Entrerà in vigore il 1° gennaio 2018 l'Assegno unico provinciale, portando profonde trasformazioni al sistema della protezione sociale e di sostegno alle famiglie del Trentino. Quanto questa novità sia attesa, e quanto importanti siano le aspettative generate, lo si è visto anche ieri sera, in occasione dell'incontro con la sociologa Chiara Saraceno, su invito del vicepresidente e assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi.Ufficio Stampa Provincia, 20 novembre 2017
Sala gremita, quella del Consorzio dei Comuni, da un pubblico che rappresentava equamente i vari "mondi" sui quali le nuove misure vanno ad impattare, enti locali, lavoro, associazioni della famiglia e del terzo settore. Dal dibattito è emerso innanzitutto che l'Assegno unico rappresenta un'innovazione fondamentale, perché scompone una precedente impostazione del welfare fatta di vari strati, di regole e criteri diversi per le diverse categorie di beneficiari, avviando una fase universalistica, che unifica gli strumenti del contrasto alla povertà, del sostegno delle famiglie - anche per quanto riguarda gli aspetti demografici - e dell'aiuto agli invalidi. Il Trentino, su questi temi, e sulla base anche di quanto già fatto in passato, continua ad essere all'avanguardia. Al tempo stesso, sta emergendo anche un nuovo approccio da parte dello Stato, che, come noto, ha appena adottato il Rei.Saraceno, forte di una competenza pluridecennale, nella sua veste di docente universitaria ma anche di membro delle diverse commissioni ministeriali che si sono misurate per oltre vent'anni sul tema della riforma del welfare, ha espresso forti riserve sull'impianto della riforma nazionale e sull'efficacia dello stesso Rei, validando al tempo stesso il modello trentino. Nel confronto fra le sperimentazioni rese possibili dall'Autonomia e la gestione centralizzata, insomma, le prime risultato ancora più avanzate. Nel corso del suo intervento Saraceno ha anche suggerito alcuni possibili miglioramenti, ad esempio una maggiore attenzione al tema dei figli, indipendentemente all’età, perché oggi i minori sono uno dei soggetti a rischio povertà più esposti, così come anche le famiglie dove pure uno dei componenti ha accesso ad un reddito da lavoro (che però spesso non è sufficiente a coprire adeguatamente tutti i bisogni).
Una sottolineatura è emersa nella serata di ieri con particolare evidenza: il Trentino, in ragione delle competenze autonomistiche e di un costante dialogo con il Governo, ha ottenuto di poter "fare di più", rispetto al panorama nazionale, e quindi anche di ampliare l’area dei beneficiari delle diverse misure di welfare, prevedendo misure di accesso anche per coloro che godono di modesti redditi da lavoro, senza che ciò rendesse questi interventi incompatibili con quelli dello Stato. Il Trentino insomma può usare le sue risorse per costruire un sistema di protezione più forte anche perché le Province di Trento e Bolzano possono comunque continuare ad accedere a quanto previsto a livello statale.
Alcuni dati per inquadrare ciò di cui stiamo parlando: in Trentino la popolazione che affronta situazioni di grave privazione è pari al 5,1%; è al 12% in Italia, mentre la media europea è all'8% Europa. Il rischio povertà ed esclusione sociale riguarda invece il 15,1% circa, che sale al, 27% italia e si attesta su un comunque ragguardevole 23% in Europa. Nel 2018 le risorse stanziate per l'Assegno unico ammontano a 75 milioni di euro, fra cui 17 milioni per quanto riguarda la lotta alla povertà (con un approccio, come dicevamo universalistico, quindi non legato all'appartenenza a diverse categorie, lavoratori dipendenti, autonomie così via), e 37 milioni per il sostegno alle famiglie.
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