Olivi: «Un tasso di disoccupazione giovanile al 34% è certamente un dato che fa riflettere, e che tutti dobbiamo impegnarci a fare calare. È bene precisare però che il dato statistico non riguarda il totale dei giovani trentini, che sono circa 54.500, ma solo quelli che lavorano o cercano lavoro, che sono in tutto 15.569, le cosiddette forze attive. Il 34% di questi ultimi è disoccupato, quindi parliamo di 5.299 persone. Sulla popolazione giovanile totale, pertanto, i disoccupati sono il 9,7%». "Trentino", 11 luglio 2014
Niente allarmi sull’occupazione, né dai sindacati né dalla Provincia. Perché i dati possono ingannare, se letti in maniera errata. All’indomani della pubblicazione dal parte del Servizio statistica della nuova rilevazione sulle forze di lavoro, con l’approfondimento dei dati Istat relativo al primo trimestre 2014 diffusi già un mese fa, il coro è unanime, soprattutto nel ridimensionare la portata delle cifre della disoccupazione per la fascia d’età 15-24 anni. Il primo a muoversi è stato ieri l’assessore al lavoro Alessandro Olivi: «Un tasso di disoccupazione giovanile al 34% è certamente un dato che fa riflettere, e che tutti dobbiamo impegnarci a fare calare. È bene precisare però che il dato statistico non riguarda il totale dei giovani trentini, che sono circa 54.500, ma solo quelli che lavorano o cercano lavoro, che sono in tutto 15.569, le cosiddette forze attive. Il 34% di questi ultimi è disoccupato, quindi parliamo di 5.299 persone. Sulla popolazione giovanile totale, pertanto, i disoccupati sono il 9,7%». La tabella che pubblichiamo qui sopra a destra, elaborata dalla Provincia di Bolzano, chiarisce meglio il concetto e dimostra, in effetti, che nel confronto con altre realtà italiane, in Trentino la quota di giovani che cerca lavoro o che, non studiando, neppure lo cerca (i cosiddetti “Neet”), è minore che altrove: il divario con le regioni del Sud come si vede è enorme, ma è significativo anche il paragone con le regioni del Nordest e la stessa Lombardia. Meglio di noi fa solo l’Alto Adige, dove come indica la tabella i giovani tra i 14 e i 29 anni che lavorano sono ben il 50%: una cifra che è frutto principalmente del sistema duale dell’apprendistato mutuato dal modello tedesco e austriaco. Un sistema sulla base del quale, non a caso, anche nel resto d’Italia il governo intende modellare il mercato del lavoro e il suo rapporto con il mondo della scuola. «I dati sulla disoccupazione - aggiunge infatti Olivi - vanno depurati dai giovani che sono impegnati in un percorso di studio, che sono la maggioranza. Non solo: stiamo parlando di dati riferiti ad una situazione complessiva, quella dell'occupazione in Trentino, che nel primo trimestre 2014 è fra le poche in Italia che ha conosciuto una sorta di stabilizzazione, anzi, addirittura un sia pur lievissimo miglioramento». Concordano anche i sindacati, che in una nota unitaria sottoscritta da di Franco Ianeselli (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil) ribadiscono come la rilevazione Istat registri per il Trentino indici generalmente in miglioramento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente: «Il tasso di disoccupazione infatti era sceso, su base annua, al 7,4% dal 7,6% nello stesso periodo del 2013. L'Istat certificava che il dato delle persone in cerca di lavoro in Trentino era pressoché stabile a quota 19 mila. Complessivamente il dato della disoccupazione nella nostra Provincia era tra i migliori in Italia, secondo solo a quello registrato in Alto Adige dove però a marzo i disoccupati risultavano in crescita al 5,3% dal 4,5% dell'anno prima. Inoltre, sempre a marzo di quest'anno gli occupati risultavano circa 235mila contro i 229mila di marzo 2013. Con questi dati il tasso di occupazione su base annua era salito di circa un punto percentuale, dal 64,7% del primo trimestre 2013 al 65,8% del primo trimestre di quest'anno. Inoltre l'Istat registrava ben 254 mila persone attive sul mercato del lavoro locale: un livello record mai raggiunto prima, superiore anche all'Alto Adige». Anche qui, comunque, non è tutto oro quello che luccica. Segnalano infatti Cgil, Cisl e Uil che il tasso di disoccupazione è comunque in costante peggioramento negli ultimi due anni. Non solo: «Anche in Trentino il numero dei Neet, ovvero i giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione, sebbene ben al di sotto della media nazionale, risulta in crescita. Per questo le nostre organizzazioni sindacali sostengono la necessità di qualificare e rendere strutturali nella nostra provincia i servizi offerti all'interno della Garanzia Giovani, il progetto europeo contro la disoccupazione giovanile». Ì sindacati ne approfittano anche per tornare a chiedere quanto previsto dal recente protocollo di intesa su lavoro e sviluppo tra Provincia e parti sociali, cioè sistemi innovativi di orientamento come la “Città dei mestieri”. LEGGI ANCHE:«Attenti a basare le politiche su quei dati»Il sociologo Schizzerotto: troppi sbalzi da trimestre a trimestre a causa delle occupazioni stagionali. L’attenzione va concentrata su quella che va dai 24 ai 35 anni perché è lì che ricade la maggior parte dei giovani in cerca di lavoro.
TRENTO «Trarre conseguenze generali da dati relativi a un asse temporale ristretto, oltre che costituire un’operazione scorretta dal punto di vista statistico, può portare a orientare in maniera inefficace le politiche in materia di occupazione». Il sociologo Antonio Schizzerotto (nella foto), direttore dell’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche nell’ambito di Fbk, ridimensiona l’allarme per le cifre diffuse l’altro ieri dal Servizio statistica della provincia circa la rilevazione sulle forze di lavoro del primo trimestre 2014. E spiega che l’unico confronto che può fornire indicazioni almeno minimamente fondate dovrebbe basarsi invece sui dati medi delle singole annualità. Per ragioni facilmente intuibili: a partire ad esempio dai fattori della stagionalità, che in territorio ad alta vocazione turistica come il Trentino (ma senza dimenticare i cicli dell’agricoltura) fa giocoforza sballare da trimestre a trimestre la quantità di persone occupate e di quelle invece in cerca di lavoro, a prescindere dalla durata del loro inquadramento. Operando invece sulla base delle medie dei dati annuali, ecco che ogni sbalzo tra un singolo periodo e l’altro alla fine viene compensato e le cifre risultanti possono così essere utili per misurazioni dei fenomeni occupazionali e per interventi normativi davvero incisivi. A patto però, avverte, che l’esame prenda in considerazione cicli di più anni, «Almeno a partire dal 2010». Non solo: «Va anche considerata la dimensione del campione e dello stesso universo di riferimento - spiega il sociologo - il Trentino è terra di piccoli numeri e può bastare la chiusura di una singola fabbrica per modificare anche pesantemente dall’oggi al domani i dati generali dell’occupazione». Schizzerotto sottolinea poi un altro elemento importante. «Non sono certo i dati relativi alla fascia d’età 15-24 anni che devono preoccupare: la stragrande maggioranza di quei giovani in Trentino studia e non fa parte della quota di disoccupati, che in quell’età costituiscono invece una fascia residuale». Vale a dire che anche aumenti vertiginosi in cifre percentuali corrispondono a numeri assoluti poco rilevanti. «L’attenzione va invece concentrata sulla fascia 24-35 - conclude Schizzerotto - perché proprio in quella fascia ricade la maggior parte dei giovani in cerca di occupazione».
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