La parola d'ordine è "innovazione": a tutti i livelli, per garantire la crescita e quindi tutte le politiche che in Trentino hanno garantito una forte coesione sociale. Un lavoro da fare assieme, e per questo oggi pomeriggio le categorie economiche e il sindacato hanno siglato con la Provincia un nuovo protocollo di collaborazione, rinnovando e aggiornando gli impegni sottoscritti all'inizio della legislatura.
Ufficio Stampa Provincia, 6 giugno 2018
Fra le novità: l'adesione all'intesa del mondo agricolo, per rafforzare le sinergie con gli altri comparti economici, un'analisi dei fabbisogni professionali che consenta di "anticipare" la domanda del mercato e di utilizzare al meglio la leva della formazione, una maggiore enfasi sulle politiche attive del lavoro, valorizzando i giovani ma anche i più anziani (age management), una presenza più incisiva e "trasversale" del digitale e dell'automazione in ogni ambito, non solo quindi nell'impresa 4.0 ma anche nel turismo, della filiera agroalimentare e così via.
""Un'alleanza che si rinnova e si allarga - sottolineano con soddisfazione il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi e il vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi, entrambi firmatari del documento - . A inizio legislatura avevamo siglato con le parti sociali un Patto per lo sviluppo e il lavoro che è stato per la gran parte realizzato, con il concorso di tutti. Rilanciamo ora l'impegno, facendo tesoro della ripresa economica confermata anche dagli ultimi dati sull'occupazione e la crescita del pil e puntando allo sviluppo come fattore indispensabile per il rafforzamento delle politiche di welfare in favore delle famiglie, dei lavoratori, dei giovani".
Il Patto sull'innovazione e la coesione sociale è stato siglato questo pomeriggio dalla Provincia autonoma di Trento assieme a: Confcommercio Trentino, Confindustria Trento, Associazione Artigiani e PMI, Associazione Albergatori e imprese turistiche, Federazione trentina della cooperazione, confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil ed inoltre le rappresentanze del mondo agricolo e rurale del territorio, Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori, Confagricoltura, Associazione Contadini e Acli terra (che non avevano sottoscritto un Patto analogo a inizio legislatura, nel 2014).
Fra i concetti-chiave contenuti nel documento:
- il rilancio della concertazione fra Provincia e Parti sociali come metodo per l'assunzione delle decisioni;
- un'adesione ancora più convinta a modelli partecipativi nelle relazioni fra rappresentanze dei lavoratori e management aziendale;
- innovazione e crescita economica per garantire il welfare del futuro (a fronte delle dinamiche, anche demografiche, ben note, che portano ad un progressivo invecchiamento della popolazione);
- maggiore sinergia fra i vari settori dell'economia (compresa la filiera turismo-agricoltura-agroalimentare, una risorsa determinante per la competizione territoriale);
- maggiore coordinamento fra gli attori pubblici e privati per incrociare domanda e offerta di lavoro, utilizzando modelli previsionali avanzati;
- più politiche attive del lavoro, che puntino all'occupabilità (e rioccupabilità di chi il lavoro lo ha perso), meno politiche passive;
- più coordinamento nella gestione dei lavori socialmente utili;
- age management: un'organizzazione del lavoro che tenga conto dell'età del lavoratore e valorizzi anche chi ha una maggiore anzianità.
"Vogliamo rilanciare lo forzo comune per sviluppo - sottolinea Rossi - perché il Trentino ha tante frecce al suo arco e deve usarle tutte, efficacemente, con fiducia. Faccio un esempio: la scuola, così come l'università e il mondo della ricerca, sono partner di primo piano, sia delle imprese sia dei lavoratori, quelli presenti e quelli futuri. Lo sviluppo del resto è una strada obbligata, non si può distribuire ricchezza se non la si produce. Facciamo ciascuno la sua parte e il Trentino saprà cogliere tutte le opportunità della ripresa economica".
"Puntiamo - spiega a sua volta il vicepresidente Olivi - su modelli partecipativi e luoghi di confronto che consentono di prendere le decisioni assieme e di agire assieme. Sul versante delle imprese, si incoraggia la diffusione dell'innovazione in tutti i settori, industria, ma anche agricoltura e servizi, insistendo sulla selettività del sostegno pubblico, che già ora caratterizza l'intervento provinciale rispetto alle logiche 'a pioggia' del passato. Per quanto riguarda il lavoro insistiamo soprattutto sulle politiche attive: più occupazione e più produttività, quindi, garantendo al tempo stesso i diritti dei lavoratori".
Sintesi del documento
Il documento siglato oggi pomeriggio in Consiglio provinciale è articolato su quattro punti: relazioni fra gli attori; innovazione e sviluppo territoriale; mercato del lavoro e formazione; coesione sociale e welfare territoriale.
Vediamo in sintesi i contenuti.
Relazione fra gli attori
Rispetto al Patto siglato ad inizio legislatura, è più forte l'accento sulle sinergie fra tutti gli attori territoriali, pubblici e privati, ovvero sulla costruzione di una "economia di territorio" basata su interrelazioni, reti e connessioni. Fra gli obiettivi del Patto l'attivazione di nuovi modelli di relazioni industriali, più moderni e partecipativi, che puntino al coinvolgimento del lavoratore e ad una sua maggiore responsabilizzazione. Elevare la qualità delle relazioni industriali e favorire una cultura partecipativa tra i diversi attori significa irrobustire l'offerta formativa, anche attraverso tsm-Trentino School of Management. Indispensabile infine valutare l’effettivo impatto, delle politiche, al fine di un loro riallineamento ad eventuali nuovi scenari ed esigenze.
Innovazione e sviluppo territoriale
Questa parte del Patto, rivolta in particolare al mondo produttivo, si apre con un richiamo al valore dell’innovazione in tutte le sue manifestazioni, di processo, di prodotto, commerciali ed organizzative, ribadendo la centralità degli interventi pubblici in favore degli investimenti in ricerca. I riflettori sono puntati sulle tecnologie digitali, sulla gestione dei big data, sui poli Meccatronica e Progetto Manifattura, anche per il modello ad essi sotteso, basato sulle sinergie pubblico/privato, sull'elaborazione di progetti industriali, con la regia di Trentino Sviluppo, in collaborazione con il sistema creditizio, Confidi, le imprese, le associazioni di rappresentanza, gli istituti tecnici e professionali e quelle istituzioni che si occupano di ricerca e formazione, tra cui Università, FBK e FEM.
Il Patto prevede di sostenere le piccole e medie del Trentino anche agevolando l’accesso ai laboratori ed ai centri di ricerca pubblici e privati, e di sviluppare nel settore del terziario una strategia condivisa tra i vari stakeholders al fine di superare gli ostacoli derivanti dalla tradizionale piccola dimensione aziendale.
Come abbiamo già detto, nel Patto è compreso il settore dell'agricoltura: gli impegno sono anche qui molteplici, e vanno dall'introdurre nuove metodologie che migliorino la qualità dei prodotti della terra e di tutti i processi ad essi collegati.
Ed ancora: lavorare in sinergia significa favorire le collaborazioni fra imprese locali dell’agroalimentare, dell’artigianato e del turismo; nel campo del settore edile, che ha vissuto nel recente passato momenti di accentuata sofferenza, si intende proseguire nel recupero del patrimonio edilizio, nella ricerca di possibili soluzioni per riconvertire e recuperare strutture dismesse e/o improduttive.
Le politiche di sostegno pubblico si orientano sempre di più a valorizzare quelle imprese che proprio per il loro forte legame con il territorio mostrano più delle altre, oltre che una particolare propensione alla competitività, anche un' attenzione alla qualità, al benessere ed alla sicurezza dei lavoratori, alla tutela delle categorie più deboli ed al rispetto dell’ambiente in cui operano.
infine, si insiste nell’opera di efficientamento, semplificazione e sburocratizzazione dell’apparato amministrativo, avvicinandolo alle esigenze dei cittadini e delle imprese.
Mercato del lavoro e formazione
Il Patto prevede un'azione ancora più incisiva nella direzione di un corretto bilanciamento tra politiche passive e politiche attive del lavoro, valorizzando maggiormente queste ultime, in modo da favorire un rapido reinserimento dei disoccupati nel mercato del lavoro. Ciò comporta l'adozione di modelli previsionali avanzati, che consentano di "leggere" in anticipo li nuovi fabbisogni, tanto nel pubblico quanto nel privato. Una particolare attenzione è riservata all’orientamento scolastico/lavorativo e allo sviluppo di nuovi percorsi formativi di qualificazione e riqualificazione del personale.
Anche in questa sezione del documento si sottolinea infine la necessità di rafforzare gli interventi pubblici nel settore della conoscenza, (investimenti in ricerca, istruzione primaria ed universitaria, in particolare in ambito tecnico-scientifico) nei percorsi strutturati di alternanza scuola-lavoro e, non da ultimo, nei più alti gradi d’istruzione. Le imprese saranno incoraggiate a fare da “cerniera” fra il mondo del lavoro e della scuola e ad aderire ai progetti di formazione duale.
Coesione sociale e welfare
Qui le voci più significative sono: assegno unico, reddito di attivazione, fine lavoro. Innanzitutto il documento prevede di proseguire, in attuazione della delega sugli ammortizzatori sociali, sulla strada della configurazione di una regia unica provinciale, evitando i "doppioni" e le sovrapposizioni, e rafforzando i meccanismi di condizionalità e che incoraggiano i disoccupati a tornare sul mercato del lavoro. Uno sforzo di maggiore coordinamento va messo in campo anche nel campo dei socialmente unici.
Il Patto prevede inoltre di rafforzare le sinergie nel sistema di welfare integrativo provinciale, con particolare riguardo alla previdenza ed alla sanità integrativa, nonché le politiche abitative, coinvolgendo importanti partner quali ad esempio banche e fondi pensione.
L'invecchiamento della popolazione, reso ancora più evidente dal progressivo innalzamento dell’età pensionabile, viene considerato come un tema prioritario non solo dal punto di vista previdenziale e assistenziale ma anche, e sempre di più, dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro: si incoraggia pertanto una gestione più consapevole delle attività lavorative del personale più anziano e la promozione delle staffette generazionali.
Infine, abbiamo l'attuazione di una efficace politica di pari opportunità in risposta alle crescenti e sempre più articolate esigenze di conciliazione vita e lavoro