Multiservizi in Trentino: sarebbe un peccato dire "c'era una volta"

Il pericolo esiste, anche se non si vede: giorno dopo giorno un pezzetto della nostra storia se ne va, perso nel processo della globalizzazione. Mai come in questi ultimi anni sono rapidamente cambiati gli stili di vita, l'economia e il mercato.
Alessandro Olivi, "Trentino", 11 aprile 2012

L'omologazione rischia di snaturare l'idea stessa di un Trentino inteso come comunità diffusa, in cui non sono solo i grandi numeri e la logica del business a condizionare la qualità della vita dei cittadini.

Anche per questo si è deciso di sviluppare - questo pomeriggio, nella sala della Regione - un confronto a tutto campo fra i soggetti che si sono impegnati nelle comunità a mantenere viva la rete capillare dei negozi e dei pubblici esercizi  - i cosiddetti multiservizi - quali strumenti che la politica provinciale ha da tempo individuato per sopperire ai rischi di un processo di desertificazione commerciale del territorio.

La riforma del commercio del 2010 ha fra le sue priorità quella di garantire il pluralismo d'impresa e in particolare di rafforzare questo rapporto fra il territorio, le comunità e il commercio come attività economica al servizio del cittadino. Gli obiettivi sono semplificare le procedure amministrative ed incoraggiare l'impresa, soprattutto se piccola o media, ma anche contenere il consumo di territorio e valorizzare maggiormente il patrimonio edilizio esistente, mettendo regole precise e più stringenti alla proliferazione quantitativa delle grandi strutture di vendita.

La riforma provinciale mette al primo posto, fra i suoi strumenti di politica attiva, proprio il sostegno ai punti vendita e agli esercizi di somministrazione in località montane, marginali e periferiche, intervenendo con un finanziamento pubblico laddove il mercato non giustifica più la sopravvivenza di un'impresa lasciata alle sole regole della sostenibilità economica fine a se stessa.

Perché il commercio non è soltanto facilità di spesa, assortimento, servizio al cliente, ma esprime anche una preziosa funzione sociale. I nostri negozi, i bar, le osterie sono parti vitali del territorio, soprattutto per le zone più svantaggiate. Per questo la Provincia vi investe risorse, nella convinzione che anche dal futuro di queste imprese commerciali dipenda la prosperità delle comunità che se ne servono.

Anche questo è essere Autonomia, cioè garantire che le comunità siano innervate dei servizi primari per la popolazione, soprattutto per le fasce di popolazione più fragili. Il commercio di prima necessità è uno dei capisaldi del tessuto connettivo della comunità, che le istituzioni dell'Autonomia hanno il compito di salvaguardare.

Dal 1998 la Provincia ha finanziato quasi 500 interventi con circa 19 milioni di euro di investimento per rafforzare la rete dei negozi multiservizi. Proprio recentemente, la Giunta provinciale ha fissato per il 2012 le risorse destinate allo sviluppo delle attività economiche nelle zone montane. Si tratta di circa 4,5 milioni di euro, in crescita rispetto al 2011, di cui 2 milioni a favore dei Comuni per investimenti nelle strutture (dove sono presenti negozi ed esercizi di somministrazione) e la parte restante per le imprese commerciali.

Gli investimenti pubblici sulla rete dei negozi multiservizi generano anche altri vantaggi. Si pensi, ad esempio, alla tutela del patrimonio edilizio e alla funzione di deterrente allo spopolamento.

Fra i compiti di una pubblica amministrazione moderna ed attenta alle esigenze della collettività vi è anche quello di dislocare in modo efficace i servizi pubblici e di favorire le condizioni affinché anche i servizi privati, compresi quelli commerciali, possano distribuirsi sul territorio in modo equilibrato. La Provincia non può limitarsi a prendere atto dell'attuale tendenza di vederli concentrarsi negli ambiti commercialmente più appetibili, con il conseguente degrado del territorio di fondo valle e l'abbandono dei nuclei abitati più lontani dai servizi. I piccoli negozi sono una risorsa fondamentale da preservare, perché anche in periferia rendono effettivi i diritti di cittadinanza, consentendo così alle piccole comunità di continuare a vivere.