Giovani e lavoro: reddito sicuro

Luca Zeni, 1 novembre 2009
Anche gli ultimi dati statistici ci confermano quanto i giovani sanno già da tempo, oggi le aspettative di qualità della vita sono minori rispetto a quelle dei loro genitori.

Tremonti - pur non scevro da secondi fini - ha avuto il merito di dire una cosa che crea imbarazzo nei benpensanti: il lavoro fisso dà
serenità, e oggi è l'unica base che fornisce la sicurezza necessaria per
costruirsi una famiglia.
I giovani sono vittime del lavoro flessibile e precario, e sono vittime della loro scarsa capacità di rappresentanza politica, sindacale e culturale.
Ma Tremonti non coglie il punto vero: il tema non è la "bellezza" del posto fisso, del contratto a tempo indeterminato. Il tema è invece quello delle garanzie di stabilità del reddito personale, nei passaggi da un lavoro all'altro; i giovani oggi desiderano il posto fisso perché è garanzia di continuità reddituale e non certo perché credono affascinante il rimanere per sempre all'interno di un'unica realtà professionale.
In questi giorni si parla della possibilità di richiedere al Governo il riconoscimento di una delega all'Autonomia nella gestione delle tematiche inerenti gli ammortizzatori sociali, e il Partito Democratico,
che ha la responsabilità del governo, deve giocare fino in fondo questa
partita, muovendosi lungo questo binario: flessibilità e garanzie. Vogliamo partire dal fatto che è un'ingiustizia che un collaboratore versi ad un fondo INPS a gestione separata una parte del proprio reddito, salvo poi non poterlo capitalizzare a fini pensionistici od altro? Quanti co.co.pro. si sono dovuti arrendere di fronte a questa stranezza, tutta italiana.
Perché, ad esempio, non si è mai vagliata l'opportunità, da parte del soggetto pubblico, di unire le proprie forze con i soggetti finanziari del territorio (nel caso trentino, ben potrebbero essere il credito cooperativo, l'ITAS e investitori locali) per istituire dei veri e propri fondi, pubblico/privati, in cui far confluire risorse pubbliche e risorse dei lavoratori?
Questo a garanzia del reddito discontinuo dei lavoratori flessibili di età compresa tra 18 e 32-35, che altrimenti sono costretti ad affidarsi sempre e solo all'aiuto dei genitori, chiamati a sacrifici spesso oltre le loro possibilità.
Ciascun giovane lavoratore flessibile sarebbe disposto, a fronte di una
compartecipazione del pubblico, ad "accantonare" in un fondo gestito da un soggetto privato, con precise garanzie pubbliche, parte del proprio reddito mensile: all'indomani della cessazione del proprio rapporto di lavoro, si vedrà riconosciuta un'indennità di garanzia mensile, quantomeno pari ad un 80% del suo ultimo reddito mensile, per un periodo massimo di 10-12 mesi.
In Trentino, con una disoccupazione limitata, questo meccanismo consentirebbe di trasformare l'insicurezza dovuta all'assenza del posto
fisso in una relativa situazione di sicurezza.
C'è poi il grande tema delle donne e del mercato del lavoro: troppo spesso il lavoro a tempo determinato consente di aggirare regole e buoni propositi, quanto una donna decide di diventare mamma.
Questo momento di felicità si trasforma in una esclusione forzata dal lavoro, con brusca frenata nei propri percorsi di carriera.
Troppe donne lavoratrici, arrivate attorno ai 30-35 anni vivono la maternità come una condanna alla rinuncia della possibilità di unire
famiglia e lavoro.
In Trentino possiamo ragionare su un modello europeo, che ci allontani da un trend di decadenza sociale e demografica che vogliamo rifuggire.
Nei prossimi mesi, come Partito Democratico del Trentino, vorrei aprissimo una grande e pragmatica discussione su questi temi: lavoriamo per una pienezza dei diritti dei giovani lavoratori e delle donne!