Immigrati, ecco l'identikit: immigrati e cattolici. E i numeri non crescono

Sono in maggioranza donne, di religione cristiana, soprattutto europei e per nulla in crescita. Anzi, in Trentino il dato sugli stranieri non comunitari regolarmente soggiornanti «a fine 2018 tocca il valore più basso da una decina di anni a questa parte». Questo emerge dal Dossier statistico immigrazione pubblicato dal Centro studi e ricerche Idos e dal Centro studi Confronti presentato ieri a Sociologia.
D. Baldo, "Corriere del Trentino", 25 ottobre 2019

 

Un dossier che ogni anno viene illustrato in contemporanea in ogni regione italiana, che in passato vedeva la presenza al tavolo dei relatori del Cinformi: «Quest’anno lo presentiamo qui a Sociologia – spiega la professoressa Francesca Decimo – il Cinformi non c’è. Ma questo non è un problema – osserva – il problema maggiore è che le nuove politiche provinciali hanno ridotto l’impegno dell’ente sulla redazione del dossier immigrazione in Trentino».

Polemiche a parte, la docente inquadra la ricerca all’interno di quello che definisce un «annus horribilis»: «Sono stati approvati due decreti Sicurezza che colpiscono i migranti – afferma – e si è continuato a descrivere in modo martellante il fenomeno della migrazione come principale causa di insicurezza». Si è anche gridato all’«invasione», quando i dati dicono il contrario: «Il fenomeno è stabile da alcuni anni – spiega Decimo – sono infatti sei anni che non c’è una significativa espansione. E non cambia nemmeno il profilo: in maggioranza provenienti dall’Europa, oltre il 50%. I rumeni – osserva — sono più di tutti gli stranieri dell’intero continente africano».

Il rapporto contiene l’analisi dei dati della presenza di stranieri divisa per regioni, con il dato trentino disaggregato da quello altoatesino. A illustrarne i contenuti Serena Piovesan, ricercatrice: «Anche in Trentino, contrariamente a quello che si pensa, il 63% delle presenze è di cittadini stranieri europei, di cui il 30% comunitari. La percentuale maggiore è rappresentata dalla Romania, con il 22% e l’unico incremento significativo è quello dei cittadini pachistani». In totale, la presenza di stranieri è all’8,8%, meno della percentuale del Nord Est italiano: «Dal 2017 al 2018 c’è stato un lieve aumento, da 46.929 a 47.393, ma dal 2013 a oggi il calo è stato di quasi il 7%».

La presenza femminile, rispetto a quella maschile, è maggioritaria (53,3%), il 21% rappresenta la fascia di età inferiore ai 18 anni e solo il 5% è over65. Alta quindi la percentuale degli stranieri in età da lavoro: il 76%. Lavoro che però è spesso caratterizzato da impieghi di bassa qualifica in campo agricolo e turistico, con le donne impegnate nei servizi di assistenza. Esclusi gli stagionali, nel 2018 in Trentino sono state impiegate 20.000 persone immigrate, circa il 10% dell’occupazione complessiva. «Il quadro lavorativo è però sfavorevole rispetto agli italiani – osserva la ricercatrice – sia in riferimento al tasso di attività e di occupazione delle donne, sia alla disoccupazione di uomini e donne». Tassi che sono superiori rispettivamente di otto e dieci punti percentuali se confrontati a uomini e donne italiani.

In lieve calo rispetto al precedente anno il numero dei nuovi nati stranieri (-0,6%), e cala anche la fertilità delle donne straniere, allo stesso passo del calo delle italiane. La conseguenza è un trend negativo della natalità, che porta a ridimensionare ulteriormente l’incidenza dei nati stranieri sul totale delle nascite (15,9%).

La stabilizzazione della presenza degli stranieri in Trentino emerge anche dal dato sui permessi di soggiorno. Rimane infatti stabile quello di lungo periodo: il 71,3%, quando la media del Nord Est è del 66,6% e quella nazionale si ferma al 60%. Tra i titolari dei permessi a termine, 3 su 5 possiedono un titolo di soggiorno legato a motivi familiari (60,8%), mentre si riduce quello per motivi di lavoro (19,4%) e per motivi umanitari o di asilo (12,1%). Invariata infine l’incidenza degli studenti stranieri, pari all’11,8% nell’anno scolastico 2017/2018. Di questi, che in totale sono 9.500, il 68% è rappresentato da bambini stranieri nati in Italia, che per le leggi italiane che escludono lo ius soli rimangono stranieri.

 LEGGI IL DOSSIER IMMIGRAZIONE