Occupazione femminile: c'è ancora tanto da fare!

Al convegno "Lavoro e nuove opportunità: una storia di successo femminile" promosso dalla Consigliera di parità alla sala Belli del palazzo della Provincia, l'ospite d'onore è stata una ricercatrice trentina che ha compiuto "la scelta giusta" (che è anche il titolo del suo ultimo libro), Francesca Gino, docente di economia aziendale all'Università di Harward.
M. Chilà, LaVocedelTrentino.it, 9 gennaio 2015 

 

A discutere con lei dei vincoli e delle opportunità che limitano, o che al contrario promuovono, la crescita professionale e lavorativa in genere delle donne, c'erano l'assessora alle pari opportunità, all'università e ricerca Sara Ferrari, l'assessore allo sviluppo economico e lavoro Alessandro Olivi, la Consigliera di parità Eleonora Stenico, la dirigente generale dell'Agenzia del Lavoro Antonella Chiusole e la professoressa Barbara Poggio dell'Università degli Studi di Trento.

È emerso, dalla lettura ed analisi dei dati esposti durante il convegno da Antonella Chiusole, che la situazione non appare rosea neanche in Trentino.

Mancano circa 26 mila donne trentine all'appello, per compensare quello squilibrio tra i generi che viene registrato nel settore dell'occupazione.

Chi sono? Le donne con figli.

La maternità infatti incide pesantemente, riducendo di circa 7 punti percentuali la possibilità per una mamma di essere occupata, rispetto alle loro coetanee senza figli.

La conciliazione rimane un problema femminile e non di entrambi i genitori ed ogni anno circa 300 donne, quando diventano mamme, smettono di lavorare.

Il titolo di studio è un elemento importante, più esso è elevato più aumenta il livello di occupazione, ma non basta, in certi settori ed in certi ruoli la presenza femminile è scarsa, se non addirittura assente.

Altra questione affrontata riguarda la "segregazione verticale" che impedisce alle donne di accedere ai ruoli apicali, ai vertici di aziende e pubbliche amministrazioni.

I numeri confermano che più ci si avvicina ai vertici, ai posti di potere, più la loro presenza diminuisce e le percentuali ci riportano un quadro ancora ben lontano dal raggiungimento di una simmetria di genere.

Sostanzialmente - conclude Chiusole - "il soffitto di vetro, quella barriera invisibile che tiene lontane le donne dai vertici, rimane ancora molto, molto alto".

Secondo Olivi nessuna legge potrà produrre benefici adeguati, "è la politica che deve creare le condizioni per una svolta culturale".

Per combattere la crisi che ha cambiato profondamente il mercato del lavoro, una delle armi vincenti è lacapacità di adattamento alle nuove sfide.

Chi più di una donna possiede duttilità e meno resistenza ai cambiamenti?

Occorre perciò intervenire all'interno dell'azienda, con una diversa e innovativa organizzazione che valorizzi maggiormente il capitale umano delle donne.

Nessuno può tirarsi indietro e perciò chiama in causa organizzazioni sindacali e parti sociali, affinché contribuiscano attivamente a favorire la contrattazione aziendale con l'obiettivo della valorizzazione della parità di genere.

Il suo assessorato ha compiuto una "scelta forte", verrà introdotto, a breve, un nuovo sistema di certificazione aziendale che, utilizzando lo schema del family audit, censirà tutte quelle aziende che hanno prodotto al loro interno un miglioramento delle condizioni ambientali per le donne.

Ciò per favorire l'applicazione di un sistema premiante che certifichi tutte quelle aziende che si impegnano a costruire un organizzazione improntata alla parità di genere. Questa certificazione si chiamerà "Siamo Pari".

È necessario anche combattere la segregazione culturale in cui le donne sono confinate, abbattendo tutte quelle barriere che ostacolano la loro piena realizzazione, a prescindere da stereotipi o altri pregiudizi di genere che le vorrebbero impegnate solo in certi campi ritenuti chissà perché femminili.

Altra area in cui si dovrà intervenire é quella del lavoro autonomo, ove si registra una percentuale di imprese femminili al di sotto del 20%, una percentuale inferiore anche alla media nazionale.

"Le economie dove la parità di genere nelle aziende si realizza con maggiori performance - ha concluso l'assessore - sono economie più efficienti e capaci di produrre sia valore sociale sia valore economico."

Alcune novità le ha annunciate anche l'assessora Ferrari, anticipando l'intenzione di acquisire i dati relativi ai bilanci di genere nel settore della sanità e di verificare come le scelte operate dall'amministrazione provinciale ricadono sui due generi.

L'assessora riporta anche gli esiti di uno studio della comunità della Valle dei Laghi sulle esigenze diconciliazione famiglia lavoro, il 70% delle donne ha dichiarato che si occupa della casa e dei figli.

Ma si tratta di una necessità o di una scelta?

Le donne donne continuano a subire condizionamenti sin da piccolissime, ed anche le nuove generazioni non sembrano esenti da questi ruoli precostituiti, dove anche loro risultano ingabbiate.

Ed è in questa direzione che si sta lavorando molto, con percorsi di educazione al genere, sin dalle scuole materne.

Strumenti come il family audit, hanno permesso di poter raccontare attraverso una pubblicazione "figli e lavoro si può", una serie di esempi nel nostro territorio dove le donne riescono a fare l'uno e l'altro, ma occorre fare di più, afferma l'Assessora.

È pur vero che si registra una timida inversione di tendenza, le aziende hanno finalmente capito che favorire le donne e le esigenze delle stesse, porta indubbi vantaggi, ma la strada è ancora lunga.

Infatti, conclude Ferrari "Valorizzare le competenze femminile è una necessità, una utilità per la società, quando le grandi aziende decidono di avere nei loro luoghi decisionali un pluralismo di persone le performance migliorano, assumere questa mentalità aiuterà ad uscire meglio da questa crisi".

La docente Gino ha raccontato la sua "scelta giusta": appena finita l'università a Trento ha deciso di lasciare compagni, colleghi e famiglia e di trasferirsi negli Stati Uniti ancora 15 anni fa.

Oggi quella decisione si è rivelata vincente e le ha consentito di raggiungere, a soli 37 anni, un traguardo professionale invidiabile.

Anche negli Stati Uniti la questione della parità di genere è oggetto di attenzione attraverso diversi studi e ricerche.

Si è parlato con lei di futuro e giovani e le è stato chiesto quali siano elementi che intervengono nelle scelte lavorative e come "funzionano" al maschile e al femminile?

"Questa ricerca - spiega Gino - è partita da una domanda posta a diversi campioni omogenei di soggetti (studenti, manager,...) "che tipi di obiettivi hai nella vita?"

Il risultato emerso è che le donne hanno più obiettivi rispetto agli uomini che invece presentano obiettivi più focalizzati; inoltre le donne sono meno propense a menzionare obiettivi legati a ruolo di potere, ne consegue che le donne, quando viene proposto loro un ruolo più importante, vedono più conflitti, più tensioni, più difficoltà.

L'altra domanda al termine della ricerca è "quali di queste tensioni sono davvero reali o dettate da aspettative o ruoli sociali già preconfezionati?

A noi la risposta.

Anche nel mondo accademico la musica non cambia, Barbara Poggio, altro esempio di scelte giuste e di eccellenze trentine, racconta una situazione di instabilità e di asimmetrie di potere in questo ambito.

Nonostante la rettrice donna Daria De Pretis, adesso nominata giudice della Corte Costituzionale, il mondo accademico è sicuramente declinato al maschile.

Sebbene le studentesse siano la maggioranza (di poco superiori 52%) rispetto agli studenti maschi, la loro distribuzione nelle varie facoltà tra umanistiche e scientifiche presenta le solite asimmetrie di genere.

Ma la questione diventa più seria quando ci si avvicina a luoghi di potere: Senato accademico, dottorati... la presenza delle donne, in quei luoghi va via via assottigliandosi.

L'esempio è quello di un "tubo che perde", in alcuni dipartimenti scientifici le donne sono poco rappresentate ed in altre addirittura assenti.

"Ancora oggi, la maggior parte dei miei colleghi è sposato con figli ed anche tanti, mentre le colleghe di solito non possono permetterselo, proprio perché tale stato inciderebbe non solo sulle opportunità di fare carriera, ma sulla possibilità di continuare il proprio lavoro".