Gli impiantisti, che chiedono di inserire la settimana bianca nel calendario scolastico, hanno davvero avuto una idea interessante: per alimentare un mercato oggettivamente in difficoltà, sospendiamo la didattica per una settimana e….. tutti in pista!
Mattia Civico, "Trentino", 25 maggio 2011
Se il metodo facesse scuola, la scuola rischierebbe di chiudere sei mesi all’anno.
Il calendario scolastico non può essere condizionato dalle esigenze del mercato, ma soltanto dai bisogni educativi e pedagogici o, tuttalpiù, dalle esigenze delle famiglie.
Si è detto: la settimana bianca è strumento per avvicinare i bambini trentini alla bellezza delle nostre montagne e del nostro territorio. Obiettivo nobile ma non inesplorato.
La Provincia ed il nostro sistema scolastico offrono già oggi molteplici occasioni di fare “scuola fuori dalla scuola”: è infatti pienamente condivisibile l’idea che l’apprendimento passa anche attraverso modalità alternative alla didattica tradizionale d’aula. Si impara molto anche fuori dall’aula, a contatto con la realtà, immersi in contesti inusuali, che sanno attivare la curiosità e che predispongono alla acquisizione di conoscenze attraverso l’esperienza.
Proprio per questo, sulla base dell’autonomia scolastica che è riconosciuta dal nostro sistema, gli istituti possono programmare in maniera flessibile parte del proprio calendario, aprendo spazi per proporre visite ai Musei, progetti di collaborazione con le biblioteche, attività di educazione ambientale e di conoscenza del nostro territorio, di promozione dello sport, esperienze di scambio con altri studenti o altre realtà.
Prevedere in calendario la settimana bianca per tutti significa inserire un elemento di rigidità ed avrebbe come conseguenza immediata quello di limitare gli spazi di autonomia e responsabilità degli istituti provinciali.
Contesto la proposta nel merito, ma non voglio sottrarmi alla questione che ha sollecitato gli impiantisti a porre il tema: mi rendo conto che il settore degli sport invernali, con tutto il suo indotto, è un mondo economicamente importante e che deve avere la nostra massima attenzione in quanto senza dubbio uno dei motori di sviluppo del nostro territorio.
Il tema è dunque come incentivare l’accesso agli sport invernali da parte delle famiglie trentine e come rendere sempre più attrattive le nostre strutture ricettive. Provando in questo ambito ad uscire dalla ricorrente logica del soccorso pubblico.
Credo che la direzione da seguire debba insistere su due direzioni: qualificare l’offerta e renderla competitiva. Qualificare l’offerta per esaltare le caratteristiche peculiari e i fattori di qualità di un territorio. Esaltare i punti di forza dedicandoli in maniera precisa. Rendere la montagna accessibile a tutti, anche dal punto di vista dell’offerta economica. La proposta di skipass a misura di famiglia, che già alcune località sciistiche hanno adottato, va esattamente in questa direzione. Non sostituendosi al privato, ma creando le condizioni affinché gli investimenti che le imprese mettono in campo trovino una coerenza nella programmazione del territorio. Non mortificando gli sforzi e gli investimenti delle imprese turistiche, ma facendo sistema in maniera più continuativa ed incisiva.
Occorre dunque considerare con (ancora maggiore) attenzione e serietà il problema della promozione turistica e del territorio, senza però gravare sul sistema scolastico e sul calendario della didattica.
Dare ossigeno al turismo, senza limitare il respiro della scuola.
Oggi e domani abbiamo bisogno di una scuola che faccia sempre più con attenzione il proprio mestiere: educare e accompagnare le nuove generazioni alla conoscenza, alla acquisizione di strumenti e competenze sempre più ampi, per essere forti nell’affrontare le sfide che abbiamo davanti. Gli slalom che i giovani incontreranno saranno tanti e molto impegnativi. Ci vorranno menti e cuori allenati, non solo polpacci.