Rigore e investimenti qualificati per un'autonomia più forte

Solo se la Comunità trentina saprà ripartire da quei principi che l’hanno sempre caratterizzata - sobrietà, lungimiranza, coesione, senso di comunità, apertura – con una gestione oculata delle risorse potremo ancora essere un modello virtuoso per gli altri e sopratutto garantire benessere alle attuali e future generazioni.
Luca Zeni, "L'Adige", 1 dicembre 2011

L’intera economia occidentale vive una crisi strutturale, che impone di ripensare modelli e comportamenti; di conseguenza il tema dell’indebitamento degli enti pubblici e dell’intervento pubblico nell’economia è oggi all’ordine del giorno del dibattito politico internazionale per le implicazioni non solo economiche che comporta. In particolare emerge il tema del pareggio di bilancio che tanto Monti quanto l'Unione Europea stanno sostenendo tanto per l'Italia quanto per l'Europa. La proposta di valutare, con criteri determinati, anche per il Trentino tale linea appare in sintonia con i tempi e ben si inserisce all’interno di una visione condivisa, per la quale il ricorso al debito per una Provincia Autonoma come la nostra debba essere l’eccezione e non la regola, così come è stato per decenni.
Come infatti abbiamo spesso avuto modo di dire nell’aula del Consiglio Provinciale, e come lo stesso Presidente della Giunta nello scorso luglio scriveva in un documento consegnato alla maggioranza: “lo scenario per i prossimi anni è quello di una progressiva riduzione delle risorse pubbliche disponibili (..). Per far fronte a questa situazione ci sono diverse opzioni. Alcune di queste non possono essere prese in considerazione: l’aumento della pressione tributaria; l’aumento dell’indebitamento oltre il livello fisiologico attuale (..)”.
Se la linea è cambiata, e l'obiettivo così come riportato oggi è aggirare il patto di stabilità, ovvero quella regola fissata per migliorare i conti pubblici dello Stato italiano e degli enti locali, la preoccupazione é evidente.
Vediamo quindi di spiegare davvero qual è la proposta presentata e il contesto in cui si inserisce.Negli ultimi tre anni il Trentino – pur non avendo tutti i poteri di uno stato in politica fiscale e monetaria - ha seguito la stessa impostazione di quasi tutti gli Stati occidentali: forte sostegno pubblico all’economia, incentivi generalizzati alle imprese, salvataggi di banche e società, quasi sempre ricorrendo ad un forte indebitamento. La logica sottesa era che il supporto dello Stato avrebbe dovuto favorire la crescita, rilanciare l’economia, favorire gettito fiscale e rinforzare i bilanci pubblici, in modo da poter superare la crisi e ripartire creando sviluppo.
Purtroppo la crisi si é rivelata strutturale e ben lungi dall'essere passeggera e, oltre ad investire l'intera Economia mondiale, si é rivelata immune dall’intervento pubblico anche di Stati che rappresentano nel loro complesso ben oltre la metà del PIL mondiale, ad iniziare dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, dove l’aumento dell’indebitamento non solo non é riuscito ad invertire il trend, ma ha peggiorato la situazione.
Ecco perché non possiamo insistere nel considerare il Trentino come una realtà a sé, se la conclusione a cui sono giunti la quasi totalità degli analisti è che questa non è una crisi momentanea dovuta ai normali cicli economici che si possono contrastare con politiche in controtendenza, bensì un vero e proprio cambiamento nell’assetto dell’economia mondiale.In sintesi gli interrogativi che come comunità autonoma dobbiamo quindi porci sono due.
1)    Il primo riguarda il modello di politica economica sul quale intendiamo puntare e su questo la posizione della coalizione di maggioranza è univoca, ed è stata sancita (almeno nei principi) con la recente legge sugli incentivi approvata in luglio dal Consiglio Provinciale: superare la logica dell’assistenzialismo e dei contributi indiscriminati e passare in maniera decisa ad un sostegno mirato verso le imprese capaci di creare valore aggiunto. Le parole d’ordine sono ricerca, innovazione, dinamismo e capacità d'integrazione tra ricerca ed imprese, per valorizzare i settori meglio compatibili con il territorio trentino e creando cosí  un sistema economico competitivo ed al passo con le sfide attuali.
2)    Il secondo interrogativo è se una provincia a statuto speciale come la nostra, che è stata ben amministrata per decenni e che gode di risorse sicuramente ingenti in proporzione al numero di abitanti e rispetto a quelle di altri territori, abbia oggi bisogno di ricorrere in maniera crescente all'indebitamento. É possibile che oggi 4,6 miliardi di euro non siano sufficienti per garantire a mezzo milione di cittadini  i migliori servizi e permettere di attuare politiche economiche virtuose? Se 3 miliardi di euro servono per la spesa in conto corrente, i costi amministrativi ed i servizi per i cittadini e le famiglie (componente che è e deve rimanere prioritaria e che nessuno si sogna di toccare, a prescindere da quanto debito si voglia fare), 1,6 miliardi sono a disposizione per gli investimenti e per decenni l’autonomia trentina é riuscita a trovare dentro questa cifra risorse sufficienti per le politiche di sostegno all’economia. Negli ultimi tre anni abbiamo però avuto bisogno di un forte ricorso all’indebitamento per arginare una crisi che si pensava temporanea ma che si é rivelata invece duratura: ma se riteniamo che la crisi sia strutturale, che le cose non torneranno come prima, quanto a lungo è sostenibile questo modello?Ecco quindi che se in Trentino (e da qui il rating favorevole che ci contraddistingue) siamo stati a lungo più virtuosi di coloro i quali ora sono costretti a ripensare con misure di tipo costituzionale il modello dell’indebitamento come strumento ordinario di finanziamento dell’ente pubblico, perché proprio ora dovremmo imboccare quella strada che tutti gli altri vanno abbandonando?
La proposta presentata per contenere l’indebitamento parte dalla semplice analisi del contesto economico attuale senza entrare nel merito di cosa s'intenda per "debito sano"...
Oggi un ente pubblico dovrebbe indebitarsi solamente per investimenti in grado di ripagare tale esposizione: ben vengano gli acquisti di centraline idroelettriche e le installazioni di pannelli fotovoltaici cui fa cenno il Presidente della Giunta Provinciale, come pure qualsiasi attività in grado di ripagarsi per conto proprio e poi generare ricavi per la Comunità.
Ma quando si tratta di realizzare altre opere significative per la Comunità stessa é prioritario oggi puntare innanzitutto sulle risorse di bilancio  disponibili, limitando il ricorso all’indebitamento ai casi eccezionali e caratterizzati da una larga condivisione perché è posto a carico delle future generazioni e comporta un costo notevole in termini di interessi passivi.Ad esempio: se la Provincia oggi emette 100 milioni di obbligazioni al 5% di interesse tramite Cassa del Trentino, va prevista a bilancio la copertura. Per i successivi dieci anni nel bilancio della Provincia 15 milioni all’anno saranno già impegnati: 10 per ripagare il capitale e 5 per gli interessi, con un costo finale per questi ultimi di 50 milioni in 10 anni e nel 2021 si finirà di pagare l’ultima rata. Così se la cifra fosse 2 miliardi di euro, il costo complessivo degli interessi salirebbe a 1 miliardo. Ecco che il debito di oggi, una volta inserito a bilancio, verrà pagato con i bilanci successivi e limiterà le scelte future.
Tra l’altro sappiamo che i prossimi bilanci saranno inferiori, poiché ai circa 500 milioni all’anno a bilancio per crediti arretrati che arriveranno dallo Stato cesseranno di colpo dopo il 2018. Fare affidamento su eventuali ulteriori crediti oggi non iscritti a bilancio per “coprire” nuovo debito purtroppo oggi equivale a un atto di fede, vista la difficile situazione dei conti pubblici italiani, devastati da una politica di indebitamento incontrollata.
Più aleatorio è il calcolo del ritorno attraverso il gettito fiscale dei contributi che l’ente pubblico immette nell’economia, e proprio per questo é importante utilizzare risorse disponibili a bilancio. Ad esempio: se  i debiti contratti per sostenere le imprese hanno portato 85 milioni di euro di maggior gettito, per ripagare tutto il debito questa maggiore entrata dovrebbe durare per altri 11 anni,  ma purtroppo oggi le imprese e le banche stanno già chiedendo nuovi sostegni, creando quindi ulteriore debito: perciò il primo debito non si è ripagato da solo.Il punto vero non è quanto debba essere il limite massimo di debito sostenibile per il Trentino, ma utilizzarlo il meno possibile in questo contesto di crisi economica, selezionando al meglio gli investimenti.
Nel dettaglio la proposta “limiti all’indebitamento” si articola su quattro punti: 
1.      “A decorrere dal 2012, il bilancio consolidato della Provincia autonoma di Trento dovrà rispettare l’obbligo di pareggio, senza accensione di ulteriori indebitamenti a carico del sistema provinciale, inclusivo della Provincia, delle sue agenzie e dei suoi enti strumentali, comprese le fondazioni e le società partecipate indicati nell'allegato A della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3 (Norme in materia di governo dell'autonomia del Trentino), fatta eccezione per quanto precisato nel presente articolo.”
Si inserisce il principio generale del pareggio, ovvero che le entrate devono essere almeno pari alle uscite, senza ricorso a ulteriore indebitamento per il sistema Provincia; 
2.      “I contributi in annualità erogati dalla Provincia autonoma di Trento, dai suoi enti funzionali e dalle società di sistema non potranno essere ripartiti su un periodo contabile superiore ai 10 anni. La copertura finanziaria di tali interventi potrà avvenire anche mediante l’accesso a finanziamenti da terzi, purché esclusivamente attraverso Cassa del Trentino S.p.A. e nei limiti tecnici, giuridici ed economico-finanziari ad essa imposti.  Per investimenti di particolare impatto finanziario la cui copertura è garantita in un orizzonte temporale superiore ai 10 anni e fino ad un massimo di 20 anni è possibile attivare l’intervento finanziario di Cassa del Trentino S.p.A. mediante l’approvazione di un’apposita legge provinciale speciale”.
Si prevede al contempo, per dare flessibilità, la possibilità di contrarre debito per investimenti, ma che gli interventi in annualità della Provincia (di fatto gli interventi in conto capitale che impegnano i bilanci futuri) non debbano superare i dieci anni. E’ evidente che se un investimento viene “spalmato” su dieci anni, il peso sul singolo bilancio sarà maggiore rispetto a quello che si avrebbe su 30, ma questo obbliga a fare delle scelte e soprattutto non vincola troppo i bilanci delle future generazioni. Se una persona acquista casa con un mutuo a 40 anni, compra la macchina con un finanziamento a 30 e le cure dentarie con un altro a 20, riesce sì a fare tutto, ma le sue future capacità di spesa sono vincolate a scelte fatte in passato. Per questo motivo riteniamo essenziale porre un limite a dieci anni, che, attraverso un confronto in Consiglio, a fronte di investimenti particolarmente impegnativi, possa essere portato fino ad un massimo di 20. 
3.      “In linea di principio è vietato, salvo deroga espressa e motivata approvata con delibera di Giunta provinciale, il ricorso all’indebitamento a medio e lungo periodo da parte delle agenzie della Provincia autonoma di Trento, dei suoi enti strumentali, comprese le fondazioni e le società partecipate indicati nell'allegato A della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3, per importi complessivamente superiori ad Euro 2.000.000,00 da intendersi come limito cumulativo e non singolo. In qualsiasi caso, la decisione di ricorrere all’indebitamento da parte delle agenzie della Provincia autonoma di Trento, dei suoi enti strumentali, comprese le fondazioni e le società partecipate indicati nell'allegato A della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3 deve essere basata su un piano di sostenibilità finanziaria dell'investimento e della sua copertura, approvato dal Collegio sindacale dell’ente che contrae il debito.”
Si prevede come intervento di flessibilità una possibilità di indebitamento extra per le società per l’attività ordinaria. 
4.      “Le condizioni giuridiche e finanziarie alle quali le sono contratti i mutui e qualsiasi forma di finanziamento da terzi devono essere preventivamente approvate da Cassa del Trentino S.p.A.,.
5.      Al fine di una più efficiente gestione della liquidità del settore pubblico, gli enti strumentali della Provincia autonoma di Trento, comprese le fondazioni e le società partecipate indicati nell’allegato A, dovranno aderire ad una gestione centralizzata della liquidità (cash pooling), gestita da Cassa del Trentino S.p.A., che dovrà dotarsi di una struttura tecnica adeguata per la gestione ottimale della liquidità necessarie per l’attività del sistema pubblico provinciale”.
si prevede di rafforzare il ruolo di Cassa del Trentino, società che già opera molto bene e con grandi competenze al suo interno, assegnandole un ruolo di gestione della liquidità del sistema e di supervisione sul debito complessivo; 
6.      “Sono vietate alla Provincia, alle sue agenzie ed ai suoi enti strumentali, comprese le fondazioni e le società partecipate indicati nell'allegato A della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3 tutte le operazioni finanziarie comunque rientranti nella cessione di crediti, cartolarizzazione ed affini”
Questa è un previsione ulteriore. Se abbiamo comprato un capannone – sia lease back sia acquisto e affitto - a 10 milioni come sostegno a una impresa, di fatto è un prestito. Il dato positivo è che con le rate del lease back o dell’affitto, negli anni la Provincia rientra. Quindi possiamo dire che questo è un debito che si ripaga (lasciando stare le eventualità di inadempienza dell’impresa: ci rimane l’immobile a garanzia, anche se sicuramente il valore di mercato oggi è inferiore rispetto alle stime che possono essere state fatte).Se però oggi abbiamo assolutamente bisogno di liquidità, e decidiamo di cedere il credito ad un terzo che ha i soldi, questo non è certo a costo zero: se la Provincia garantisce la solvibilità (quindi ci mette i soldi in caso di inadempienza dell’impresa), possiamo stimare di ricevere oggi 7,5-8 milioni, con una perdita secca di 2-2,5 milioni, mantenendo il rischio. Se invece il credito viene ceduto senza garantire la solvibilità, probabilmente possiamo prendere 4-5 milioni.. Sono soldi pubblici persi.Molto più complessa la partita delle cartolarizzazioni sugli immobili (quali? Patrimonio? Trentino Sviluppo?), che è comunque ancora un modo per avere subito liquidità, anche qui a un costo che probabilmente non sarà molto inferiore a quello dei titoli di stato. Avere oggi, pagando, per non avere domani. In ogni caso dovremmo cercare di porre delle soglie minime per consentire l’operazione. 
7.      “entro il 30 giugno del 2012 Cassa del Trentino S.p.A. deve presentare al Consiglio Provinciale un progetto di fattibilità, riportante i costi ed i tempi, per la redazione di un bilancio consolidato del sistema Provincia, comprendente l’ente Provincia autonoma di Trento, le sue agenzie e dei suoi enti strumentali, comprese le fondazioni e le società partecipate indicati nell'allegato A della legge provinciale 16 giugno 2006, n. 3”
Si prevede la realizzazione di un bilancio consolidato effettivo del sistema Provincia con tutte le società di sistema (che ad oggi non esiste, a causa anche delle difficoltà tecniche di armonizzazione dei bilanci che seguono principi e regole contabili diversi). Questo significa che tutti i ragionamenti che stiamo svolgendo si possono basare soltanto su dati parziali e non completi e che il calcolo del debito complessivo non riesce a tenere conto davvero di tutto quanto sta dietro le pieghe dei bilanci delle società controllate, compresi fidi milionari sui conti correnti, mutui ed operazioni finanziarie delle 14 società controllate. 
L'articolo, intitolato “limiti all’indebitamento”, non impedisce certo alla Provincia di mettere in atto politiche economiche virtuose e di finanziare investimenti produttivi,  ma impone di farlo senza proseguire con una politica di indebitamento spinta che poteva essere giustificata soltanto in presenza di una crisi di pochi mesi, non certo di anni. Significa che dovremo selezionare maggiormente le priorità, ed attuare quei principi di politica economica, che tutti condividono, di maggiore selettività nei contributi alle imprese. Significa lavorare per razionalizzare e rendere il più efficiente possibile la macchina amministrativa e delle tante società di sistema.Auspico che dopo l'illustrazione del testo dell’emendamento proposto – molto tecnico ma è inevitabile su temi complessi – vengano apprezzati sia il contributo sia le finalità, e questo possa favorire scelte in grado di ridurre la spesa pubblica e qualificare gli investimenti.
Ma al di là delle analisi economiche oggi é preponderante la sfida politica che la nostra terra ha davanti: dal dopoguerra in poi l’autonomia trentina ha dimostrato di essere un esempio virtuoso di capacità di autogoverno, ma ha anche ricevuto molto dallo Stato italiano di cui fa parte.
Oggi, in una fase resa ancora più difficile dalle dimensioni di un debito pubblico nazionale di cui anche il Trentino ha beneficiato, possiamo legittimare la nostra autonomia con nuove ragioni e nuovo slancio soltanto se sapremo dimostrare con i numeri e con i fatti che sappiamo gestire meglio degli altri le risorse dei cittadini. In un momento storico nel quale il Paese abbandona la via della alta spesa pubblica e poco qualificata ed imbocca la strada del rigore di bilancio, chiamarci fuori da questo percorso significherebbe scavare un fossato con il resto del Paese, ed esporci ad attacchi che rischierebbero di essere durissimi e con gravi conseguenze per il Trentino.
Tutto questo a prescindere dalla sostenibilità giuridica sul lungo periodo della possibilità di elusione - attraverso le società di sistema - dei vincoli che Stato ed Europa impongono a tutti gli enti locali sul rigore di bilancio ed il miglioramento dei saldi. In questa situazione abbiamo il dovere di anticipare scenari anche difficili per non farci trovare impreparati. Solo se la Comunità trentina saprà ripartire da quei principi che l’hanno sempre caratterizzata - sobrietà, lungimiranza, coesione, senso di comunità, apertura – con una gestione oculata delle risorse potremo ancora essere un modello virtuoso per gli altri e sopratutto garantire benessere alle attuali e future generazioni.