Siamo oggi in fase di discussione della legge di bilancio e della legge finanziaria, un passo legislativo che apre al nuovo anno, impostandone il lavoro politico ed amministrativo, e che però al tempo stesso chiude di fatto l’attività legislativa del Consiglio provinciale per l’anno in corso. Una rapida occhiata indietro, dunque, prima di procedere con alcune considerazioni.
Andrea Rudari, 15 dicembre 2011
Quello che stiamo chiudendo è stato un anno di intenso lavoro legislativo, che ha visto la compiuta approvazione di alcune leggi importanti e di sistema, che indicano e segnano le scelte di fondo di questa amministrazione, in linea con quanto indicato nel programma della coalizione di centro sinistra che governa la provincia autonoma di Trento.
Pensiamo alla legge sulla famiglia approvata in primavera, che ha introdotto innovativi e moderni sistemi di supporto alla creazione di nuovi nuclei familiari, sostenendo concretamente la genitorialità e le politiche di conciliazione famiglia lavoro.
Pensiamo alla legge sulla protezione civile, dove si è da un lato potenziato il già importante sistema della prevenzione da disastri e sciagure sul nostro territorio, nonché della protezione in caso di eventi calamitosi. Ma, nel egual modo, si è messo a sistema una grossa componente sociale e solidale della nostra comunità che si esprime in quel volontariato pompieristico che, forse assieme ai cori di montagna, rappresenta senza dubbio una delle realtà più importanti e peculiari della terra trentina, tanto da essere invidiata dalle altre realtà nazionali.
LEGGE OLIVI. Ma pensiamo anche alle modifiche introdotte alla legge sugli incentivi alle imprese, la numero 6 del 1999, approvate nel mese di luglio scorso. E' prevalsa allora una nuova impostazione - lo abbiamo detto più volte - che cerca di portare le nostre aziende trentine verso i tempi futuri che si presentano ancora duri e molto incerti. Di fronte all’evidenza che oggi l’aria è cambiata, che servono strumenti innovativi e diversi per affrontare le sfide di un mercato sempre più complesso e concorrenziale, e per mettere il tessuto imprenditoriale trentino in condizione di competere in un contesto nazionale ed europeo, se non mondiale, per farne risaltare le eccellenze e le capacità che sanno far da volano anche per altri settori, di fronte a queste evidenze, dicevo, sono stati messi in campo strumenti nuovi e inedite misure strutturali. Si disse, infatti, che la logica che aveva sostenuto la contribuzione pubblica negli anni passati non poteva più andar bene, ma serviva più selezione, più incisività strategica.
Innovazione, ricerca, internazionalizzazione, reti di impresa, aiuti alla imprenditoria femminile e giovanile sono quindi i nuovi concetti che, come ente pubblico, si debbono adottare nel difficile compito di accompagnare l'imprenditoria trentina nel momento attuale. Ed a tal proposito sono importanti le cifre messe a bilancio sui capitoli relativi alle norme citate e che confermano il rinnovato impegno dell’amministrazione provinciale in questo settore, cifre che vanno inquadrate anche nel nuovo scenario che si sta disegnando con il regolamento attuativo della legge 6 che verrà messo a punto entro la prossima primavera.
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA. Ecco, la proposta di legge finanziaria che stiamo oggi analizzando si muove in questo solco, tracciato già qualche mese fa. Si muove in questo solco quando cerca di uscire dalla logica dell’emergenza economica, per la quale si sono concessi a suo tempo contributi a pioggia nel settore dell’edilizia, per le ristrutturazioni di immobili ad uso abitativo. Oggi l'opportuna decisione contenuta in finanziaria è quella di una scelta radicale in favore di una tipologia di intervento specifica e strategica, quella della riqualificazione energetica che tende da un lato a migliorare il patrimonio edilizio esistente e, al tempo stesso, a fronteggiare la crisi economica del settore così come anche più volte richiesto dalle associazioni delle categorie interessate. Si privilegeranno infatti gli interventi di pronta e rapida realizzabilità che comportino anche il miglioramento energetico degli immobili, con particolare riferimento a quelli realizzati da giovani coppie, alle quali è riservato un terzo delle risorse previste dalla legge, in considerazione del fatto che questi sono fra i soggetti oggi più deboli nel dover affrontare pro futuro un impegno finanziario pesante.
Con la stessa, giusta logica di favorire il risparmio energetico e stimolare l’attività, è stata messa in campo un'altra misura interessante. La Provincia promuove la costituzione di fondi volti a finanziare progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici, anche con l’apporto del sistema bancario e finanziario, concedendo contributi agli enti pubblici e, se verrà votato favorevolmente uno specifico emendamento presentato, anche alle loro aziende speciali e società collegate.
Un altro segnale importante che vede coinvolti in prima persona comuni e comunità.
AGEVOLAZIONI IRAP. E ben vengano, in quest'ottica, anche le agevolazioni fiscali, che pure vengono spesso richieste dalle categorie economiche quali strumenti quasi più interessanti della stessa contribuzione pubblica. Così come mi pare fortemente incentivante anche da un punto di vista “educativo” quanto previsto in materia di correttezza fiscale.
ASSETTO ISTITUZIONALE. Un altro capitolo importante di questa finanziaria, a mio parere, riguarda l’assetto istituzionale degli enti locali, che fa un po' il pari con quanto abbiamo votato la settimana scorsa in Consiglio regionale, modificando l’articolo relativo alle Unioni di Comuni. Ebbene, voglio sottolineare come importante la scelta che porta, dal prossimo 2013, i comuni e le unioni di comuni con popolazione inferiore a 10.000 abitanti ad esercitare in forma associata i compiti e le attività connessi ai servizi e alle funzioni amministrative in materia di sportello unico delle attività produttive, entrate, informatica, contratti e appalti di lavori.
Come si è già detto, la norma non vuole essere un modo più o meno riuscito di ridurre il numero dei comuni, nel quale i più piccoli ne fanno le spese; ma se oggi la forza di un territorio e della sua società sta nel saper fare rete, questo vale anche per la struttura degli enti che il territorio lo governano. Efficacia, efficienza, risparmio di risorse e denaro pubblici passano anche attraverso una miglior sistematizzazione dei compiti delle stesse amministrazioni. Ed allora, perché non cogliere come positiva la possibilità di gestione comune di più servizi per i quali la singola particolarità comunale non è assolutamente indispensabile? Ed apprezzo con convinzione la modifica introdotta dalla Giunta durante i lavori di commissione che prevede che i criteri e le modalità d'attuazione dell'obbligo di gestione in comune, individuati dalla Giunta provinciale d'intesa con il Consiglio delle autonomie locali, devono tener conto anche delle peculiarità organizzative presenti in ogni singolo territorio. Come dire: se una comunità si è già organizzata negli anni per raggiungere in modo ottimale gli stessi parametri richiesti, ben può la stessa continuare con i medesimi strumenti, proprio per non ledere e vanificare la libera determinazione dei singoli comuni.
COMUNITA’ DI VALLE. Ci richiamiamo altresì con convinzione alla scelta operata a suo tempo e che ha portato alla costituzione delle Comunità di valle. Credo sia opportuno ricordare quali fossero a suo tempo i due vizi di fondo insiti nel sistema dei vecchi comprensori: da un lato, la mancanza di una vera legittimazione discendente dalla elezione diretta degli organi dell'ente intermedio, cioè presidente, assessori e consiglieri; dall’altro, la mancanza di un vera allocazione di competenze dalla Provincia ai comprensori stessi, che operavano, senza alcun margine di discrezione e scelta, solamente su deleghe etero-dirette.
Ebbene: oggi, con felice determinazione, si è cercato di superare queste due condizioni negative con il passaggio dai comprensori alle nuove Comunità di valle, dotate di legittimazione propria e, potenzialmente, di proprie prerogative e competenze in molti settori importanti della vita dei nostri cittadini.
Purtroppo, però, sulla comunità di valle si discute ancora molto, anche sull'onda di quanto viene deciso dal nostro governo nazionale; ma non possiamo svilire il tutto alla semplice diatriba se sia giusto o meno dare emolumenti a chi riveste cariche di comunità o meno. La vera discussione, semmai, è se oggi serve un ente intermedio tra la Provincia ed i singoli comuni e come riusciamo a dare piena attuazione all'intero impianto. Questa scelta deve quindi avere piena ed efficiente concretizzazione. Ne abbiamo parlato più volte in quest’aula, ce lo chiedono i territori quando abbiamo occasione di incontrare i nostri concittadini, ci sollecitano i tempi che abbiamo davanti. Ci pare dunque che nelle norme della finanziaria si leggano alcune scelte proprio come un maggior convincimento ed una maggior determinazione della Giunta per proseguire su questa strada, il che fa ben sperare in una piena attuazione del disegno delineato.
ESPROPRI. Voglio spendere due parole anche per una norma che verrà a breve proposta a quest’aula con un apposito emendamento: la previsione di ristoro ai comuni degli oneri che derivano agli stessi dalla rideterminazione delle indennità di esproprio, conseguente alla applicazione delle nuove formule di calcolo delle stesse, compresi quegli oneri che le amministrazioni sono chiamate a versare a seguito di sentenza. In un momento in cui la spesa corrente degli enti locali, che sorregge non solo la macchina amministrativa stessa, ma anche una serie di servizi primari per i cittadini, è ulteriormente compressa dalla necessità di rispettare il patto di stabilità, è proprio una boccata di ossigeno vitale quella che può arrivare dalla predetta previsione.
AGENDA DIGITALE. Si è detto che un'altra priorità, affrontata da questa finanziaria, si riferisce all’occupazione giovanile, o meglio alle possibilità offerte agli stessi per emergere nel mondo dell’impresa. E quale mondo si attaglia di più alle giovani generazioni se non quello legato all’informatica? Vorrei dare qualche dato. In Italia, il web è ormai il 2% del Pil e, se verranno rispettate le condizioni migliori prospettate dal rapporto Bcg tra il 2009 e il 2015 il tasso di crescita del settore in Italia potrebbe essere del 18% annuo. E’ quindi assolutamente necessario sapere dialogare con il mondo delle cosiddette start up. Anche se la bulimia dei prodotti tecnologici a cui ci ha abituati il consumismo ci trasmette l'idea di un settore più che altro merceologico, l'economia digitale ha ormai uno status nobile di cui vale la pena interessarsi. Nei Paesi del G8 oltre a Cina, India, Brasile, Svezia e Corea del Sud (70% dell'economia mondiale), Internet ha prodotto, nel 2009, più di 1.370 miliardi di dollari. Non è un caso se capita ormai che il presidente degli Stati Uniti passi più tempo con il fondatore di Facebook che con la dinastia Ford. Che piaccia o no, il futuro sarà anche, in parte, digitale ed il fenomeno sarà spinto anche dalla crisi visto che il paradigma del web è: maggiori tassi di crescita con meno investimenti.
Come dicevo prima, secondo le più recenti analisi internazionali l'industria del web in Italia rappresenta ormai il 2% del Pil, cioè oltre 30 miliardi di euro, e si stima un solido 4% entro il 2015. Sembra poco? Ebbene, ecco un termine di paragone: oggi l'Agricoltura nel nostro paese rappresenta il 2,63% del Pil (dati Istat). E dunque è probabile che nei prossimi anni avvenga il sorpasso: più Internet, meno cabernet, per dirla in modo un po’ giocoso. Non che questo sia un mio auspicio per un calo della produzione vitivinicola del nostro paese e men che meno della nostra provincia, ma una petizione di interesse per il mondo della “banda larga” che sono convinto essere scelta strategica presidiare, sviluppare ed accompagnare. E qui la nostra Provincia può e deve investire molto.
Concludo. Abbiamo citato spesso in questi giorni il nostro governo nazionale definendolo “tecnico”, in un’accezione che sta volutamente a significare una netta distinzione e, potremmo dire, alternativa al governo “politico”, quasi un’ammissione implicita di come la classe politica italiana di oggi non sia capace di fare scelte, di indicare la via da seguire, di darsi le priorità e le linee di rotta per uscire dalla crisi e dall’incertezza. Bene: noi, invece, oggi non vogliamo abdicare al ruolo primario della politica, vogliamo poter costruire assieme le linee prioritarie per il governo della nostra terra, proponendo ed approvando politicamente e non tecnicamente le scelte che abbiamo contribuito ad inserire in finanziaria e che riteniamo necessarie con la convinzione di costruire un futuro migliore per noi e per la nostra comunità.