Muse, Gardaland della conoscenza

Ieri la visita organizzata dal Partito Democratico nel cantiere del museo progettato da Piano: "Sarà un posto dove imparare divertendosi".
F. Gottardi, "L'Adige", 18 maggio 2011

Un cantiere rimane sempre un cantiere, anche se destinato a diventare opera d'arte firmata da Renzo Piano. Ma tra colate di cemento e muri di mattoni si comincia ad intravvedere quel che sarà il Muse e a intuire cosa potrà rappresentare per la città di Trento. Ieri una quarantina di persone ha potuto entrare nel futuro museo.
L'iniziativa l'ha presa il Partito Democratico del Trentino che ha organizzato la visita, guidata dal direttore del Museo di Scienze, Michele Lanzinger. Cicerone appassionato, Lanzinger ha spiegato la filosofia che ha ispirato le scelte. L'idea di fondo è di fare un centro scientifico che parte dal locale per occuparsi del globale, dalle stelle alpine all'effetto serra. Su 12 mila metri quadrati di costruzione poco più di 5.000 saranno quelli aperti al pubblico. L'ingresso principale è previsto a nord, dal prato che sta sul retro del palazzo delle Albere, su cui si affaccerà il percorso pedonale proveniente dal centro attraverso un sottopasso ferroviario in via di progettazione. Il Muse vuole essere un luogo aperto e dunque si è deciso che la lobby centrale sarà accessibile senza dover pagare il prezzo del biglietto.
Qui ci saranno macchine interattive, esperienze scientifiche e giochi didattici che permetteranno di scoprire e approfondire i fenomeni naturali. «Non sarà proprio una Gardaland ma comunque un luogo dove in maniera divertente si potrà portarsi a casa qualche conoscenza in più, un posto dove portare i bambini dopo l'uscita da scuola» commenta Lanzinger. La parte espositiva è fatta di un grande spazio centrale attorno al quale ruoteranno sei «gironi» danteschi, ognuno con un suo tema di approfondimento. Partendo dall'ultimo piano, dai picchi e dai ghiacciai estremi, e scendendo fino al piano interrato, sotto il livello del mare, i visitatori potranno osservare le modifiche causate dal variare delle altitudini, il cambiamento degli habitat e della biodiversità. Lungo l'asse orizzontale del palazzo verrà invece sviluppata la relazione fra scienza e società. Dalla descrizione scientifica dei ghiacciai si svilupperà un percorso specifico sulle risorse rinnovabili ed il risparmio energetico, mentre partendo dalle impronte fossili dei dinosauri si approfondirà la teoria dell'evoluzione. Per arrivare al dna, alle biotecnologie e alle sfide che queste nuove scienze pongono a tutta l'umanità.
Vi saranno 2.700 metri di spazi per le mostre permanenti e 780 per quelle temporanee. Eppoi, nella parte ovest, una serra tropicale. Si intravvede già il percorso circolare digradante per un'altezza di 12 metri (8 fuori terra). E mentre il cantiere cresce, un ricercatore del Museo è distaccato in Inghilterra per apprendere tutto su tecniche di cura e crescita delle piante tropicali. «Dobbiamo rischiare e cercare qualcosa di nuovo. Sono convinto che saranno gli elementi di novità che faranno la fortuna del Muse» sostiene il direttore. Tra le anticipazioni regalate ai visitatori quella della grande sfera che verrà installata al centro della parte espositiva, una rappresentazione del mondo che rappresenterà lo stato del pianeta, con le sue fasce climatiche e in tempo reale anche terremoti, cicloni e grandi eventi naturali. E lì vicino, pagando un ticket aggiuntivo, si potrà fare un salto nel futuro, con ipotesi scientifiche, entrando nel cinema a 4D a forma di astronave. Naturalmente verrà mantenuta un'importante sezione riservata alla visita delle scuole, sei laboratori più una sala da novanta posti a sedere.
Ma anche i ricercatori, chiusi nei loro uffici-acquario con ampia vetrata, saranno a disposizione del pubblico per spiegazioni e approfondimenti. Margherita Cogo, ex assessore provinciale alla cultura, durante la visita ha raccontato un retroscena risalente a qualche anno fa, quando la giunta provinciale decise di lanciarsi nell'impresa Muse. Ha spiegato di aver sudato sette camicie e impiegato più di tre ore per convincere, con l'aiuto di Lanzinger, il presidente Dellai e gli altri assessori della bontà del progetto. L'esecutivo provinciale, che all'epoca pensava di realizzare in quella zona un centro ricerche, si fece convincere e ora siamo al dunque. Tra due anni ci sarà il taglio del nastro e il Muse sarà pronto a dare il suo contributo per portare il nome di Trento nel mondo.