Il dibattito politico più recente ha posto di nuovo sotto i riflettori dell'opinione pubblica il ruolo e la funzione del potere legislativo nel contesto della nostra speciale autonomia. Si tratta di questioni che, ciclicamente, si ripropongono, perché in esse risiede larga parte del senso stesso dell'autonomia del Trentino, unitamente alle sue prospettive future.
Bruno Dorigatti, 17 giugno 2020
Se il procedere del percorso storico e politico dell'autonomia provinciale, che si fonda su millenarie tradizioni di autogestione del patrimonio territoriale, ha visto la costante acquisizione di nuove competenze trasferite dallo Stato alla Provincia autonoma, per una gestione diretta delle stesse, è del tutto evidente come questo processo di delega dei poteri abbia anche favorito il delinearsi progressivo di una centralità predominante dell'Assemblea legislativa provinciale, quale trave portante dell'intera architettura istituzionale ed amministrativa dell'autonomia speciale.
In tale senso, è cresciuta in Trentino una forte cultura istituzionale, dentro la quale il "Parlamento" locale ha saputo rivendicare una propria indipendenza - e quindi una crescente autorevolezza - rispetto all'azione del potere esecutivo, ovvero della Giunta provinciale.
Inedite attenzioni internazionali attraverso la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee regionali europee con poteri legislativi (Calre) e con l'avvio di un particolare dialogo bilaterale con il Parlamento della Baviera; implementazione del confronto istituzionale e parlamentare nell'ambito euroregionalistico; sviluppo di autonome sfere d'azione politica dell'Assemblea legislativa nel contesto della dimensione consultiva Stato - Regioni; promozione di un possibile progetto di riforma dello Statuto d'autonomia, sono forse gli elementi più caratterizzanti del processo di centralizzazione del Consiglio provinciale sull'orizzonte istituzionale e politico.
Si tratta di un lavoro prezioso e paziente, portato avanti da chi mi aveva preceduto e che ho cercato di perseguire; un lavoro fondato sul rispetto di equilibri delicati, sul dialogo costante con le opposizioni consiliari e sul continuo impegno per mantenere e rafforzare il protagonismo del Consiglio provinciale rispetto all'agire del governo locale, in ossequio al ruolo che la democrazia affida alla rappresentanza della volontà popolare.
Trascurare tutto questo, privilegiando invece una concezione secondaria del potere legislativo nel confronto con quello esecutivo, è di per sé una scelta legittima che la politica può imprimere alle istituzioni. Si tratta così di dar sostanza ad una concezione forse più autoritaria della democrazia e delle diverse soggettualità che la compongono; una concezione che però, a ben vedere, confligge con l'idea stessa di autonomia, ridotta proprio da questo modo di intendere il bilanciamento dei poteri ad una sterile rivendicazione di competenze, anziché alla più proficua contemperazione di istanze ed interessi diversi.
In altre parole, se l'asse dell'attenzione politica inclina eccessivamente in favore del potere esecutivo - e quindi in danno a qualsiasi altra espressione del potere democratico - le conseguenze ricadono sulle stesse modalità di sviluppo del processo autonomistico che, privato del necessario apporto della dialettica politica, si riduce a puro atto amministrativo, privo di prospettiva e di partecipazione e connotato invece da un chiaro profilo ragionieristico. Una tale concezione di retroguardia del ruolo del Consiglio provinciale può inoltre produrre, nell'arco di poco tempo, un più ampio indebolimento dell'istituzione autonomistica nel suo complesso, proprio perché la subalternità di un potere all'altro rompe il fondamentale equilibrio sul quale si reggono le Istituzioni, incidendo pesantemente su di una fase di fragilità, come quella che stiamo attraversando nei rapporti con lo Stato centrale.
Rafforzare, di contro, il ruolo del Consiglio provinciale, anche valutando l'assunzione di responsabilità individuali e collettive per uscire dall'affanno delle difficoltà generatesi dall'imprevista pandemia e dalle sue ricadute economiche per l'Italia come per tutti gli Stati dell'Unione europea e del pianeta, significa irrobustire, prima di ogni altra cosa, proprio l'autonomia speciale evidenziando, davanti ad ogni interlocuzione, come quell'Assemblea rappresenti in pienezza e dignità il Trentino tutto e di suoi interessi presenti e futuri, rafforzando, al contempo, la stessa azione della Giunta provinciale nel confronto con lo Stato e l'Europa.