"Il leader non c'è, facciamo squadra"

"Il centrosinistra autonomista deve lavorare per costruire una squadra in cui il primus inter pares sarà deciso dalle primarie. I 5 Stelle mi sembra non riescano ad andare oltre la protesta, mentre Progetto Trentino è solo voglia di rivincita e denuncia, ma non uno sguardo sul futuro". Il senatore trentino, neoeletto vicepresidente del gruppo del Pd al Senato, è ottimista su primarie ed elezioni. Domani il vertice di coalizione sulle regole.
L. Patruno, "L'Adige", 13 giugno 2013

Domani i partiti del centrosinistra autonomista si ritroveranno per definire - finalmente - le regole delle primarie di coalizione per la scelta del candidato presidente, che si svolgeranno o il 7 o il 14 luglio. Il senatore della Valsugana, Giorgio Tonini, eletto l'altro ieri vicepresidente del gruppo del Pd al Senato, è convinto che ormai il percorso delle primarie sia definito e che non ci saranno nuove sorprese o tensioni tra alleati: il problema è però riuscire a organizzarle in modo da rafforzare la coalizione dando l'idea di una visione comune e di una compattezza che fino ad ora si sono viste poco.

 Senatore Tonini, il centrosinistra trentino si avvia verso le primarie. Pensa che faranno bene alla coalizione in vista delle elezioni di ottobre oppure no?
 Penso che la situazione vada gestita con un po' di buon senso partendo dal dato che l'uomo della provvidenza non c'è e i leader non si fabbricano in Val Gardena. Come dice Dellai: i leader si riconoscono e non si creano. In questo momento il leader non c'è e dunque il centrosinistra autonomista deve lavorare per costruire una squadra in cui il  primus inter pares  sarà deciso dalle primarie. L'importante è che da Pergine apprendiamo le due lezioni: primo, nessun pezzo del centrosinistra autonomista da solo è credibile. La coalizione è un valore in sè. Secondo, la coalizione deve essere proiettata sul futuro e non sul passato. Il massaggio che i due tronconi di coalizione hanno mandato in campagna elettorale a Pergine è stato: facciamola pagare a quegli altri. Le beghe del passato hanno fatto male agli uni e agli altri.
 A livello provinciale, vede lo stesso rischio di sguardo al passato?
 No, non mi pare paragonabile. C'è la consapevolezza di aver fatto bene fin qui, ma anche che questo non basta per vincere le elezioni. Gli elettori votano in base al progetto di futuro che proponi. L'aver fatto bene in passato è la precondizione. Dopo aver messo via una male intesa discontinuità rispetto a qualcosa di opaco e discutibile e aver schierato tutte le forze politiche intorno alla giusta rivendicazione di quanto fatto negli ultimi 15 anni, è chiaro che ci aspetta un futuro diverso e ora si deve ragionare su cosa cambiare, sia sul fronte dell'economia, per spingere su una crescita di qualità, sia sulle istituzioni dell'autonomia - Regione, Provincia, Comunità e Comuni - perché siano più forti ma leggere al tempo stesso. Oggi sono troppo costose e la burocrazia soffocante.
 Pensa che il centrodestra o Progetto Trentino possano riuscire a rappresentare un'alternativa a questo centrosinistra senza leader?
 Di fronte a noi non vedo avversari temibili. Il centrodestra è nel marasma più completo grazie alla Biancofiore che noi speriamo che mantenga a lungo la sua leadership del centrodestra trentino perché finché c'è lei siamo tranquilli. Dall'altra c'è il Movimento 5 Stelle che mi pare non possa andare oltre la protesta visto che quando fanno le «provincialie» il più votato prende 50 voti. Progetto Trentino tutto è tranne che uno sguardo al futuro. È una umanamente comprensibile voglia di rivincita, assieme alla denuncia di qualcosa che non va e va cambiato, ma senza un pensiero forte e chiaro. È solo l'espressione di un malumore che esiste in Trentino. Loro lo chiamano progetto ma non si vede.
 In Parlamento i grillini si stanno spaccando, qualcuno è già uscito e si parla di emorragie consistenti. Pensa che in Senato i fuoriusciti possano essere di numero sufficiente da consentire una maggioranza diversa con il Pd?
 Al momento no. Il movimento 5 Stelle sta conoscendo una crisi strutturale dovuta a una discrasia tra la rappresentanza parlamentare ed elettori. Gli eletti sono in gran parte persone di sinistra diciamo critica, no global, no Tav, ecologisti radicali. L'elettorato è stato invece in buona parte di centrodestra, ex leghisti o ex berlusconiani ed è difficile amalgamarlo con delusi del Pd o elettori più di sinistra solo per questioni di pulizia nella politica. È un terreno franoso e questo rende difficile immaginare scenari diversi. Certo, servono come deterrente verso il Pdl, che per altro mi sembra molto indebolito dopo l'esito delle comunali. Non c'è un clima del Paese per cui basta che Berlusconi schiocchi le dita. L'effetto di queste elezioni è stabilizzante per il governo Letta, però deve fare le riforme socio-economiche e istituzionali e le differenze tra Pd e Pdl non rendono facilissimo il percorso.