Salvi 11mila posti, il fondo Olivi chiude

«Un intervento che ha contribuito a mantenere viva la coesione sociale in tempi durissimi». Non nasconde la soddisfazione, l'assessore Alessandro Olivi, per i risultati del primo anno di applicazione dal provvedimento che porta il suo nome, quel «fondo Olivi» che «ha permesso di salvare - annunciava ieri - 11.188 posti di lavoro.
M. Pfaender, "L'Adige", 29 settembre 2011

Con questa stagnazione c'è ben poco da esultare, ma quanto messo in campo ha avuto effetti importanti, oltre ad anticipare il modello verso il quale sta convergendo tutto il sistema nazionale: impostare gli accordi sindacali in ambito aziendale come presupposto per l'accesso ai finanziamenti pubblici». In tutto 103 le medie e grandi imprese beneficiate dal provvedimento (76 nel 2009 e 27 nel 2010, dopo la riapertura dei termini decisa dalla Giunta provinciale, che incluse anche le imprese della grande distribuzione) adottato dalla Provincia nell'aprile del 2009 per «dissuadere» preventivamente i grandi gruppi dal reagire al primo devastante morso della crisi - flessioni di fatturato del 30% nell'arco di un trimestre - con licenziamenti massicci.
Tre i requisiti per accedere ai contributi: calo del fatturato pari o superiore al 10%, un progetto di riorganizzazione aziendale e un accordo sindacale già deliberato e l'impegno al mantenimento dei posti di lavoro. La logica degli aiuti - da 1.000 euro a dipendente stabilizzato per almeno un anno, al massimo di 2.000 euro per due anni nel corso del triennio successivo per un massimo di 500mila euro - era contribuire ai maggiori costi che le imprese avrebbero affrontato per riorganizzarsi allo scopo di mantenere i livelli occupazionali esistenti. «Il risultato è stato positivo - sottolinea Olivi - tanto che abbiamo potuto preservare 11.188 posti di lavoro, 725 in più rispetto agli impegni (si erano presi accordi per 10.403, ndr) e pari al 98,5 % del totale di 11.354 lavoratori in forza alla data dell'accordo sindacale». Il tutto al costo di 18 milioni e 800mila euro. La distribuzione territoriale dei contributi erogati (nella foto) riflette i differenti gradi di sviluppo dell'imprenditoria in provincia.
La più «beneficiata» la Val d'Adige, con Trento che ha visto il mantenimento di 2746 posti di lavoro (o Ula, unità lavorative annue rapportate a tempo pieno, secondo la dizione burocratica), a seguire i distretti di Arco (1724 posti salvati) e Rovereto (1439). Notevole il salto dal «triangolo imprenditoriale» al «quarto classificato»: Cles (598), Riva del Garda (495), Ala (460), Pergine (397) Lavis (317). Trascorsi i due anni previsti, archiviati i successi, il fondo Olivi è già storia, ma la crisi è rimasta.
«Non potevamo prorogare senza limiti il provvedimento - spiega Olivi - e nessuno pensava all'epoca che la crisi sarebbe divenuta la stagnazione di oggi». Fatta la tara alle buone intenzioni, resta la domanda: che fare? «La maggior parte dei nostri sforzi d'ora in poi sarà rivolta alla crescita, ma continueremo a difendere l'occupazione. Lunedì presenteremo i futuri interventi di politica del lavoro: le imprese, in stato di crisi e che abbiano già avviato procedimenti di mobilità, riceveranno un contributo di tremila euro per ogni lavoratore reimmesso in organico». Non solo. «Condivido l'analisi della Cgil - conclude Olivi - sui contratti di solidarietà, strumento importante nel mantenimento dell'occupazione. Nel caso, come i sindacati temono, la manovra non preveda più il loro finanziamento, condividerei un impegno economico in loro favore da parte della Provincia».