Assestamento di bilancio: tante parole, poche idee e ben confuse

In questi giorni in Consiglio provinciale si discute il disegno di legge n. 21/2019, cioè l'Assestamento del bilancio di previsione della Provincia Autonoma di Trento per gli esercizi finanziari 2019 - 2021. 
Alessio Manica, 24 luglio 2019

 

La discussione è iniziata con la relazione del Presidente della Giunta provinciale, disponibile QUI. Una relazione che - al pari della manovra di assestamento - testimonia come la Giunta abbia poche idee e ben confuse, ben nascoste però dietro a grandi proclami e annunci roboanti.

Il Presidente parla infatti “di caratterizzazione, per così dire, “sociale” dell’intervento di assestamento del bilancio”Ma se si incrociano azioni e parole il racconto cambia e ci consegna:

  • la reintroduzione dell’addizionale irpef per 150.000 trentini;
  • un taglio di 150 milioni di € alla sanità;
  • tagli o contributi senza nessun criterio progressivo, così i più poveri lo saranno sempre di più e i più ricchi a loro volta sempre più ricchi;
  • vincoli decennali di residenza per l’accesso al welfare, così da escludere migliaia di persone che vivono, lavorano, pagano le tasse sul nostro territorio, ma che per questa Giunta non esistono, sono invisibili, emarginati, esclusi;
  • smantellamento dell’assegno unico e famiglie lasciate senza contributi e incentivi, nell’incertezza più assoluta, probabilmente solo perché strumento pensato e realizzato dalla precedente amministrazione

Poi nella relazione si parla di Autonomia, di quanto sia bella, di quanto sia fragile e di quanto vada tutelata. Guardando agli ultimi mesi di governo, mi sento in coscienza di dire che mai come in questo momento chi governa la Provincia ha avuto meno coscienza e meno cultura autonomistica. Si è smantellato appunto l’assegno unico, strumento innovativo rispetto a tutto il panorama nazionale, per adottare primi in Italia il "romanissimo" reddito di cittadinanza; metà Giunta ha votato a Roma una finanziaria che tagliava 70 milioni al Trentino; la Giunta esprime parere favorevole alla flat tax, che metterà in seria crisi il bilancio provinciale avvantaggiando solo i più ricchi, salvo poi scrivere parole di preoccupazione ed invocare la necessità di un accordo con il governo per limitare i danni.

La Giunta poi si dice preoccupata per le minori risorse, per l’andamento dell’economia, per la nota riduzione dal 2022, ma non esiste una strategia per ovviare o almeno per prepararsi a questa previsione, se non forse l’aumento dell’irpef per i 150.000 trentini più poveri. Bisogna creare più gettito, più valore aggiunto, più crescita! E non basta dire che con qualche opera in più il Trentino riparte, perché non è con l’asfalto e con il cemento che si darà una visione di futuro alla nostra terra. Tanto più con “l’aspettativa di opere” viste la variabili di tempo e finanziamento a cui sono sottoposte opere come la variante di Rovereto.  E non basta nemmeno semplificare gli appalti, se di semplificazione si tratta, anche perché per ora l’unica cosa certa sono i minori diritti, i minori salari e le minori tutele per i lavoratori. Che poi, si parla tanto di opere, e tanto tuonò che alla fine non piovve visto che si finanzia di fatto quanto deciso dalla giunta precedente. Le opere in più spesso non sono nemmeno finanziate, vedi tangenziale. Per fortuna che resiste ancora l’infrastruttura di formazione, ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico creata dalle Giunte passate, certificata dal Forum per la ricerca come la migliore in Italia.

Si parla poi di tutela ambientale ma in 8 mesi è stata stravolta la politica ambientale della Provincia, riaperto il traffico sui passi dolomitici; è stato mandando avanti il progetto della Valdastico, un’autostrada in mezzo alle montagne inutile e dannosa per il Trentino e contraria alla strategia di mobilità sostenibile alpina; sono stati autorizzati concerti in alta quota e raduni di jeep nei parchi naturali contro ogni valutazione tecnica negativa; sono state autorizzate opere di derivazione idroelettrica private contro pareri tecnici negativi in cambio della promessa di qualche opera di mitigazione; si  è cercato di ridare il via libera alle seconde case nei comuni di montagna smantellando la legge “Gilmozzi”, ecc. 

C’è poi l’ampio capitolo dedicato alla natalità, dal cosiddetto bonus bebè alla riduzione delle tariffe degli asili nido, fino alla riapertura dei punti nascita periferici. Sul bonus bebè, è evidente che non si fa un figlio per 100 euro in più, quindi l’efficacia dello strumento è tutta da dimostrare. I figli costano anche dopo i tre anni di età. Delle azioni che veramente contano, la conciliazione famiglia lavoro, l’occupazione femminile, la tutela della maternità, non c’è traccia. La misura è iniqua, provocherà disparità e disuguaglianze. L’assegno unico invece garantiva un sostegno concreto e organico alle famiglie fino al 18esimo anno di età del figlio, ma come detto è stato smantellato. Sugli asili nido, il nuovo taglio alle tariffe già tagliate e di molto nella scorsa legislatura va più a vantaggio delle casse statali che non di quelle dei trentini, a causa dell’ennesimo mancato coordinamento tra azioni provinciali e nazionali.

Poi si parla di ascolto delle comunità e partecipazione, salvo rivendicare di avere ridotto i termini del percorso partecipativo che dovrà essere attivato per l’inserimento della Valdastico nel PUP, privando proprio i territori e gli enti locali - che si stanno uno dopo l'altro esprimendo contro quest'opera - di un tempo congruo per potersi esprimere. Anche qui c'è una bella differenza tra propaganda e realtà.

Sorvolo sull’eliminazione dello 0,25% del bilancio per il finanziamento della cooperazione internazionale, sul quale abbiamo già detto molto. E' stato spacciato per riforma quando di riforma non c’è una riga; una riforma che peraltro si potrebbe fare a costanza di vincolo di bilancio cambiando le regole di finanziamento dei progetti (facoltà della Giunta). Si tratta in realtà solo di un'ennesima misera cattiveria propagandistica, che taglia le gambe ad un settore florido, che metterà alla porta molti giovani lavoratori qualificati, che metterà in crisi progetti validi e che isolerà il Trentino, facendolo diventare sempre di più un territorio "piccolo e solo". 

Infine la relazione parla degli interventi necessari per rimediare alla devastazione subita da varie zone del nostro territorio. Nella disgrazia abbiamo potuto ancora una volta renderci conto dell’enorme patrimonio civico e volontaristico che innerva il nostro territorio fin nelle sue radici. E’ grazie a questi se il Trentino si è rialzato. Per quanto riguarda la Giunta, la “grande attenzione” a questo tema è testimoniata dall’aver dimenticato, unici in Italia, di fare domanda per avere 5 milioni di euro dallo Stato da investire proprio in opere contro il dissesto idrogeologico. Non credo servano altri commenti.

Delle tanto decantate riforme organiche ancora non c'è traccia; dei colpi di spugna nemmeno. Nel frattempo la Giunta è chiamata a giorni alterni a ritirare premi per le best practice messe in capo dalle precedenti Giunte provinciali, dalla sanità al sistema della ricerca. Per ora ci sono solo promesse, pacche sulle spalle, soddisfazioni di interessi particolari, tanto ascolto e poca traduzione politica, una campagna elettorale permanente, lo smantellamento di strumenti funzionanti come l'assegno unico e tanti, tantissimi annunci traditi e provvedimenti spot.