Folgarida e Rolle, due facce dello sviluppo

In questi giorni si intrecciano sui nostri pendii sciistici – e imprenditoriali - due vicende a loro modo emblematiche. Da un lato un imprenditore trentino di successo, che ha saputo far crescere a livello mondiale la propria azienda di prodotti rivolti alle pratiche sportive legate al territorio ( escursionismo, sci alpinismo, arrampicata ecc. ) , che propone un progetto di riqualificazione strutturale del bellissimo comparto del Passo Rolle che oggi, e da anni, versa in condizioni improponibili.
Alberto Pacher, "Trentino", 30 luglio 2017

 

Dall’altro lato – anche geograficamente – la vicenda delle Funivie Folgarida Marilleva su cui pare delinearsi un quadro in cui sembrano prevalere interessi e speculazioni finanziarie, dove entrano in gioco attori del tutto scollegati dal territorio. Mi rendo conto che il rischio di semplificazioni “ideologiche” è alto, però non posso non notare come vi sia una differenza sostanziale, direi “ di visione”, in queste due vicende.

La proposta avanzata dal patron de “ La Sportiva” di Ziano di fare del Rolle , o almeno di parte del comparto, un areale dedicato alle pratiche sportive meno invasive, alleggerendolo da infrastrutture tecniche peraltro oggi del tutto obsolete, mi sembra vada nella direzione di una progressiva diversificazione dell’offerta turistica e ricreativa del Trentino, assecondando un trend “ di mercato” sempre più forte che vede una crescente diffusione delle pratiche sportive invernali alternative allo sci alpino che peraltro è e rimarrà un asset fondamentale – finchè il mutamento climatico in atto ce lo consentirà – dell’offerta turistica e quindi dell’economia del Trentino. Pensare il Rolle – uno degli scenari naturali più belli di tutte le Dolomiti – o parte di questo ripulito dai vecchi impianti e con un sistema di accoglienza dedicato almeno in buona parte alle pratiche più soft, non può che rinforzare la capacità attrattiva dell’intero comprensorio che vede, a pochi chilometri di distanza, la presenza di comparti sciistici qualificati ed attraenti come il Lusia, il Cermis, Pampeago/Obereggen e le diverse aree della Val di Fassa. La stessa S.Martino e l’intera proposta turistica del Primiero credo non avrebbe che da guadagnare a poter proporre ai propri ospiti l’accesso – magari attraverso il collegamento col Rolle incredibilmente lasciato cadere nell’oblio – ad un’area riqualificata secondo una visione capace di associare una concreta logica imprenditoriale ed una visione coerente con un pensiero attento all’ambiente.

Dall’altra parte non credo si possa non essere preoccupati nel leggere quanto sta accadendo attorno alla tormentata vicenda delle Funivie di Folgarida. Come detto, lo sci alpino e quindi le infrastrutture ad esso legate rappresentano un asset importante per l’economia del nostro territorio e dei suoi singoli comparti. La storia recente del Trentino ci insegna che questo asset funziona meglio quando è, diciamo così, contestualizzato, quando è parte integrante ed espressione del territorio che lo ospita, quando è funzionale e calibrato su di esso. Ora, pensare che tutto questo possa essere affidato ad un raggruppamento di società finanziarie prive di alcun legame sul territorio – a prescindere da ogni altro possibile timore sulla trasparenza dei fini – non può che destare molte preoccupazioni. La Valle di Sole sta conoscendo una positiva diversificazione dell’offerta turistica, proponendosi come punto di riferimento importante per alcune pratiche sportive e ricreative estive quali il rafting e la mtb, pratiche ad alta sostenibilità ambientale. Negli anni scorsi si è avviato un filone di pensiero dedicato alla riqualificazione dei grandi comparti urbanistici – questi si davvero sproporzionati rispetto al contesto e figli di una visione davvero poco lungimirante, oltreché a mio vedere assolutamente orribili dal punto di vista architettonico/ambientale – che peraltro presenta notevoli difficoltà tecniche ed amministrative.

Insomma, la Val di Sole è, insieme all’alta Rendena, un comparto di grande valore ambientale e quindi anche turistico, incastonata tra ed all’interno dei due grandi Parchi Naturali del Trentino occidentale. Spero davvero che il “ sistema trentino” sappia trovare dentro di sé la convinzione, le forze e la possibilità di prendere in mano il destino di questo comparto come è stato fatto altrove. Insomma, queste due vicende rappresentano due facce possibili dello sviluppo economico del Trentino: una legata ad una idea di diversificazione dell’offerta, di crescita sostenibile, di intreccio forte con il territorio; l’altra probabilmente legata a logiche finanziarie e speculative che in quanto tali non possono che orientarsi su prospettive veloci, di massimizzazione del profitto “ a prescindere” e che quindi pensano al territorio come un mezzo e non come un fine. Sono certo che la assoluta maggioranza dei trentini saprebbe e saprà riconoscere nella prima visione, quella territoriale e slow, quell’insieme di valori e significati che rappresenta a mio modo di vedere il vero patrimonio immateriale della nostra Autonomia.