Per la prima volta, al di là di una mera percezione che può suffragare questa o quell’altra teoria, numeri e percentuali restituiscono un quadro statistico, tangibile. All’eterna domanda che arrovella docenti e studenti («Quale opinione hanno i cittadini dell’università di Trento?») ora c’è una risposta.
M. Damaggio, "Corriere del Trentino", 18 maggio 2018
Innocenzo Cipolletta, in vista dell’assemblea di ieri, ha infatti commissionato un sondaggio mirato. La sintesi riappacifica decenni di turbolenze: «Ne emerge una complessiva soddisfazione e una grande apertura di credito nei confronti dell’ateneo — recita la relazione — che si traduce in giudizi più che positivi in tutti gli ambiti indagati». Solamente il 10% degli intervistati è fortemente critico e ritiene uno sperpero l’università. Il rimanente 90%, viceversa, ne sostiene l’operato, ritenendolo fonte di sviluppo economico, sociale, culturale. Seppur con alcuni distinguo e con un tarlo ricorrente: il 91,6% dei trentini ritiene che «una più stretta collaborazione tra ateneo e amministrazioni locali sia di fondamentale importanza».
L’analisi offre uno spaccato, quasi antropologico, della popolazione trentina. Condotta in collaborazione con Doxa nella primavera 2018, la ricerca è stata sviluppata con metodologia Cati a un campione di 800 individui rappresentativi degli abitanti della provincia di Trento, di età compresa tra 18 e 65 anni stratificati per genere, età, dimensione del Comune con un sovra-campionamento per i comuni di Trento e Rovereto. Tra le domande somministrate: «Quali sono per i Trentini i punti di forza dell’ateneo di Trento e quali le sue criticità? Quale ruolo ha giocato l’università di Trento nello sviluppo sociale, economico e culturale del territorio e delle due città? Quale rapporto ha la cittadinanza di Trento e Rovereto con l’università e con gli universitari?».
Ed ecco, quindi, le risposte che mostrano qualche differenza tra il capoluogo e la Città della Quercia. Il 90% dei residenti di Trento ritiene che l’ateneo «rappresenti un fattore di crescita culturale», per i roveretani è vero nel 73% delle risposte. Il 72% dei cittadini di Trento ritiene inoltre che l’ateneo «organizzi eventi interessanti»; considerazione che vale solo per il 50% dei roveretani. Ancora: per il 75% dei trentini l’ateneo «rappresenta un elemento di modernità», mentre questa affermazione vale solo per il 48% dei roveretani. Ancora: il 72% dei residenti di Trento pensa che l’università sia «utile alla valorizzazione artistica e culturale», mentre ciò è vero solo nel 59% dei casi.
Fin qui la percezione dell’università nel suo insieme. E gli studenti, invece? Qui l’esito colpisce. L’89% dei residenti di Trento, infatti, è convinto che l’ateneo sia una risorsa economica; il 73% crede che «favoriscano un arricchimento culturale» e il 68% che «partecipino attivamente alle iniziative della città». Solo il 12%, invece, pensa siano «troppi». A Rovereto, invece, il 76% dei cittadini crede che gli studenti siano una risorsa economica; il 71% che favoriscano un arricchimento culturale; il 58% che partecipino attivamente alle iniziative per la città e il 46% — addirittura — che siano pochi.
In definitiva, cosa emerge? Solamente il 10% degli intervistati ha un atteggiamento definito «critico-ostile», ovvero «soggetti decisamente contrari a UniTrento — recita la relazione — Per queste persone l’ateneo non dà vantaggi sociali ed economici al territorio, è solo un costo e non si capisce cosa faccia. In ogni caso, è opportuno che formi prima i trentini». Le persone che hanno risposto, in base all’indagine, hanno completato la scuola dell’obbligo e appartengono alla classe operaia. Tutti gli altri — ovvero il 90% dei cittadini — sono ritenuti sostenitori dell’università, seppur con diversi approcci. Il 45% è «sostenitore-cosmopolita» mentre il 20% sono «sostenitori localisti»; ovvero persone che credono nell’ateneo ma «ritengono che dovrebbe formare prima i trentini».
Il rimanente 25%, infine, rientra nella categoria dei «sostenitori-critici», ossia persone che apprezzano l’operato dell’ateneo ma ritengono «che l’università sia poco interessata al territorio».