Il segretario del Pd trentino, Michele Nicoletti, aveva promesso che si sarebbe dimesso una volta eletto alla Camera. E infatti subito dopo i risultati, che hanno confermato la sua conquista di un seggio a Montecitorio, ha confermato che si presenterà dimissionario all'assemblea provinciale del partito.
L. Patruno, "L'Adige", 4 marzo 2013
Ora, però, la questione della segreteria sta già diventando un elemento di scontro all'interno del partito perché la parte più vicina al segretario ha iniziato a dire di non ritenere utile che Nicoletti lasci il timone proprio ora che si apre la fase delicata di avvicinamento alle elezioni provinciali di ottobre con l'individuazione di un candidato di coalizione alla presidenza della Provincia, che oggi come oggi, nessuno sa dire chi sarà.
Sulla opportunità delle dimissioni del segretario Nicoletti, il presidente della Provincia, Alberto Pacher , però non ha dubbi, infatti dichiara lapidario: «Mi pare che sia nell'ordine delle cose. È successo anche in passato, perché ora no?»
E Pacher ne sa qualcosa, perché la stessa discussione l'ha vissuta sulla sua pelle qualche anno fa. Quando nel 2008 si candidò e fu eletto in consiglio provinciale era il segretario del Pd trentino e rimise il mandato. Si aprì la discussione, con la differenza che quelli che allora sostenevano la necessità delle dimissioni per evitare la somma di ruoli politico e istituzionale, oggi sono coloro che ritengono che Nicoletti dovrebbe restare al suo posto almeno per la gestione delle elezioni provinciali, le più importanti e cruciali all'orizzonte.
Tra questi c'è il consigliere provinciale Mattia Civico, che è senz'altro espressione dell'area più affine al segretario Nicoletti, ma c'è anche il capogruppo provinciale.
E sulla stessa linea si esprime l'ex vicepresidente della Provincia, Margherita Cogo , che dice: «Io sono tra coloro che pensano che Nicoletti dovrebbe restare segretario fino a quando non si farà il congresso, dopo le elezioni provinciali, perché non vedo prima quando sarebbe possibile farlo. D'altra parte, credo che per quanto riguarda il risultato delle elezioni politiche non si possa che dire che sono andare bene, si sono raggiunti tutti gli obiettivi e dunque non ha senso chiedere le dimissioni del segretario. Se guardiamo al Pd nazionale - conclude Cogo - abbiamo un segretario che non si dimette nonostante abbia perso le elezioni».
Orientato a mantenere Nicoletti al suo posto sarebbe anche Luca Zeni , capogruppo del Pd in consiglio provinciale, che si sentirebbe più garantito rispetto alla corsa alle primarie per la scelta del candidato presidente alla quale anche lui è intenzionato a partecipare.
La questione del segretario, infatti, è legata alla partita per per il candidato presidente. Non è un mistero che al momento l'unico papabile di cui si fa il nome per prendere le redini del partito in questa fase è Roberto Pinter , già membro della segreteria, che tra l'altro è è stato decisivo per la conclusione dell'accordo unitario sul Senato tra Pd, Patt e Upt che si è rivelato vincente.
L'ala «nicolettiana» teme che un Pinter segretario possa rappresentare un problema per la candidatura alla presidenza di Donata Borgonovo Re, che piace a Nicoletti, ritenendolo più orientato a «garantire» nomi più di coalizione, come quelli di Alessandro Olivi e magari Alberto Pacher, se mai dovesse tornare in pista, come si augura il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta . E il sospetto nasce anche dal fatto che sia Andreatta che Olivi si sono espressi a favore di un nuovo segretario subito.
Domani si riunisce l'assemblea provinciale del Pd e Nicoletti dovrebbe rimettere il mandato ma non è detto che la questione venga affrontata subito. Prima, infatti, verrà analizzato il risultato delle politiche e quindi è probabile la convocazione di un'altra assemblea la settimana dopo. Lo statuto prevede che in caso di dimissioni, fino al congresso venga nominato un segretario all'interno dell'assemblea (servono i due terzi dei voti) così come avvenne per Maurizio Agostini quando si dimise Pacher.