Se usare le prerogative dell'autonomia per mettere in protezione i Comuni trentini dal processo di obbligatorietà nella privatizzazione dei servizi idrici previsto dalla legge Ronchi (giustamente abrogata dai cittadini italiani) è «ciurlare nel manico» - come afferma il consigliere Borga sull'Adige di giovedì scorso - vuol dire che si è davvero privi di argomenti.
Michele Nardelli, "L'Adige", 19 giugno 2011
Perché questo è ciò che si è cercato di fare in Trentino negli ultimi mesi, da una parte aderendo alla via maestra dell'abrogazione legislativa tramite referendum, dall'altra cercando di dare piena attuazione agli articoli 8 e 9 dello Statuto di Autonomia che affidano la gestione dei servizi idrici alle competenze primarie della Provincia. Per dimostrarlo forse vale la pena percorrere le tappe di questo lavoro.
Quando, era il 18 novembre 2009, il governo decise di porre la fiducia sul decreto Ronchi che prevedeva la privatizzazione del servizio idrico ho presentato a nome del gruppo consiliare del Pd del Trentino una mozione in Consiglio Provinciale, poi approvata il 17 dicembre 2009 durante la discussione sulla Legge Finanziaria 2010: è l'Ordine del giorno n.89 «Difesa della gestione pubblica del servizio idrico» dove si afferma che «l'acqua è un bene comune, un diritto umano universale non assoggettabile a meccanismi di mercato».
Documento che verrà in seguito fatto proprio nella sua sostanza da molti Consigli Comunali del Trentino. A questo punto è però necessaria una veloce parentesi sulla situazione della gestione del servizio idrico in provincia di Trento, piuttosto complessa e che riflette percorsi diversi seguiti dai Comuni nel corso degli anni.
Nei 217 Comuni trentini la gestione del servizio idrico è la seguente: 193 Comuni gestiscono il servizio direttamente o attraverso società in house a totale proprietà pubblica; 17 Comuni (Ala, Albiano, Aldeno, Borgo Valsugana, Calliano, Civezzano, Fornace, Grigno, Lavis, Mori, Nave San Rocco, Nomi, Rovere della Luna, Rovereto, Trento, Volano, Zambana) hanno affidato a Dolomiti Energia (attraverso Dolomiti Reti) la gestione del servizio idrico; 7 Comuni (Levico Terme, Mezzocorona, Mezzolombardo, Pergine Valsugana, Riva del Garda, San Michele all'Adige, Tione di Trento) hanno affidato il servizio ad aziende speciali, utility locali, ecc.
Questi numeri possono trarre in inganno, in quanto i 17 Comuni che hanno affidato la gestione del servizio idrico a Dolomiti Energia corrispondono a circa 200.000 utenze (circa il 40% delle utenze in Trentino). Inoltre Dolomiti Energia ha ricevuto in eredità al momento della sua fondazione il patrimonio che era riconducibile a Trentino Servizi e, prima ancora, alla Sit: la proprietà dell'acquedotto del Comune di Trento. Va detto inoltre che tutti i Comuni che hanno affidato a Dolomiti Energia la gestione del servizio idrico vedevano in scadenza la disciplina transitoria del contratto al 31 dicembre 2010.
A partire dalla volontà espressa dal Consiglio Provinciale (e per evitare che il Decreto Ronchi obbligasse i Comuni trentini alla privatizzazione del servizio) prendeva spunto il Disegno di Legge Gilmozzi, poi entrato negli articoli 22 e 23 della Legge Finanziaria 2011, che prevede la possibilità per i Comuni che hanno gestito finora in economia (o in house) il servizio idrico possano continuare a farlo, anche in concorso con fra loro (Comunità di Valle o aree omogenee). Nell'articolo 22 della Legge Finanziaria è stato inoltre inserito un emendamento nel quale veniva spostava la data di scadenza delle concessioni per i 17 Comuni di Dolomiti Energia dal 31.12.2010 al 31.12.2011, allo scopo di trovare una soluzione diversa e non privatistica anche per questi Comuni.
Ed esattamente in questa direzione va un altro Ordine del giorno, il n.184 del 15 dicembre 2010, approvato su mia proposta sempre in sede di discussione sulla Finanziaria 2011, che auspica l'attivazione del diritto di «scorporo» delle attività relative al ciclo integrale dell'acqua da Dolomiti Energia, al fine di dar vita ad una nuova società interamente controllata dagli enti locali che partecipano a DE alla quale affidare il servizio idrico. Il diritto di scorporo, previsto all'atto di costituzione di Dolomiti Energia, doveva essere attivato entro il 31 marzo 2011.
Gli azionisti di maggioranza hanno quindi provveduto allo slittamento di questa data al 31 dicembre 2011 per dar modo ad un apposito gruppo di lavoro di formulare un'idonea proposta nella direzione auspicata dal Consiglio Provinciale. Per completezza, in ordine al tema dell'acqua, nell'ultima finanziaria abbiamo presentato con il consigliere Roberto Bombarda anche una serie di emendamenti in ordine al risparmio dell'acqua e alla diffusione delle fontane pubbliche.
Con l'abrogazione referendaria della legge Ronchi, fatto di straordinario valore e dal quale la politica speriamo sappia trarre insegnamento, tutto questo percorso non potrà che venir rafforzato, tanto nella direzione della salvaguardia dell'autonomia gestionale delle nostre comunità locali del servizio idrico, quanto nella totale ri-pubblicizzazione per quei Comuni dove il servizio idrico era stato affidato a Dolomiti Energia.
Realtà, quest'ultima, che pure rappresenta un segmento strategico nella gestione provinciale della nostra risorsa energetica.