L’Europa non è mai stata così in crisi come in questo frangente storico. Stagnazione della crescita, migrazioni, minacce terroristiche, Brexit, sono solo alcune delle questioni che assediano non solo le Istituzioni europee ma l’idea stessa di Europa. Da dove ripartire per dare nuovo slancio al processo di costruzione ed integrazione europea?
Alessio Manica, "Trentino", 24 novembre 2016
Io credo si debba ripartire dai territori, dalle regioni, in un’ottica multilivello, e in questo il Trentino e la Macroregione alpina Eusalp possono giocare un ruolo importante. Se n’è parlato la settimana scorsa a Bruxelles. Lo si è fatto nell’ambito della Settimana europea delle Regioni e delle città, nel Convegno “Eusalp, un motore per la crescita dell’Europa”. Le Alpi, intese come spazio geografico, ecologico e socio-economico, possono essere un laboratorio europeo di grande valore, sia in termini di integrazione politica che di progettazione e condivisione di buone pratiche e politiche pubbliche innovative.
Una dorsale naturale quanto innovativa di collaborazione e confronto perchè parte dalle assonanze e non dai limitanti confini nazionali. «La parola del nostro tempo è una: complessità» - scrive Enrico Camanni nel libro “Alpi ribelli” (Laterza, 2016) – e questo «vale anche per le Alpi, così estreme nella contraddizione», sospese tra «il vetusto e l’ipermoderno». «Oggi le Alpi - continua Camanni - sono un impasto di innovazione e tradizione, globale e locale, modernismo e nostalgia affondati nel cuore della vecchia Europa». Nel corso del Convegno - al quale hanno preso parte rappresentanti politici e tecnici di tutto l’arco alpino, Trentino compreso - è emersa la volontà di fare della Macroregione alpina un’opportunità concreta per progettare una nuova governance, che metta al centro i territori e i loro bisogni con lo scopo di tradurre grandi sfide territoriali in una strategia di governo per l’Europa. Gli ambiti di lavoro comuni non mancano, dal tema della mobilità a quello delle infrastrutture immateriali, dalla filiera della formazione a quella della ricerca e innovazione, dal tema della sanità e del benessere a quello dell’occupazione e degli investimenti, dal turismo alla produzione di energie da fonti rinnovabili.
Il successo della Macroregione, e quindi di una strategia nuova per l’Europa, sarà direttamente proporzionale all’investimento politico degli attori coinvolti, visto che non ci sono risorse nuove da dividere ma problematiche ed opportunità sulle quali confrontarsi. Non possiamo permetterci nuovi contenitori vuoti e lunghe pile di documenti di pure intenzioni; servono visione politica, scelte coraggiose, politiche innovative e prassi di governo. L’obiettivo è ambizioso, e consiste nel creare - in un’area vasta che è la più ricca d’Europa, con 46 Regioni, 7 Stati e 76 milioni di cittadini - un nuovo modello di sviluppo in grado di coniugare innovazione, crescita, equità e sostenibilità, e un nuovo dialogo tra il centro e la periferia, tra le terre alte e le metropoli. Perché se è vero che le Alpi, dice ancora Camanni, «sono vicinissime alle grandi città, tanto che i 4000 metri del Gran Paradiso fanno parte dell’area metropolitana torinese al pari della Mole Antonelliana», è vero anche «che la prossimità virtuale e stradale non ha colmato le distanze psicologiche delle terre alte e anche con la banda larga la montagna resta in salita».
Il Trentino è attrezzato per giocare un ruolo importante all’interno della Macroregione e nei suoi tavoli di lavoro, uno dei quali già presiede. La legge provinciale 2/2015 ha definito una strategia chiara di presenza della nostra Provincia in Europa, potenziando l’attività dell’Ufficio di Rappresentanza quale interfaccia tra i molti attori del sistema trentino e l’Unione Europea. L’Euregio, inoltre, costituisce ancora oggi il tentativo più coraggioso di declinare il processo di integrazione europea in chiave transnazionale sulla base di problemi ed opportunità comuni tra territori omogenei pur afferenti a Stati diversi. Infine, la nostra Autonomia rappresenta uno degli esempi più avanzati di autogoverno e incarna in sé quella “duplice cultura” locale e globale - citando il geografo Eugenio Turri - che è «l’unica condizione per vivere o sopravvivere nel difficile mondo della complessità che ci assedia». Possiamo giocare un ruolo da protagonisti.