Il Pd non può essere scalato

Caro Direttore,
ho letto con interesse le sue riflessioni rispetto a scalate e scalatori. Certo, arrampicare è un esercizio sano, ma come ogni scalatore sa, la montagna va conosciuta bene. Il PD, per la sua conformazione e storia, è più un percorso da fare insieme che una vetta da scalare in solitaria.
Elisa Filippi, "L'Adige", 9 dicembre 2014


Il Partito Democratico per la sua storia, per la sua ricchezza, per la sua varietà, è il partito che meglio può garantire il valore della modernità della politica oggi in Trentino, come nel resto del Paese.
Se vi è una difficoltà nel PD trentino è piuttosto quella del non aver colto in pieno lo spirito riformatore del nuovo Partito Democratico nazionale.
Colgo l'occasione delle prossime elezioni amministrative per fare alcuni esempi. Fino ad ora abbiamo sentito parlare solo di nomi e di metodi (primarie sì/primarie no/primarie forse). Ma i programmi? La visione di insieme? I nomi dei candidati accontentano alcuni, ma solo i progetti soddisfano le esigenze di tutti. Come ha ricordato anche il Presidente Renzi recentemente: «Nomina sunt consequentia rerum». La vera domanda non è «Chi?» ma «Per fare cosa?».
E allora proviamo a immaginare l'appuntamento di maggio non solo e non tanto come il momento in cui molti comuni, diverse realtà isolate tra loro vanno al voto, ma come una grande occasione per incidere sulla politica di sviluppo del Trentino: non realtà isolale, ma una comunità smart, una rete di città e di centri «intelligenti» che condivide problemi e progettualità collegati tra loro da una visione comune.
Prendiamo alcuni esempi: il turismo. Nel momento in cui la politica di promozione del Turismo torna giustamente dalle Regioni a statuto ordinario allo Stato, ha senso per il Trentino avere un sistema così frammentato e moltiplicatore di costi in cui sostanzialmente ogni Valle fa per sé?
Va prodotta una riflessione comune a tutti i territori. Ripensare il turismo montano con la crisi degli impianti sciistici, non riguarda solo Folgaria, o solo Brentonico, etc. ma tutte le valli. O ancora il destino del Mart è questione solo roveretana, o richiede il ripensamento dell'intero sistema della politica culturale?
La nuova legge di riforma istituzionale promuove le fusioni tra comuni e incentiva/obbliga le gestione associate: dobbiamo iniziare a progettare insieme lo sviluppo nei nostri territori, e dobbiamo iniziare a farlo subito. Per ottimizzare le risorse e battere sul tempo la burocrazia.
È evidente inoltre che ad alcune sfide locali (penso alla delocalizzazione di importanti industrie che incidono sulla nostra occupazione), vanno studiate risposte globali. La valorizzazione dei nostri centri di ricerca e innovazione è fondamentale per connettere e attrezzare la comunità trentina nella competizione globale. Ci vogliamo provare efficacemente?
Di questo e di moltissimo altro, dobbiamo tornare a discutere oggi, con la consapevolezza che il mondo è cambiato e che anche noi siamo immersi in questa complessità.
Con la sua dimensione nazionale e soprattutto europea, con la sua rete di amministratori e di militanti, con la sua capacità di attrarre elettori e parlare a diversi mondi, il PD è già intrinsecamente un partito popolare ed europeo, riformista e innovatore, e ha il dovere di farsi promotore di questa elaborazione politica con una leadership che anche in Trentino sia all'altezza dell'impegno, dell'entusiasmo, delle aspettative dei suoi militanti e dei suoi elettori.
Le iniziative di riflessione come quella lanciata dall'ex Presidente Dellai in questi giorni, sono momenti per i quali va dedicato il massimo rispetto. Confesso però che personalmente e politicamente ho più entusiasmo per il futuro, che nostalgia per il passato anche perché le ricette del passato non si sono rivelate pienamente adeguate all'oggi, figuriamoci al domani.