriterebbero ben altra attenzione e dedizione da parte di una giunta che in due anni non è saputa andare oltre qualche vuota enunciazione, svariate proroghe e una proposta di commissariamento. Per fare cosa non si sa, e sei mesi passano in fretta. Speriamo almeno, questo è il mio auspicio, che al commissariamento si preferisca una temporanea proroga degli organi. La seconda questione sulla quale voglio soffermarmi è la politica per la casa.
Nell’assestamento la giunta ha previsto un impegno di spesa di 22 milioni di euro per ulteriori agevolazioni per le ristrutturazioni. Le ristrutturazioni godono ormai da anni di numerose politiche di incentivazione, sia statali che provinciali: detrazioni al 50%, detrazioni al 110%, cessione del credito, anticipo della detrazione, e ancora ecobonus, sismabonus, bonus volumetrici, eccetera. Andare ad intervenire ancora su questa politica con ulteriori risorse, rischia di essere poco efficace rispetto all’obiettivo di dare una casa a più persone possibile – pensando anche a quelli che una casa da ristrutturare o capienza per detrarre non ce le hanno – ma anche a quello di attivare nuove ed ulteriori risorse sul territorio in favore dell’economia locale. Ammesso che gli obiettivi della giunta siano questi.
Si dovrebbe invece a mio avviso utilizzare questa importante somma per aumentare l’offerta di abitazioni a canone sociale e moderato e per implementare cioè una politica della casa e dell’abitare coraggiosa, capace di intercettare bisogni sociali acuitisi a causa dell’emergenza Covid. Perché per una larga fetta di popolazione, anche in Trentino, la casa rimane un problema. Gli appartamenti messi a disposizione da Itea non sono sufficienti e nel 2019 gli investimenti per costruzioni o ristrutturazione sono stati azzerati, e così anche la spesa per la manutenzione del patrimonio esistente. La conseguenza è stata una brusca riduzione della risposta alla domanda di alloggio pubblico e di contributo all’affitto, e un aumento degli alloggi sfitti. Stesso discorso per i piani di alloggi a canone moderato e di housing sociale.
Per ora l’unica attenzione che la giunta ha riservato al tema della casa è stato inasprire i criteri per l’accesso ai non trentini – ma poi se la disponibilità di alloggi cala, cala per tutti, a cominciare dai trentini – e creare patenti a punti buone più che altro a compiacere i propri superiori romani. Credo che dalla giunta della Provincia Autonoma di Trento sia lecito aspettarsi di più e di meglio, ma per ora si continua a navigare a vista.