Assegno unico, 4.000 in più

L’assegno unico aggiorna la fotografia sulla condizione dei trentini. Il numero di beneficiari crescerà, lo ipotizzano le stime della Provincia, ma tale incremento si potrà spiegare solamente in parte leggendo il dato con la lente fornita dai numeri e dagli interventi sugli indicatori fiscali. Alessandro Olivi ne è convinto. Secondo il vicepresidente della Provincia, dei 4.000 nuovi trentini che usufruiranno di un sostegno al reddito metà verrà intercettato per mezzo dell’innalzamento della quota Icef, passata da 0,13 a 0,16, ma l’altra metà arriverà grazie alla capacità dell’assegno unico di attenuare il timore di «stigmatizzazione».
"Corriere del Trentino", 15 marzo 2018

«I beneficiari passeranno da circa 6.500 a oltre 10.000 — spiega Olivi — Non possiamo avere un dato preciso per sapere da dove arrivino, ma calcoliamo che circa 2.500 entrino in ragione dell’innalzamento dell’Icef: averlo stabilito a 0,16 ha consentito di intercettare quella fascia di persone che sono a rischio ma venivano escluse per modestissimi redditi». La rimodulazione, secondo il vicepresidente, permette quindi di incoraggiarle a mantenere quell’entrata economica, per quanto modesta possa essere. «Un’altra fascia composta da circa 2.000 persone diviene beneficiaria grazie a una sorta di “effetto trascinamento” che l’assegno unico produce rispetto al reddito di garanzia — continua Olivi — Prima coloro che vivevano affrontando una condizione reddituale bassa, per accedere al reddito di garanzia dovevano autocertificare la loro condizione di bisogno». Si innescava, insomma, un rapporto unico tra lo sportello erogatore del contributo e il percettore che costringeva quest’ultimo a spiegare le ragioni delle sue difficoltà. «Ora all’assegno unico si può accedere da più parti, per cui una persona non deve precisare le ragioni ma chiede solo di poter accedere alla misura e presenta la propria condizione complessiva» argomenta il vicepresidente.

Al contempo, però, il nuovo strumento innesca «un patto di reciprocità» tra il cittadino e la pubblica amministrazione, una relazione basata sulla trasparenza che - si stima - produrrà anche un effetto di fuoriuscita. «Non sappiamo ancora quanti saranno, il dato a gennaio parlava di un migliaio di persone, ma ci sarà una fetta di individui che preferisce evitare la profilazione e la presa in carico».

Nel complesso, se come specifica Olivi «le proiezioni sono corrette», il nuovo strumento messo in campo dalla Provincia dovrebbe portare a un incremento di quasi il 60% di beneficiari: «Si tratta insomma di un intervento importante che ci permette di arrivare lì dove prima facevamo fatica ad arrivare, e con una misura più responsabilizzante» prosegue il vicepresidente.

Un simile elemento virtuoso non sarebbe invece contenuto in uno strumento come il reddito di cittadinanza, nei confronti del quale Olivi mostra tutto il suo scetticismo. «Un sistema di protezione per essere davvero efficace non ha bisogno solo di soldi ma anche di una rete territoriale di servizi e di collaborazione fra istituzioni e corpi intermedi» dice l’assessore provinciale, che immagina poi potenziali conseguenze negative legate all’introduzione di uno strumento di welfare come quello proposto, su tutti, dal Movimento 5 Stelle. «Il rischio di un’operazione come quella del reddito di cittadinanza è creare nei cittadini da un lato aspettative eccessive e dall’altro una grande disillusione — aggiunge Olivi — Al di là delle questioni economiche e della inevitabile dose di propaganda, la rete di protezione sociale si costruisce mettendo insieme la dimensione finanziaria e l’offerta di servizi. E il Trentino credo costituisca e possa costituire un punto di riferimento».

Esclusa la proposta pentastellata, Olivi immagina comunque una rimodulazione dello strumento avviato lo scorso gennaio. «Innanzitutto vorremmo spostare la raccolta delle domande a luglio, massimo a settembre, per evitare di stressare il sistema come accaduto con l’avvio a ottobre — spiega il vicepresidente — E poi vorremmo che ci concentrassimo su due punti: il primo è quello della casa, toccando il sostegno al costo dell’affitto, da non confondere con l’assegnazione di alloggi; il secondo è la conciliazione vita lavoro, abbattendo ulteriormente i costi. Ricordiamoci che siamo appena partiti, magari in futuro potremmo implementare le risorse».

Ieri, intanto, il vicepresidente ha incontrato i vertici di Fca nella sede del Centro ricerche Fiat a Orbassano con l’ obiettivo di incrementare le opportunità di collaborazione fra l’azienda e sistema trentino, nel settore della progettazione del «veicolo intelligente», ovvero di un’auto digitalizzata, sicura, in grado di assistere il conducente e di evitare molti degli errori che potrebbe eventualmente commettere.