Sergio Mattarella, a Merano, ha parlato di libertà di stampa e di Europa. Alla cerimonia per i 130 anni del gruppo editoriale Athesia, il presidente della Repubblica ha ricordato il radicamento costituzionale di principi come la libertà di stampa e la tutela delle minoranze linguistiche, ma ha anche elevato il rapporto fra questi due valori a tesoro fondamentale per il processo di sviluppo europeo, che è il «nostro comune futuro».P. Mantonvan, "Trentino", 20 novembre 2018
Chi si attendeva che Mattarella rimanesse silenzioso e schivo, attento solo a non uscire dalla stretta via del cerimoniale, è rimasto stupito. Perché Mattarella ha trasformato un discorso a braccio in un intervento memorabile in un'epoca e in giorni tesi sia sullo scenario italiano che su quello europeo, sfoderando un appello per la libertà di stampa e un monito a percorrere la strada del «nostro futuro comune», l'Unione Europea. È rimasto ingessato fino all'ultimo, sulla poltrona in prima fila del Teatro Puccini, attento ma silenzioso, concentrato nel cerimoniale che, per un incontro non istituzionale, non prevede neppur lontanamente colpi di scena. E poi, alla fine, il presidente della Repubblica ha preso la parola.
Sulle prime il discorso di Sergio Mattarella sembrava formale, di riconoscenza per l'ospitalità. Saluti e ringraziamenti. Ma subito il presidente ha accompagnato ogni saluto con una sottolineatura, a partire dai ringraziamenti per Merano: «Un saluto al sindaco di questa bella città dove ho potuto celebrare l'autonomia con il presidente Van der Bellen». Ecco. Subito l'autonomia celebrata, "un onore per me" sembrava dire Mattarella. E poi il saluto al governatore Arno Kompatscher "con cui ho avuto un colloquio poco fa", come a spiegare a tutti che quel "colloquio" era ed è degno di nota. E un saluto al neo presidente della Provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti "con auguri per il suo mandato che è appena iniziato". Un discorso a braccio, certo. Ma che via via cresceva di tono. «Un saluto particolare al presidente Luis Durnwalder e al senatore Roland Riz indimenticato presidente di commissione e appassionato difensore dell'autonomia»: due altri mattoni di storia che, pian piano che l'intervento proseguiva, andavano a comporre un'architettura precisa.
E infatti a quel punto, dopo aver citato l'amministratore delegato di Athesia, Michl Ebner, e la madre Martha, il presidente Sergio Mattarella è andato al cuore del discorso: l'impegno di Athesia nella difesa della libertà di stampa e della cultura linguistica, capace tra l'altro di resistere alle persecuzioni subite in epoca nazifascista. «Questi sono stati 130 anni di storia nobile e di valore - ha detto Mattarella - una storia contrassegnata da due esigenze: la libertà di stampa e la cultura linguistica. Due esigenze difese con successo. E la casa editrice Athesia è stata un punto di riferimento». Ma qui Mattarella ha accelerato, giocando la partita della Costituzione. «Questi due valori sono contenuti nella nostra Carta: all'articolo 6 e all'articolo 21, e sono due valori che hanno uno stretto legame perché non c'è libertà di pensiero se non nella lingua nativa. E questo rapporto non è solo un diritto fondamentale che la Costituzione si limita a enunciare ma è anche un diritto che la Repubblica deve promuovere ed è un suo interesse generale perché il confronto fra le varie identità è una ricchezza fondante per qualunque paese democratico. E quest'esigenza si è espressa in questi 130 anni da parte del gruppo Athesia».
A questo punto molti dei presenti hanno pensato che il discorso volgesse al termine, che già il presidente si fosse spinto molto avanti nel "proclamare" nella sua veste di presidente della Repubblica il valore irrinunciabile della democrazia della libertà di stampa e della tutela linguistica. Invece Mattarella è andato oltre. Ha spiegato che il legame di questi valori è architrave per il nostro comune futuro.«La tutela delle minoranze e della libertà di stampa richiedono il sostegno dello Stato. Questi elementi sono anche parte essenziale della cittadinanza europea che emerge con forza da queste terre» ha detto Mattarella parlando del Trentino Alto Adige «che emerge da queste montagne che spesso sono viste come elemento di divisione ma sono cerniera che unisce tante aree d'Europa. Queste terre sono sollecitate da spinte collaborative e quest'esigenza è stata tradotta in concreto dall'Unione Europea.
È una condizione emblematica verso l'evoluzione della nostra integrazione e verso il comune futuro».Valori da difendere, riconosciuti dalla Costituzione, promossi dalla Repubblica, esercitati per 130 anni, e che ora, nella capacità di un gruppo imprenditoriale di guardare «dal nord della Germania fino alla Sicilia» significano anche architettura fondamentale per proseguire nella strada del «nostro comune futuro europeo». Applausi scroscianti. Molto più di una festa.
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