Qualunque trattativa, in qualunque ambito della vita privata come di quella pubblica, conosce una o più fasi riservate, grazie alle quali le parti si incontrano fuori dalla portata dei riflettori, per parlarsi fuori dai denti.
Giorgio Tonini, 28 maggio 2020
E capire se ci siano e quali possano essere i margini effettivi d'intesa. Mi auguro che, nella delicata e decisiva trattativa finanziaria tra il Governo e le Province autonome di Trento e di Bolzano, dopo la fase dell'ufficialità, con gli incontri tra il ministro Boccia e i presidenti Fugatti e Kompatscher e l'approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, del decreto "Rilancio", sia in corso la necessaria fase informale e riservata del negoziato. Una fase che non esclude anche una dose controllata di polemica e perfino di propaganda di parte. Le posizioni segnate dall'articolo 111 del decreto sono del resto ancora distanti, sia in termini finanziari che in termini istituzionali. Ed è comprensibile e fisiologico che gli attori del negoziato vogliano usare la risorsa strategica della comunicazione pubblica per rafforzare il proprio potere contrattuale, in vista dell'auspicabile correzione della norma. Vedremo e valuteremo alla fine dell'iter parlamentare di conversione in legge del decreto, se e quali saranno i correttivi apportati in esito alla trattativa.
Naturalmente la propaganda è un'arma che va usata con sapienza, altrimenti si rischia di farsi del male da soli. E' quel che purtroppo è accaduto al presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, che nell'intervento pubblicato su "L'Adige" di domenica scorsa, non ha resistito alla tentazione di utilizzare la trattativa finanziaria in chiave propagandistica: non, si badi bene, a sostegno delle buone ragioni della nostra autonomia speciale, bensì per assai più modesti obiettivi di polemica con i suoi vecchi compagni di partito o di coalizione, i presidenti Rossi e Dellai, ai quali egli rimprovera in sostanza di aver firmato due accordi, divenuti poi parte del nostro Statuto, più attenti alle ragioni dello Stato che a quelle del nostro sistema autonomistico.
Per raggiungere un mediocre obiettivo di parte, Kaswalder ha così offerto su un piatto d'argento, alla controparte governativa delle Province autonome, una tanto infondata quanto autorevole, dato lo scranno da cui proviene, interpretazione degli accordi del 2009 e del 2014: una interpretazione che potrà essere usata a Roma contro di noi, contro gli interessi e le ragioni della nostra autonomia speciale. Il danno è talmente grave che ora spetta al presidente Kaswalder valutare la compatibilità della sua permanenza alla guida del Consiglio provinciale con la necessaria gestione degli effetti negativi della sua infondata e improvvida iniziativa.
Che il danno prodotto sia grave lo ha dimostrato la discesa in campo, a fianco di Rossi e Dellai, del presidente della Regione e della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher. Intelligenti pauca sufficiunt. Alle inoppugnabili repliche di merito di Kompatscher, Rossi e Dellai, mi permetto di aggiungere solo una considerazione: il Patto di garanzia impone al nostro sistema autonomistico Regione-Province di concorrere agli obiettivi di finanza pubblica dello Stato del quale anche noi facciamo parte, in strettissima ed esplicita correlazione con l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea. Proprio questa correlazione, in una fase di sospensione, in chiave anticiclica, dei vincoli europei è, a mio modo di vedere, il principale argomento a sostegno della proposta di sospendere i relativi obblighi a carico delle nostre autonomie speciali. Una proposta sulla quale il Consiglio provinciale si è espresso pochi giorni fa, approvando all'unanimità un ordine del giorno proposto dalle minoranze, a prima firma Ugo Rossi: un segnale forte, di concordia autonomistica, che sarebbe spettato, a chi quel Consiglio presiede, interpretare e valorizzare.