Elezioni Politiche 4 marzo 2018: facciamo crescere l’Autonomia

Il 4 marzo si vota. Con una legge che prevede in Trentino 3 collegi uninominali alla Camera e 3 collegi al Senato.
Il che significa che non sarà un voto astratto, ma che si sceglierà concretamente la persona che rappresenterà il Trentino in Parlamento.
Luca Zeni, 26 febbraio 2018


In questi ultimi anni abbiamo toccato con mano l’importanza di avere una delegazione parlamentare compatta, Trentino ed Alto Adige/Sudtirol, capace di garantire rapporti e avanzare proposte condivise con la Provincia, e per questo i candidati del centrosinistra autonomista compongono una squadra coesa e seria.
Ma oltre ad un aspetto di “interesse territoriale”, ci sono aspetti profondamente politici che ci consentono di poter dire che il Trentino è qualcosa di profondamente diverso dall’impostazione di altre forze politiche, che si basano sull’esasperazione dei conflitti individuali e sul cavalcare le paure. Il Trentino ha sempre anteposto la relazione all’individualismo esasperato, l’aspetto comunitario all’odio.
Di seguito alcune considerazioni su questa campagna elettorale e alcuni appuntamenti elettorali di questa ultima settimana.

Le periferie del mondo
Lo confesso. Sono a disagio. 
Provo disagio osservando questa campagna elettorale e più in generale osservando i tempi che stiamo vivendo.
Provo disagio perché vorrei urlare contro l’indifferenza e il disinteresse di cui mi sembra tutti siamo testimoni e, al tempo stesso, tutti soffriamo.
Indifferenza e disinteresse verso i temi veri che dovrebbero riempire i nostri dibattiti e i nostri discorsi e invece sembra che tutti siamo prigionieri di una sindrome collettiva che ci  spinge verso un appiattimento generale sui temi che si ripetono retoricamente sull’immigrazione e la sicurezza, quasi fossero solo quelli i nostri problemi.
Intendiamoci: non sottovaluto i due temi ma non credo che i nostri elettori meritino che tutte le forze politiche facciano a gara solo a ripetersi addosso le stesse retoriche e cioè “contrasto all’immigrazione e maggior presidio nelle città”, come se vi fosse qualcuno che potrebbe volere immigrazione senza regole o città non sicure.
Lo posso dire avendo dovuto affrontare in Trentino, in questo complesso periodo, la gestione dell’accoglienza, che è sostenibile solo se accompagnata da un fermo richiamo al rispetto delle regole.

 

Così invece di raccontare in cosa si è diversi e che tipo di mondo immaginiamo ci si appiattisce sulle stesse frasi e le stesse generiche rassicurazioni; anche quando si parla di lavoro o di giovani sembra che siano temi secondari e anche li, non si percepiscono più originalità e innovazione.

Credo che il nostro territorio abbia bisogno di tornare ad una politica più alta e concreta.
Chi ha il coraggio di descrivere veramente ciò che si aspetta dal futuro?

Ad esempio perché non parliamo delle nostre “periferie”? Non esistono solo il nord e il sud del mondo o il nord e il sud del Paese e non esistono solo i centri città e le periferie urbane.
Nel nostro territorio le periferie sono le valli e le montagne e siamo chiamati a progettare il futuro sulla concretezza, con soluzioni normative ed investimenti.
Ridurre il divario geografico che il nostro Trentino, per sue caratteristiche geofisiche, subisce più di altri territori è un progetto politico; con gli slogan “sicurezza.. onestà..”, ed altro del genere non si raggiungono obiettivi e oggi, non raggiungere obiettivi, significa generare ancora più divario.
Ed analogo danno lo compie chi sa solo protestare contro ogni cambiamento, perché in un mondo che cambia le valli non si tutelano riproponendo modelli bucolici che non ci sono più.
Occorre comprendere che alcune prestazioni che necessitano di alta qualità (che passa anche attraverso certi numeri) non possono essere parcellizzate (dalla scuola alla sanità), mentre altri servizi che favoriscano la qualità della vita e quindi l’attrattività residenziale devono essere aumentati sul territorio.

Oggi non ci si può illudere di rimanere fermi perché se non si va avanti è inevitabile indietreggiare; come sul ghiaione di una montagna, se non sali inevitabilmente col tempo scivoli giù.
Proprio così, oggi non progettare sviluppo significa arretrare e questa è la nostra consapevolezza; se qualcuno pensa di costruire il futuro parlando all’insicurezza della gente, manipolando paure e non proponendo in realtà nulla di concreto e misurabile, si assume una responsabilità morale verso tutti.
Come ogni buon padre di famiglia bisogna saper vedere e spiegare la verità e impegnarsi per migliorare lo stato comune; quante volte abbiamo detto che un buon padre di famiglia deve sapere dire dei no quando serve?
Ecco, assecondare paure collettive, enfatizzare il rifiuti alle mutazioni economiche e sociali e cavalcare la demagogia è più facile, e forse crea anche un po’ di consenso; ma è come un buon padre di famiglia che dice sempre di si perché non vuole contrasti e spera solo di non litigare col figlio, anche se a volte non rinunciare vigliaccamente ai contrasti permette di proporre modelli educativi migliori.

Occorre allora valutare chi ha il coraggio di parlare di imprese e di riconversione delle attività produttive, di apertura ai mercati e alle relazioni con la comunità nazionale e l’Europa, perché la vera forza di un’autonomia non è la chiusura o il protezionismo fine a se stesso.
La vera forza dell’autonomia è il coraggio di aprirsi all’esterno, forti dei nostri valori e delle nostre prerogative, delle nostre leggi e delle nostre possibilità e capacità di saper utilizzare al meglio le nostre risorse.
Saper governare significa avere idee: idee di impegno civico verso le diseguaglianze; idee di forza propositiva nella capacità di avere università competitive che, collegate al tessuto produttivo, reale e potenziale del nostro territorio, sappiano trattenere le forze giovani presenti e d’importazione.
Idee per imparare a valorizzare la nostra capacità di attrazione residenziale: quanto valore umano potremmo attrarre perché il Trentino continui a crescere e abbia prospettive invidiabili rispetto ad altri territori. Dobbiamo agire affinché si superi la paura che i giovani abbandonino il nostro territorio e si trasformi invece in selezione e scelta verso chi ci interessa attrarre e trattenere qui.
Assumiamoci la responsabilità di essere artefici del mondo che lasceremo alle generazioni future.
Sarebbe una civiltà in declino quella che rifiuta le differenze, che non genera strette relazioni tra formazione e lavoro, che ripete retoricamente che vuole attrarre investimenti ma si dimentica quanto sia importante attrarre nuove richieste di residenzialità. Favorire la residenzialità significa aiutare i giovani a scegliere il Trentino per i loro progetti di vita; significa servizi, trasporti, comunicazione, tecnologie per semplificare il quotidiano e renderci tutti più interconnessi: vicinanza tra cittadini e pubblica amministrazione vuol dire soprattutto questo.

Io cerco questa politica, e non la cerco da politico, ma la cerco da cittadino perché so che questo farà crescere le nostre risorse e il nostro futuro.
Per questo motivo, da cittadino trentino, il 4 marzo sosterrò i candidati del centrosinistra autonomista, che nei nostri collegi meglio rappresentano questa serietà e capacità di governare con fiducia e saldezza, quelli del centrosinistra autonomista e sceglierò il Partito Democratico.