Diario della mia visita al nuovo carcere di Trento

Come Comune e comunità stiamo facendo davvero qualcosa per queste persone che vivono all’interno di belle mura, che però non respirano, non parlano nè danno calore umano? Serve una atto di coraggio in più da parte nostra, considerando anche che la maggioranza dei detenuti sono giovani ai quali dovremmo dare fiducia e speranza, oltre che un'altra possibilità.
Paolo Serra, 18 novembre 2011

Arrivato puntuale alle ore 10 all’ingresso del carcere e vedendo che sono da solo mi sono leggermente preoccupato … non tanto per me, ma per la figura che il comune faceva, visto che era stato il consiglio comunale a chiedere la visita e i capigruppo poi a decidere in che percentuale e quanti andare. Inizialmente erano più di 15 i richiedenti ma poi, visto il diniego del carcere a così tanta presenza, è stato stabilito il limite massimo di cinque visitatori. Ritornando alla visita, finalmente dopo pochi minuti arriva il consigliere Manuali e poi anche Bridi. Manuali informa la guardia che le persone mancanti sono ammalate (!).

Quindi siamo tre. Entriamo nell’istituto di pena e ci portano direttamente dalla direttrice Antonella Forgione e dal vice-comandante Danilo Cotugno in una sala di rappresentanza molto ampia (come tre celle).

Manuali inizia a fare qualche domanda del tipo quanti agenti ci sono in servizio nel penitenziario. Risposta della direttrice: circa 180 di cui 20 donne, mentre l’organico per un carcere come questo dovrebbe essere di circa 280-340, quindi è forte la carenza di personale. Ci sono inoltre circa 20 unità per ruoli amministrativi. I detenuti reclusi attualmente sono 260 (capienza massima) di cui il 70% circa stranieri e 30% italiani.

Dopo Manuali intervengo a porre domande alla direttrice specialmente sull’opportunità che ai detenuti venga offerta la possibilità di una formazione. Chiedo: “Quanti detenuti seguono corsi di apprendimento?” La risposta: “Il modulo di alfabetizzazione vede coinvolti circa 100 detenuti organizzati in gruppi eterogenei.

“L’orario scolastico?” “Dal lunedì al sabato, dalle ore 8.30 alle 12.00 tranne il mercoledì che viene svolto nel pomeriggio.”

“Il corso per geometri che si svolgeva con il corso serale Sirio dell’Istituto Pozzo c’è ancora?” “Attualmente è stato sospeso, ma è stato siglato un protocollo tra l’assessore Dalmaso e la direzione del carcere per proseguire il percorso geometri Sirio. Il corso non è partito quest’anno, ma c’è tutta l’intenzione di riattivarlo.”

“Ci sono altre attività formative?” “Esistono attività formative con i corsi FSE.” (Un prospetto di tutte le attività di formazione nell’allegato fornitoci gentilmente dalla Direttrice).

Ho chiesto se i detenuti coinvolti nel percorso educativo alla mattina perdevano il loro momento di aria. E’ stato assicurato che i detenuti non perdono le ore di aria: se hanno impegni lo possono recuperare il pomeriggio. L’orario d’aria è dalle 9 alle 11 la mattina e il pomeriggio dalle 13.30 alle 15.30.

Parlando invece di lavoro affidato ai detenuti (vedi allegato), abbiamo appreso che esistono alcuni lavori avviati come assemblaggio curato dalla Kaleidoscopio. In data odierna abbiamo visto circa 15 detenuti che confezionavano i dosatori per lavarsi le mani; per questo lavoro prendono 2 euro all’ora e fanno 3 ore a turno. I gruppi sono divisi in due gruppi da 15 persone.

Ho chiesto se i detenuti sono coinvolti in lavori interni all’istituto come manutenzione, cucina, lavanderia, giardinaggio: su questo aspetto la direttrice  ci ha detto di trovarsi con le spalle al muro considerato i pochi fondi che arrivano dallo Stato, che non sono sufficienti per pagare i detenuti in lavori all’interno dell’istituto di pena. Ho chiesto se potevano tagliare l’erba all’interno dell’istituto ma anche in questo caso, non avendo i soldi per pagare - anche poco -  i detenuti e mancando anche l’attrezzatura per tagliare l’erba, la risposta è stata negativa.

 Infatti, girando per il penitenziario l’erba è decisamente alta. Anzi, mentre eravamo in visita al carcere all’esterno c’era una cooperativa inviata dal comune che tagliava l’erba! Questa concomitanza ha offerto alla direttrice lo spunto per proporre all’amministrazione comunale di prendersi in carico il verde interno al carcere tramite una ditta o cooperativa che utilizzi manodopera interna al carcere, in modo da offrire ai detenuti una seppur minima formazione lavorativa e allo stesso tempo un lavoro all’interno del penitenziario.

Sarebbe opportuno creare un collegamento tra l’interno del penitenziario e l’esterno, per valorizzare i detenuti. Cercare di creare una domanda ed una offerta tra le realtà artigiane della nostra provincia. Una maggiore relazione tra il penitenziario e l’agenzia lavoro per creare i presupposti di un coinvolgimento dei detenuti ed ex detenuti. Questo pensiero mi è sembrato condiviso anche dalla direttrice.

Ora è il momento della visita vera e propria a questo carcere super moderno con centrali di controllo (sembrava una torre di controllo degli aeroporti!) dove tutto è monitorato a video e attraverso comandi touchscreen.

Celle e corridoi vengono aperti e chiusi dalla torretta, tutto l’istituto è monitorato tranne l’interno della cella (meno mane, almeno un po’ di riservatezza). Alla mia richiesta se era possibile aprire le celle, lasciando liberi i detenuti di entrare e uscire nel corridoio la risposta è stata che essendo insufficiente il personale non era possibile farlo. Ma non era sotto controllo dalle telecamere?

Abbiamo visto la sala da 211 posti dove con Frattini (il mimo) stanno seguendo un programma di Teatro, la chiesa cattolica per le donne e quella per gli uomini e anche un ampia sala per le culture religiose non cattoliche. Abbiamo visto la cucina - erano le 12 e stavano preparando riso con piselli, salcicce di pollo e verdura. Una cucina decisamente ampia, moderna ed attrezzata (fondi provincia) ma mancavano le presine (fondi stato). I cuochi sono detenuti che hanno fatto un corso e che hanno già in precedenza fatto questo lavoro, peccato per Bridi che erano tutti stranieri tranne uno (il consigliere della Lega ha chiesto “Dove sono gli italiani?”). La colazione alla mattina consiste in the, caffèlatte con tre panini, marmellata e biscotti. Particolare attenzione viene dedicata alla preparazione dei pasti per i detenuti appartenenti ad un’altra religione.

Una delle idee per dare lavoro ai detenuti sarebbe anche quella di esternalizzare a ditte private la cucina in modo da sgravare l’Istituto carcerario della gestione e allo stesso tempo dare lavoro alle persone detenute all’interno.

Usciti dalla cucina camminiamo lungo questi corridoi enormi e vuoti che fanno un po’ di tristezza. Andiamo al terzo piano a visitare le celle; stessa tecnica di apertura dalla torre di controllo (ogni piano ha il suo locale di controllo) e guardiamo le celle: contengono due detenuti, sono abbastanza spaziose, pulite e dotate di un bagno decoroso e piccolo angolo cucina senza fornello con lavello e dispensa per il loro cibo. C’è anche la televisione incastrata nel muro - Manuali è contento perché la cella appartiene ad un tifoso del Milan - e i detenuti possono guardarla fino alla 2 di notte. Qualche tempo fa aveva fatto scandalo in consiglio comunale, durante un odg del PD sul carcere (bocciato), la notizia che i detenuti avevano richiesto di vedere la TV dopo le 23.00: la realtà come sempre è più veloce dei politici.

Nell’istituto di pena c’è una biblioteca e una palestra (non siamo riusciti a vederli perché ormai era tardi). Abbiamo visto lo spazio del campo da calcio utilizzato due volte alla settimana, anche in questo caso perché non c’è abbastanza personale per la gestione dei trasferimenti dei detenuti e il normale lavoro giornaliero. Abbiamo visto lo spazio dedicato alle famiglie che vengono a trovare i detenuti (6 volte al mese) sia interno che esterno, dove hanno intenzione di mettere delle macchinette con del cibo già confezionato per permettere ai visitatori di acquistare all’interno del carcere alimenti senza portarli da casa ed evitare poi la perdita di tempo dei controlli. Ci sono spazi anche per i bambini con alcuni giochi. Abbiamo visitato anche una parte del braccio femminile, dove si trovano 18 detenute senza figli a seguito, anche se ci sono stanze per l’accoglienza dei bambini con fasciatoio, culla, bagno ecc. al momento non utilizzate. Nelle sale di attesa e di visita abbiamo visto finalmente un po’ di colore: i detenuti che hanno seguito un corso di pittura al Mart, avevano creato dei murales molto carini.

E’ innegabile l’impotenza delle istituzioni di fronte alla mancanza di fondi che non premette di realizzare un vero e proprio recupero del detenuto avvicinandolo al mondo del lavoro, trovandogli una occupazione e una professionalità. Le statistiche nazionali dicono chiaramente che un detenuto impegnato nel lavoro o nello studio ha poche possibilità poi nel futuro di rientrare in carcere, ma se vogliamo ottenere il recupero bisogna investire sulle persone.

Abbiamo una bella struttura, un bell’edificio, ma senza o poca anima .. non basta avere i portoni automatici e comandi touchscreen per aprire e chiudere le porte, oppure una sala PC moderna che poi pochi usano; forse serve meno tecnologia e più sensibilità umana da parte di tutti e uno sforzo delle autorità per avviare un rapporto vero fra il carcere e il territorio che lo ospita.

La direttrice ci ha detto che il Comune contribuisce con 5 mila euro che finiscono, due euro a testa, ai detenuti che hanno concluso un ciclo di formazione. Dato che questo piccolo contributo supplisce a fondi che lo stato dovrebbe dare ma che non dà, sarebbe importante che questo contributo venisse mantenuto, se non ampliato! Macon questi tagli di bilancio riusciremo a mantenerlo?

Osservando questo mi domando se come Comune e comunità stiamo facendo qualcosa per queste persone che vivono all’interno di belle mura, che però non respirano, non parlano nè danno calore umano: serve una atto di coraggio in più da parte nostra considerando anche che la maggioranza dei detenuti sono giovani ai quali dovremmo dare fiducia e speranza.

Ultima cosa, per ricordare anche l’anomalia degli arresti che durano 24/48 ore e che comportano ogni volta il trasporto dei detenuti direttamente in carcere creando un enorme lavoro alla polizia penitenziaria, mentre basterebbe tenere gli arrestati nelle celle del commissariato e poi rilasciarli il giorno dopo …..

Braccio destro non sa cosa fa il sinistro? Sarebbe da verificare il perché.