Olivi: «I tagli all'agenzia del lavoro? Un pessimo salto indietro»

Un'Agenzia del lavoro più "povera"? Ma così si impoverisce l'intero sistema trentino. Utilizza quasi uno slogan l'ex assessore provinciale Alessandro Olivi, commentando i tagli annunciati l'altro giorno dal suo omologo attuale, l'assessore Achille Spinelli.
"Trentino", 9 dicembre 2019

Un'autentica doccia gelata per i sindacati che erano presenti all'incontro: Spinelli ha parlato di una riduzione di risorse per 4,3 milioni di euro (sul budget standard di 35). «Ma sono anche di più» incalza Olivi. «Secondo i miei calcoli la sforbiciata della giunta arriverà a 6 milioni e mezzo». Questa è anche la somma contenuta in un emendamento che lo stesso Olivi ha depositato in consiglio provinciale chiedendo di ripristinare quei fondi.Tagli che si concentreranno in particolare sull'istituto della "staffetta generazionale" (la misura che consente alle aziende di ottenere incentivi per assumere un under 35 a fronte di un dipendente che va in pensione), sui tirocini e sui congedi parentali dei papà. «Si dice: quella roba lì costa troppo. Ma sono strumenti che avevano un chiaro intento anche culturale. Viene meno quel patto generazionale che in Trentino, con gli strumenti dell'Autonomia, abbiamo cercato a suo tempo di mettere in piedi per accompagnare le aziende nel processo di crescita e tutelare i lavoratori. E' un segnale pessimo. Siamo stati gli unici con l'Emilia Romagna a investire su questi strumenti innovativi».

Impoverire questi strumenti, insomma, significa far compiere al Trentino un considerevole passo indietro.Secondo Olivi non è un caso se l'attuale giunta provinciale intende colpire proprio uno strumento come i congedi parentali. «Si vuole incidere sulla conciliazione lavoro / famiglia. Ma vogliamo fare in modo che una mamma che vuole lavorare possa essere messa nelle condizioni di farlo? Smantellare le politiche del lavoro sta a indicare che di "sociale" nella manovra finanziaria di questa giunta provinciale non c'è nulla. E il Trentino perde la sua caratteristica di "laboratorio" su questi temi».

L'ex assessore punta il dito contro una visione troppo ragionieristica e contro la volontà di smantellare una visione, una cultura. E suggerisce: «Mettiamo tutti i soldi derivanti dal bonus bebè, circa 8 milioni, nel piano straordinario per l'occupazione femminile. L'ho detto alla giunta. Tutti i dati internazionali dimostrano che laddove le donne lavorano di più, fanno figli. C'è un'idea retrograda dietro alla cancellazione del congedo parentale dei papà. Come dire: ci pensiamo noi alla natalità. Con un kit, con un contributo di soldi. C'è bisogno invece di investire sulla famiglia alla radice, a partire dalla tutela del lavoro».