L' intervento autorevole del direttore generale di Cassa del Trentino SpA - braccio finanziario pubblico del sistema provinciale - pubblicato dall'Adige domenica scorsa ricostruisce con grande precisione il critico quadro finanziario che inevitabilmente oggi coinvolge anche il Trentino e l'Autonomia.
Luca Zeni, "L'Adige", 19 luglio 2011
Dietro una precisa ricostruzione numerica, si cela tuttavia un nodo politico di enorme rilievo che abbiamo il dovere di sottolineare, tracciando una linea di collegamento tra il tema del debito e il rilancio della crescita e della produttività in Trentino.
La possibilità di aggirare i rigidi vincoli del Patto di stabilità è stata resa possibile in questi ultimi anni dall'utilizzo di società di sistema che operano secondo le regole del diritto privato e che consentono minori vincoli e maggiore possibilità di spesa.
Una possibilità che in molti casi si è rivelata positiva per una Provincia dotata di risorse rilevanti come la nostra, ma che è stata utilizzata anche per aumentare l'indebitamento complessivo del sistema.
Certo, in generale il concetto di debito non è negativo in sé, ma dipende dalla produttività che quel debito è capace di comportare (ovvero quanto è in grado di «ripagarsi»), e dai tempi di rientro previsti. Nel caso dell'ente pubblico tuttavia non è facile calcolare quanto l'investimento porti in termini di benefici, di solito in gran parte non è debito che «si ripaga» e quasi sempre vincola i bilanci futuri. La Provincia di Trento ha prodotto negli ultimissimi anni un debito che è servito soprattutto per sostenere operazioni di carattere straordinario, anticongiunturale, in primis per il sostegno alle imprese.
A questo punto la sostenibilità del debito è legata a doppio filo alle prospettive delle imprese che hanno beneficiato degli aiuti. Se queste riusciranno a intraprendere percorsi di crescita, riacquisteranno gli immobili oggetto di lease back e verseranno le imposte, si creerà un percorso virtuoso per i nostri bilanci, nonostante il ricorso al debito. Diversamente si potrebbe aprire una spirale negativa e difficile da affrontare. Il problema è che la crisi degli ultimi anni non è stata una parentesi, chiusa la quale tutto riparte come prima. E questo ci impone delle riflessioni e delle scelte di indirizzo.
Tornando al debito, a novembre 2010, come dichiarato dal presidente Dellai in risposta ad una interrogazione, il debito del sistema Provincia risultava essere pari ad 925.435.000 di euro. Successivamente sono state effettuate ulteriori operazioni finanziate attraverso l'emissioni di bond da Cassa del Trentino, e nell'immediato futuro il ricorso al mercato finanziario sarà necessario sia per il piano triennale delle attività 2011-2014 di Trentino Sviluppo, sia per il finanziamento del NOT (Nuovo Ospedale di Trento), sia per i nuovi interventi di politiche abitative di ITEA S.p.A. Le nuove obbligazioni, come ha ricordato Lorenzo Bertoli, avranno peraltro un costo pari a quasi il doppio dei titoli emessi in passato.
Aggiungiamo che spesso i titoli emessi hanno scadenze più brevi rispetto agli impieghi (per poter beneficiare di emissioni a costi contenuti), che dovranno essere quindi rifinanziati. E i costi per il sistema aumenteranno se il rating della Provincia dovesse essere rivisto verso il basso. Di questo passo non è azzardato immaginare che il debito del sistema pubblico provinciale, incluse tutte le società controllate, possa arrivare (soprattutto se si decidesse di accelerare sul progetto Metroland) in tempi non lontani ad 1,5 miliardi di euro: 3.000 euro per ogni cittadino trentino! La somma è considerevole se si immagina che a ciò si devono aggiungere - oltre al debito pubblico nazionale - gli interessi pluriennali, oltre che un livello di indebitamento privato crescente (secondo i dati diffusi dall'Adige di sabato scorso, 5 miliardi e mezzo di euro per la casa, l'automobile o gli elettrodomestici delle famiglie, oltre 13 miliardi per le imprese). Alla luce della situazione finanziaria complessiva del Paese (che continua a richiedere notevoli sforzi finanziari alle autonomie locali) e delle scarse prospettive di crescite del Pil, anche in Trentino, questo trend è pericoloso per l'Autonomia.
Ora si impone una pausa di riflessione, una rivisitazione complessiva del sistema: non è più concesso all'Autonomia di «spendere al di sopra delle proprie possibilità», perché lo stiamo facendo sulle spalle di chi verrà dopo di noi. È bene ricordare che comunità dalle caratteristiche e dalle dimensioni analoghe alle nostre hanno scelto strade diverse, ed oggi possono affrontare le sfide difficili che abbiamo davanti senza debiti sulle spalle, come il vicino Alto Adige - Südtirol, che non possiede neppure un euro di debito pubblico: si fa quanto si può con il bilancio provinciale, il resto si programma.
Allargando la visuale al sistema nel suo complesso, dopo anni di risorse rilevanti per la nostra Autonomia, sappiamo che nei prossimi anni i denari pubblici saranno in calo, dopo gli accordi presi con lo Stato per l'attuazione del federalismo fiscale. Da qui al 2018, per mantenere il nostro bilancio allo stesso livello del 2010, prevediamo di utilizzare circa 450 milioni di euro all'anno di crediti arretrati che godiamo nei confronti dello Stato; dopo di che il bilancio dovrà diminuire di molto, obbligandoci a essere ancora più rigorosi sulla spesa. Certo, dovremo lavorare a fondo per rilanciare sempre più la produttività del sistema, in modo da garantire maggiori entrate, ma è realistico prevedere che terminati gli arretrati ci troveremo con bilanci più magri di oggi. La madre di tutte le questioni oggi è quindi la seguente: dato che stiamo blindando fette dei bilanci futuri, quanto rimarrà su ogni singolo anno futuro di spendibile e non già impegnato da vincoli passati, soprattutto se ad un certo punto il denaro «straordinario» terminerà?
Cosa facciamo nel 2020? Dove tagliamo? Che senso ha utilizzare il credito che abbiamo nei confronti dello Stato in pochi anni per mantenere artificialmente un tenore del bilancio della Provincia allo stesso livello del 2009 se contemporaneamente innalziamo ogni anno il debito del «gruppo» della Provincia? Coloro che nei prossimi anni (fino al 2028!) saranno chiamati ad amministrare questa Provincia si troveranno quindi con somme già vincolate per pagare il debito di oggi. Dobbiamo muoverci su tre binari paralleli. In primo luogo occorre programmare una graduale riforma dell'impostazione del nostro bilancio, per non arrivare impreparati al 2018, riuscendo a garantire i migliori servizi riducendo l'incidenza dei costi dell'apparato pubblico, che oggi sono pari a circa il 46% del Pil, non lontani al dato nazionale. In secondo luogo dobbiamo muoverci con convinzione nella direzione di una maggiore produttività del sistema imprenditoriale trentino, perché dalla sua capacità impositiva dipenderanno i futuri bilanci provinciali: maggiore selettività negli aiuti alle imprese (e il ddl sugli incentivi alle imprese in discussione in questi giorni in Consiglio Provinciale incomincia questo percorso); rigorosa valutazione degli effetti delle politiche economiche intraprese; capacità di creare reti e filiere, in sinergia con università ed enti di ricerca, perché oggi le imprese si spostano e cercano territori capaci di fornire alto valore aggiunto, più che qualche centinaio di migliaio di euro in più di contributo in denaro. Infine occorre tenere sotto controllo il debito che produciamo ed interrompere una spirale pericolosa.
Dovere della politica è tenere sotto controllo la situazione evitando di ricorrere in maniera facile all'emissione di ulteriore nuovo debito. Ai giovani di oggi e di domani la politica di questo Paese e forse anche quella della nostra Autonomia ha già ipotecato sin troppo il futuro! Oggi più che mai la strada che una politica lungimirante dove seguire è quella propria delle genti di montagna, ovvero una amministrazione oculata e attenta delle risorse pubbliche, cercando di risparmiare in vista di anni con bilanci in calo anziché di aumentare un indebitamento che vincola i bilanci futuri e che dovranno ripagare i nostri figli.