Il dibattito pubblico apertosi, anche su questo giornale, in occasione della presentazione del ddl di modifica della legge elettorale provinciale vigente sta portando alla luce, contemporaneamente, paure e speranze. È noto a tutti che la proposta di riforma deriva dalla triste consapevolezza di quanto le donne, che pure rappresentano anche in Trentino il 51% della popolazione, siano scarsamente presenti all'interno delle istituzioni.
Donata Borgonovo Re, "Trentino", 23 settembre 2016
E dunque, manchino proprio nei luoghi in cui si decide del presente e del futuro della comunità.
Ciò attraverso gli strumenti tipici della democrazia rappresentativa. Sei donne su trentacinque consiglieri provinciali, una donna (beh, prima eravamo due... Il minimo sindacale...) su otto assessori provinciali: con questi numeri, non solo siamo ben al di sotto della "barriera critica" del 40%, che permetterebbe un'adeguata e significativa presenza di genere nelle pratiche politiche, ma con il nostro risicato 17% siamo comunque molto lontani sia dalla media italiana (30%), sia da quella europea (27%). Siamo poi anni luce distanti dal 63 % del Ruanda e dal 44% della Svezia; e per un territorio ambizioso come è il nostro, non è certo un bel biglietto da visita...
Ciò che infatti abbiamo davanti oggi, osservando le istituzioni trentine, è solo una sbiadita fotografia della realtà sociale che si presenta vivacizzata in quasi ogni settore della vita comunitaria dalla presenza e dal contributo di uomini e donne. La quasi totale assenza di queste ultime dai luoghi del potere e dalle funzioni di governo provinciale costituisce non solo uno spreco di competenze e di intelligenze che ben potrebbero essere impiegate nella costruzione di buone politiche pubbliche, ma costituisce un vulnus per la stessa democrazia. E una democrazia a metà, imperfetta e incompleta come la nostra, danneggia tutta la comunità che viene privata di sensibilità, stili, idee, proposte utili al proprio progresso ed al proprio benessere.
Questo voleva la Costituzione per la nostra Repubblica: che fosse costruita da donne e uomini, in perfetta reciproca uguaglianza e nell'apprezzamento del valore della differenza di ciascuno. E con il disegno di legge sulla doppia preferenza noi vorremmo provare a porre rimedio al persistente tradimento della Costituzione, spingendo (delicatamente) elettori ed elettrici, da un lato, e partiti, dall'altro, ad affrontare responsabilmente e solidalmente il problema della sotto rappresentanza femminile nelle istituzioni provinciali. Molte voci della società civile si sono alzate a sostegno di questo disegno di legge.
Questo ci fa capire che i tempi sono maturi e che il Consiglio provinciale deve saper rispondere alla domanda che proviene dalla comunità con una decisione che, diciamolo, stiamo attendendo ormai da anni. E a chi manifesta timori ed incertezze, dettate forse dalla paura di non trovare donne all'altezza di assumere competenze di governo, vorrei dire che accanto ai molti uomini intelligenti e preparati che già sono impegnati in politica, o che lo saranno in futuro, c'è spazio per altrettante donne intelligenti e preparate. Saranno elettrici ed elettori ad esprimere la loro scelta, selezionando il merito ma nell'armonia delle diversità e restituendo equilibrio ad un sistema oggi pericolosamente squilibrato. Ai partiti il delicato compito di individuare candidature femminili e maschili all'altezza della sfida...