Luca Zeni: cosa succede al Centro S. Chiara?

Quasi quotidianamente ormai, il tema del rinnovo imminente del consiglio d’amministrazione del Centro servizi culturali “S: Chiara” torna puntualmente all’ordine del giorno.
Trento, 11 ottobre 2019

 

Ipotesi, nomi, programmi si inseguono in una sorta di “fiera delle vanità”, che dimentica però le regole e le norme che governano la costituzione appunto del consiglio d’amministrazione di un ente pubblico economico e che impongono di scegliere i nominativi fra “esperti di comprovata esperienza di carattere manageriale nel settore pubblico o privato, con particolare riferimento al settore culturale, della gestione delle risorse umane e del controllo strategico” (art. 7 del regolamento di organizzazione del Centro).

Inoltre, sembra che il candidato “in pectore” per la carica di presidente dell’ente sia collaterale a Casa Pound, avendo partecipato a più di una iniziativa della stessa anche a livello nazionale, e ospiti sul proprio diario Facebook citazioni del terrorista di Ordine Nuovo Freda e apologie di Mussolini.

Se il buon giorno si vede dal mattino c’è di che preoccuparsi fortemente e così il Consigliere provinciale del Partito Democratico Luca Zeni ha presentato una specifica ed articolata interrogazione in Consiglio provinciale.

 

IL TESTO DELLA INTERROGAZIONE

 

Interrogazione n.

COSA SUCCEDE AL CENTRO S. CHIARA?

 

Quasi in scia ad altra interrogazione, presentata nelle scorse settimane ed avente per oggetto il rinnovo del consiglio d’amministrazione del Centro Servizi culturali “S. Chiara”, ecco che il frastuono mediatico da un lato ed una sorta di complice “silenzio-assenso” da parte del competente Assessore provinciale ci preparano ad un ennesimo “coupe de théâtre, che infatti arriva puntuale e culmina con l’indicazione di alcuni nomi per l’imminente decisione della Giunta provinciale.

   Se, a prima vista, potrebbe trattarsi delle solite indiscrezioni, sono poi gli stessi interessati a confermare alla stampa locale la loro disponibilità a ricoprire ruoli apicali, rivelando al contempo il proprio collateralismo alla Lega salvinista, la quale, a sua volta, pare intenzionata ad “occupare” tutte le posizioni di “sottogoverno” senza lasciare nemmeno le briciole ai suoi silenti e sottomessi alleati di coalizione. Preme qui rilevare inoltre come colui che sulla stampa appare come il candidato “in pectore” alla presidenza dell’ente, risulta molto vicino alle posizioni di Casa Pound, avendo perfino partecipato, in qualità di relatore, ad iniziative della stessa.

   Insomma, di tutto e di più, in una sorta di “fiera delle vanità”, che l’Assessore di merito non conferma e non smentisce.

   Va da sé che tutto questo alimenta speranze e progetti, tanto che gli interessati si lanciano appunto sulla stampa in ardite considerazioni, come quelle relative alla necessità di aprire alle periferie dimenticando che proprio per garantire servizi culturali di qualità alle periferie opera da oltre trent’anni un apposito ente – ovvero il Coordinamento Teatrale Trentino, costituito dai Comuni che fanno attività di spettacolo dal vivo – con ampia e dichiarata soddisfazione dei territori e dei Comuni che utilizzano i servizi erogati da tale organismo. Oppure ancora qualcuno afferma che il suo impegno sarà quello di far lavorare gli artisti locali – nel rispetto del “vangelo” salvinian-fugattista riassunto nell’ormai celebre slogan del “prima i trentini” - senza peraltro rammentare anzitutto come fra i compiti del Centro Sevizi culturali “S. Chiara” non rientri affatto l’attività di collocazione dei lavoratori dello spettacolo, né tanto mano la promozione degli stessi e senza ricordare inoltre che per i professionisti locali del palcoscenico per alcuni anni si è addirittura dato corpo ad una “compagnia regionale”, che ha allestito e rappresentato con successo alcuni interessanti titoli, circuitando sull’intero territorio grazie alla collaborazione fruttuosa fra le professionalità del Centro Servizi culturali “S. Chiara”, del Teatro Stabile di Bolzano e del già ricordato Coordinamento Teatrale Trentino e quest’operazione ha infine favorito alcune carriere di attori professionisti trentini che oggi collaborano e lavorano anche con compagnie di livello nazionale.

Forse tutto questo guazzabuglio, che palesa ancora una volta l’incompetenza tecnica della Giunta provinciale e la sua incapacità di informarsi prima di scegliere, necessita di qualche chiarimento per rimettere le cose al loro giusto posto.

Va così anzitutto ricordato come il Centro Servizi culturali “S. Chiara” nasce, nella seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso, con la norma istitutiva della L.P. n. 37 del 18 novembre 1988 che lo individua come ente pubblico economico e le sue attività vengono poi ulteriormente disciplinate con la seguente L.P. n. 15 del 3 ottobre 2007 ed i relativi regolamenti attuativi. Proprio l’art. 22 della L.P. n. 15/2007 stabilisce la natura pubblica dell’ente economico; definisce gli organi del Centro, fra i quali non figura nessun riferimento ad eventuali “direzioni artistiche” e delinea i compiti dell’ente, fra i quali non esiste alcun riferimento alla promozione degli artisti locali, rimandando poi la disciplina specifica ad un apposito regolamento che viene quindi emanato con Decreto del Presidente della Provincia 31 dicembre 2008 n. 54-2/Leg.

 

A sua volta tale regolamento definisce i compiti e le attività previsti dall’art. 22 sopra citato ed in particolare:

“a) programma e promuove l’offerta culturale nell’ambito dello spettacolo;

b) organizza iniziative, anche per quanto riguarda la produzione teatrale, musicale,

       cinematografica e audiovisuale;

c) realizza manifestazioni ed iniziative promosse da soggetti pubblici e privati, com-

   prese le iniziative culturali di rilevanza provinciale richieste dalla Provincia;

d) fornisce i servizi culturali di rilievo provinciale;

e) assicura i necessari supporti organizzativi per la realizzazione del “Trento Film Fe-

   stival”.

 

Tralasciando ogni considerazione circa la scarsa attinenza di tali compiti con la geopolitica mondiale o la promozione dell’occupazione locale nel settore, va rammentato che il Centro ha una considerevole dotazione di personale sia a tempo indeterminato, come determinato con contratti temporanei e ad intermittenza, per le esigenze momentanee delle stagioni dello spettacolo dal vivo. Gestire quindi una simile struttura ed i suoi compiti, nonché una complessità di risorse umane come quella operante oggi al Centro dovrebbe comportare, almeno a giudizio dell’interrogante, qualche minima competenza di natura gestionale ed amministrativa e conoscenze generali in materia di governo di enti pubblici economici, per evitare errori amministrativi o addirittura reati, pur senza volontà dolosa, come peraltro già è accaduto nella storia del Centro stesso.

Immaginare di affidare una macchina così articolata e varia, dove sono necessarie culture professionali specifiche soprattutto per quanto riguarda la figura del direttore prevista dal regolamento prima richiamato, all’estro fantasioso di qualche artista più o meno affermato e che prova a risolvere le questioni impegnative con battute ad effetto sembra, anche all’occhio meno esperto, una scelta decisamente ardita. Se a questa si aggiunge poi una carenza di visione generale delle politiche culturali,venutesi a maturare negli ultimi anni nel settore dello spettacolo dal vivo e della sua circuitazione, ne esce un quadro desolante e che dovrebbe invitare la Giunta provinciale ad una seria e più approfondita riflessione.

Ciò che colpisce infatti del complessivo atteggiamento dei responsabili politici provinciali del settore è la palese ignoranza, nel senso proprio del termine “ignorare” cioè non conoscere, degli strumenti amministrativi e legislativi che manovrano con tanta scioltezza. Infatti, l’Assessore competente e con lui l’intera Giunta di conseguenza non ha mai letto il regolamento attuativo delle norme di governo del Centro, perché se lo avesse fatto si sarebbe accorto dell’obbligo normativo di nominare esperti/manager dei settore pubblico o privato nei delicati settori della gestione delle risorse umane, di organizzazione dello spettacolo e del controllo di gestione, ma anche della possibilità di sistemare tutti i suoi “prescelti” nel Comitato di Indirizzo previsto dall’art. 6 e normato dall’art. 11 del citato regolamento, senza immaginare figure e ruoli giuridicamente inesistenti e la cui attivazione comporterebbe comunque un iter legislativo specifico, anziché ipotesi di nomina fatte a casaccio.

Se è evidente che l’antico criterio pensato per privilegiare gli “amici” e gli “amici degli amici” e quant’altri passeggiano e vivacchiano nell’atrio della politica è stato adottato in pieno da questa Giunta provinciale – e segnatamente dalla sua componente di maggioranza che preferisce ormai evidentemente la fedeltà di bandiera alla competenza ed alla preparazione specifica, alla faccia della meritocrazia della quale tanto ciancia il leghismo nostrano – è altrettanto chiaro che la Giunta non può fare tutto quello che le passa in capo, perché norme e regolamenti stabiliscono procedure e criteri, esattamente come per anni ha chiesto l’attuale maggioranza quando sedeva sui banchi dell’opposizione e come si è fatto costruendo appunto la struttura normativa che governa il Centro Servizi culturali “S. Chiara” e che non può essere oltrepassata senza incorrere in danni.

Infine, non può essere scordata qui la preoccupazione raccolta a piena mani fra il Personale del Centro circa il futuro dello stesso, dei suoi ruoli apicali, dei suoi finanziamenti e delle sue prospettive almeno di media durata, ma anche in relazione al proprio futuro lavorativo, alla stabilizzazione dei contratti di precariato ed a quant’altro costituisce materia di contrattazione con il consiglio d’amministrazione dell’ente.

Tutto ciò premesso, si chiede cortesemente di poter interrogare la Giunta provinciale per sapere:

- quali effettivi orientamenti la stessa ha assunto ad oggi per il rinnovo del consiglio d’amministrazione e quali criteri ha stabilito per individuare le figure più adatte alla gestione di una macchina amministrativa ed economica così complessa;

- come intende conciliare il rispetto dei dettati normativi sul Centro (leggi, regolamenti e circolari amministrative) con le dichiarazioni dell’Assessore competente che pare voler operare scelte in conflitto con tali norme, soprattutto laddove si afferma che “i membri del consiglio d’amministrazione devono essere scelti fra esperti con comprovata esperienza di carattere manageriale nel settore publbioc o privato, con aprticolare riferimento al settore culturale, della gestione delle risorse umane e del controllo strategico.” (art. 7 del regolamento di organizzazione e funzionamento del Centro Sevizi culturali S. Chiara pubblicato sul num. 5 del B.U.R. in data 27 gennaio 2009);

- quale “mission” culturale la Giunta provinciale intende affidare al consiglio d’amministrazione del Centro per la durata del suo mandato e quali sinergie dello stesso con altri enti ed organismi che operano sul territorio provinciale intende privilegiare;

- se sono aperte le possibilità di presentazione di candidature per il Comitato di Indirizzo, di cui all’art. 11 del regolamento del Centro e con quali tempistiche;

- cosa intende indicare al nuovo consiglio d’amministrazione in relazione al trattamento di circa cinquanta lavoratori che chiedono la stabilizzazione del loro attuale contratto di precariato, dopo che nell’aprile scorso l’Assessore di merito aveva assicurato le Organizzazioni sindacali che in due settimane al massimo si sarebbe provveduto con apposito atto della Giunta provinciale e che a tutt’oggi, cioè dopo sei mesi non si è mosso nulla.

 

A norma di regolamento si richiede risposta scritta.

 

Distinti saluti.

                                                                                                                 - avv. Luca Zeni -