Da mesi la stampa, il mondo della politica e una buona parte della popolazione attendevano di conoscere i nomi, i contenuti e i progetti che sarebbero stati lanciati a Firenze, dalla Stazione Leopolda l'ultimo fine settimana di ottobre. Le aspettative non sono rimaste deluse e di Big Bang si è effettivamente trattato.
Elisa Filippi, "L'Adige", 3 novembre 2011
Lo è stato senza dubbio da un punto di vista mediatico riuscendo a riportare nelle prime pagine dei quotidiani e all'apertura dei telegiornali la politica, quella delle proposte e non solo delle denunce, quella dei progetti da affiancare ai proclami, quelle dei nomi, dei volti, delle realtà che spesso dal mondo politico sono talmente deluse da tenersi in disparte.
A osservare la platea e le presenze si è percepita una volontà che si è consolidata in modo coerente rispetto all'evento lanciato l'anno precedente, tanto che la sensazione non era nemmeno di assistere alla Leopolda due, ma piuttosto al secondo tempo della Leopolda. La carica e l'energia che hanno animato la stazione l'anno precedente si sono ripresentate con la medesima intensità e con talune importanti distinzioni. La composizione della platea e la selezione degli interventi hanno trasmesso il segno di un netto superamento dell'esclusiva centralità della questione del ricambio generazionale: l'età media dei relatori così come quella dei partecipanti era superiore a quella dell'edizione precedente, tendendo più a rappresentare la figura del professionista appena quarantenne che quella del giovane laureando. In questo senso ciò ha contribuito a riflettere un' importante fase di maturazione nell'elaborazione del processo politico che mostra di avere come perno il rinnovamento, ma che è bel lungi dall'esaurirsi in esso.
Come a dire: non si tratta solo di rottamazione, così come non si tratta solo di denuncia Ed è infatti rispetto ai contenuti che è emerso il secondo importante aspetto innovativo: se l'anno scorso l'evento era servito soprattutto a dare spazio al disagio e all'insofferenza nei confronti dell'inadeguatezza del governo e più in generale della classe dirigente del Paese in maniera spontaneistica, ma un po' improvvisata, gli interventi di questo anno erano inseriti all'interno di un impianto logico più strutturato.
Così come coerente e strutturata è sembrata soprattutto la selezione dei relatori: il potenziale di innovazione si è espresso direttamente nelle proposte formulate e in modo indiretto ma altrettanto efficace, nelle personalità che hanno deciso di farle proprie. Tra le figure che più hanno riscaldato la platea troviamo imprenditori e amministratori locali, entrambe «categorie» connotate da un forte senso del pragmatismo, orientate verso l'azione, rappresentative di esperienze concrete. Autentico segnale di rinnovamento, accanto ad alcuni altri esempi, alla Leopolda si è assistito a due passaggi significativi: lo «sdoganamento» della figura dell'imprenditore, la cui testimonianza ed il cui coraggio in un Paese a rischio recessione sono patrimonio prezioso e veicolo di sviluppo, e allo stesso tempo la rivalutazione della figura degli amministratori locali il cui ruolo è diventato sempre più strategico con l'intensificarsi della complessità delle condizioni del Paese e per i quali si rivendica oggi una maggiore attenzione, un'effettiva autonomia.
Quanto alle proposte, se l'assemblea ha espresso il suo massimo consenso come prevedibile soprattutto rispetto al taglio dei costi della politica, agli investimenti per la scuola, per la formazione, per l'infanzia, non ha esitato nemmeno a sostenere temi storicamente controversi come la riforma del welfare, l'innalzamento dell'età pensionabile, la riduzione ragionata della spesa pubblica. A dimostrazione che le migliaia di persone presenti alla Leopolda hanno in realtà in comune molto più che l'indignazione nei confronti delle ingiustizie del nostro Paese: hanno il desiderio di promuovere un rinnovamento autentico, la lungimiranza per sentire l'esigenza di cambiare la rotta e il coraggio che serve per mettersi n gioco. La scommessa più grande lanciata da Renzi era quella di fare appello alla coscienza civica ed al desiderio di cambiamento dei cittadini creando un progetto condiviso prima ancora che un leader e la risposta non è mancata. Che al Pd piaccia o meno Matteo Renzi, grazie a lui oggi un dato è certo: questo popolo esiste, è disposto a mobilitarsi e a mettesi in gioco e questo il Pd non lo può proprio ignorare.