Sì agli stipendi dimezzati, i politici italiani i più pagati. Froner: "Ma ora interveniamo sulla pesantezza dell'impianto delle due camere così com'è strutturato ora, con non solo costi per la collettività in termini strettamente economici, ma soprattutto di efficacia: Camera e Senato attualmente finiscono per sovrapporsi, uno status quo inutile, di fronte al quale ci vuole una revisione completa nelle competenze delle due camere."
"L'Adige", 12 luglio 2011
Tutti d'accordo. Anche perché non c'è fretta: la decisa «sforbiciata» alle indennità mensile di senatori e deputati (oltre il 50% in meno), se arriverà, arriverà dalla prossima legislatura. Tra le norme inserite in finanziaria, spicca infatti quella che dà il via alla creazione di una «commissione di esperti» che, studi la riduzione delle indennità mensili (al netto di rimborsi per le segreterie e contributi vari), fino a portarle nella media dei paesi dell'area Euro. Una media che è pari a 5.339, mentre in Italia si arriva a 11.704, secondo i calcoli del Sole 24 Ore.
Una bella cura dimagrante, alla quale tuttavia i parlamentari - almeno quelli trentini - si dicono prontissimi.
«Anzi - esordisce l'onorevole leghista Maurizio Fugatti - non vedo perché non si possa adottare subito una misura come questa. Credo - e mi auguro di poter parlare anche a nome di tutta la Lega - che in un momento di crisi come questo in cui si chiedono sacrifici a tutti i cittadini, i primi chiamati a sostenere tali sacrifici debbano essere proprio tutti coloro che si occupano di politica. Voglio ricordare come già nella scorsa manovra c'era stato un taglio del 10% ai rimborsi ai partiti oltre che il loro agganciamento alla durata della legislatura, laddove prima questi erano di durata quinquennale a prescindere dall'indizione di nuove elezioni prima dei tempi previsti. Credo poi che altra cosa di cui discutere seriamente sia un taglio non solo agli stipendi, dei parlamentari, ma anche del numero di questi. Ma in proposito, proprio noi della Lega avevamo fatto inserire nelle norme sulla devolution il loro calo di 200 unità, ma poi gli italiani dissero no, con il referendum».
Anche dall'opposizione, arriva un sostegno convinto alla cura di oltre il 50% degli stipendi, con Laura Froner (Pd) che ricorda come proprio dal Partito Democratico arrivò un primo input per l'adeguamento ai livelli europei delle indennità a senatori e deputati: «Era stata una nostra proposta già l'anno scorso - spiega l'ex sindaco di Borgo Valsugana - ma credo comunque che i segnali, in direzione di una riduazione dei costi della politica, ci siano e siano incoraggianti: dal taglio ai contributi ai partiti al calo di 1.000 euro già attuato sugli emolumenti ai parlamentari. La direzione in cui si deve guardare ora, per ulteriori passi avanti, è tuttavia un'altra: l'elemento su cui si deve intervenire è la pesantezza dell'impianto delle due camere così com'è strutturato ora, con non solo costi per la collettività in termini strettamente economici, ma soprattutto di efficacia: Camera e Senato attualmente finiscono per sovrapporsi, uno status quo inutile, di fronte al quale ci vuole una revisione completa nelle competenze delle due camere. Un tasto questo, che tocca tra l'altro parecchi livelli istituzionali, con altri enti, oltre alle assemblee elettive, che rendono la vita difficile ai cittadini e comportano spesso perdite di tempo ed intoppi».
Dal senatore Pdl Cristano de Eccher , arriva invece maggiore prudenza, anche se sui «difetti» del bicameralismo perfetto, l'identità di vedute con la Froner è pressoché perfetta: «Sui tagli alle indennità posso dire ben poco - spiega l'ex An - anche perchè nella mia posizione tutto incide poco, dato che le entrate che mi spettano dalla mia attività di parlamentare, così come facevo da consigliere provinciale, le riutilizzo interamente per l'attività politica. Credo tuttavia che le misure che interessano le indennità, possano avere mero peso di buon esempio, più che contribuire realmente a risollevare i conti pubblici. Quello che davvero sarebbe utile, sarebbe intervenire sull'anomalia del bicameralismo perfetto: una camera basterebbe eccome.