Ultima giornata della missione parlamentare a Rafah

La giornata conclusiva della missione parlamentare in Egitto verso Rafah si è conclusa al Cairo con altri due incontri importanti per capire. Uno è con la Mezzaluna rossa palestinese, la realtà della croce rossa che prende in carico i feriti che riescono ad uscire dalla Striscia.
Sara Ferrari, 7 marzo 2024

 

Il capo delegazione ci dice che trova scioccante che la comunità occidentale abbia assunto la narrazione israeliana interrompendo aiuti all’UNRWA e facendo disinformazione sulle agenzie umanitarie, e si sorprende di come molti governi occidentali, compreso quello italiano, accettino questo racconto senza chiedere prove e fare indagini, visto che non è stato prodotto alcun documento che provi la complicità dell’agenzia con il terrorismo.

L’ultima tappa della nostra missione è all’ospedale Umberto I, costruito nel 1903 dalla Società Italiana di beneficenza, che cura 50.000 pazienti all’anno, gestito dalle suore comboniane. Li incontriamo suor Pina, veneta di nascita e da 32 anni in prima linea, che ci aiuta a conoscere alcune mamme con i loro bambini feriti, che sono stati evacuati da Gaza e vengono curati qui. Al piccolo di 3 anni è stata amputata una gamba, a seguito delle ferite da bombardamento; fa male al cuore incontrarlo in braccio alla madre, ma lui ci sorride intimidito, perché domani forse arriverà la sua protesi, mentre la mamma attende con trepidazione di poter rivedere la figlia ricoverata col padre in un’altra clinica. Altre due donne giovanissime escono nel corridoio con i loro figli per conoscerci: sono in partenza per l’Italia dove i piccoli verranno curati. L’ultima che incontriamo è una solare ragazza che abbisogna di cure oncologiche. Qui sono ricoverate circa 30 persone.

In ospedale le cure possono essere più puntuali che sulla nave Vulcano dove veniva gestita solo la prima urgenza, però per arrivare qui da Rafah ci vogliono ben 8 ore di strada nel deserto e tra numerosi checkpoint, come abbiamo provato anche noi ieri. La Mezzaluna rossa ci ha detto che queste evacuazioni di feriti, decise da quello che resta del Ministero della salute palestinese a Gaza con le Nazioni Unite e autorizzate nei numeri da Israele, sono solo una goccia in un oceano, mentre servono urgentemente ospedali da campo perché possono salvare molte più vite e sono più vicini ai feriti. Al momento però l’esercito israeliano non autorizza l’ingresso delle tende per costruirli.

Con l’impegno di testimoniare quanto visto e appreso, si conclude anche la nostra missione. Tutti i partecipanti, deputati, operatori delle organizzazioni umanitarie, docenti esperti di medio oriente, hanno sottoscritto una lettera alla premier Giorgia Meloni invitandola a fare lei stessa una visita come la nostra a Rafah, per vedere coi suoi occhi, capire e agire per un cessate il fuoco immediato e definitivo, lo sblocco degli aiuti e la liberazione degli ostaggi israeliani.