La difesa dei tre presidenti: "Abbiamo già fatto tante cose". nessuna minaccia per i municipi. Serve una pianta organica unica per il personale di Provincia, Comunità di valle e Comuni.
L. Patruno, "L'Adige", 9 novembre 2011
Sono giovani per l'anagrafe e anche in politica, visto che il loro impegno amministrativo è recente, e forse per questo hanno meno paura di altri a confrontarsi con una sfida nuova, come sono le Comunità di valle, e sono decisi a dimostrare - senza nascondere le difficoltà - che l'obiettivo di un'autonomia più forte dei territori rispetto alla Provincia e insieme di una gestione più efficiente e di qualità dei servizi si può vincere.
Michael Rech , 23 anni, presidente della Comunità degli Altipiani cimbri, Alessio Migazzi , 26 anni, presidente della Comunità della val di Sole, e Salvador Valandro , 36 anni, presidente della Comunità dell'Alto Garda e Ledro, hanno deciso di intervenire insieme nel dibattito sulla realizzazione della riforma istituzionale criticata nelle ultime settimane da molti sindaci. Toni preoccupati sono stati espressi dai sindaci di Rovereto, Riva, Arco, ma anche dai primi cittadini di comuni più piccoli che temono la gestione associata obbligatoria di una serie di servizi tramite la Comunità.
Rech e Valandro sono iscritti al Pd, Migazzi all'Upt, ma non ne fanno una questione politica, anche perché sulla riforma si è visto che le posizioni sono diverse anche all'interno degli stessi partiti di maggioranza. Preferiscono parlare da amministratori. I tre giovani presidenti non si vogliono però mettere in contrapposizione ai sindaci, né difendere, per dovere di ruolo, l'ente che presiedono, ma intendono spiegare perché sono convinti che le Comunità di valle siano un'idea su cui vale la pena scommettere soprattutto in tempi di magra come questi.
Le parole più appassionate sono quelle che usa Michael Rech: «Non ci stiamo a una campagna denigratoria nei confronti delle Comunità, né al fatto che si voglia rimettere in discussione tutta la riforma. Queste Comunità - aggiunge - sono una speranza di rinnovamento e sviluppo del Trentino attraverso una pianificazione affidata ai territori che hanno così la possibilità di mettersi in gioco. Forse non si vede ancora ma penso che questa riforma sia paragonabile come importanza al primo Piano urbanistico provinciale».
Alessio Migazzi incalza: «Vorremmo che si sapesse che non è vero che le Comunità non hanno fatto ancora niente. Al contrario stiamo già dando realizzazione a quella che è l'idea forte della riforma ovvero l'autodeterminazione dei territori in modo molto concreto, con le prime competenze trasferite dalla Provincia. Oggi siamo noi, d'intesa con i comuni, e non più la giunta provinciale a decidere ad esempio quali opere pubbliche importanti finanziare; e sono le Comunità che decidono le priorità nella programmazione delle politiche sociali, confrontandosi con le associazioni le Rsa e altri portatori di interesse per preparare il piano sociale, una cosa che non è mai accaduta prima. Non si può non capire la differenza tra questo e la gestione delegata di servizi della Provincia come avveniva con i comprensori».
E Valandro, che si trova ad avere a che fare con comuni piuttosto grossi come Riva e Arco che fanno resistenza, dice: «Nessuno vuole mettere in discussione l'autonomia delle municipalità, ma pensiamo che si debba trovare insieme il modo di utilizzare al meglio tutte le risorse, strutture e personale, che ci sono sul territorio per fare economie di scala. Nella gestione della polizia locale che da noi è già unitaria su tutto il territorio della comunità con una sede unica, oggi ne abbiamo due una a Riva e l'altra ad Arco, possiamo risparmiare il 30% dei costi».
«E così su molte altre cose - riprende Migazzi - una Comunità forte riesce a stipulare nuovi contratti con cooperative e terzisti e noi abbiamo già risparmiato molto alla gestione precedente attraverso i comprensori. Quello che però chiediamo alla Provincia è che ora si pensi a fare una pianta organica unica provinciale del personale per Provincia, Comunità di valle e comuni perché quello del personale è ancora un problema e per attuare la riforma è indispensabile questo passaggio. Così come sarebbe utile - prosegue Migazzi - che si riconoscano tempi diversi a ciascuna Comunità, perché c'è chi è più veloce e chi meno nel realizzare la riforma». Riguardo al referendum per l'abolizione delle Comunità, Rech dice: «Non abbiamo paura del referendum perché i cittadini ora iniziano a vedere e a capire cosa facciamo e saremo pronti a portare dati economici per dimostrare i risultati».