Kaswalder non più arbitro

Ve lo immaginate cosa succederebbe se un arbitro di calcio, prima di fischiare un fallo, chiedesse ai tifosi se sono d'accordo oppure no?
Quando mai sarebbe punito il comportamento scorretto di un giocatore della squadra di casa? L'unico risultato possibile sarebbe il trasformarsi della partita in una rissa e la fine del gioco del calcio.
Giorgio Tonini, 9 giugno 2019

 

Qualcosa di non molto diverso sta succedendo in Consiglio provinciale. L'arbitro, cioè il presidente Kaswalder, a differenza del suo predecessore, Bruno Dorigatti, proprio non ce la fa a sanzionare i comportamenti scorretti della maggioranza e della Giunta. E in tutti i casi dubbi, invece di assumersi la responsabilità di decidere, fa come Ponzio Pilato: se ne lava le mani e mette la questione controversa ai voti. In pratica, si arrende alla maggioranza e le consegna senza fiatare un potere che dovrebbe essere suo e solo suo.
Se va avanti così, il Consiglio provinciale, che non ha mai goduto di ottima salute, è destinato a morire rapidamente. Tanto varrebbe chiuderlo ed eleggere solo il presidente della Giunta provinciale, affidandogli per cinque anni i pieni poteri. Si risparmierebbero un sacco di soldi e soprattutto tanta stucchevole ipocrisia.

Mercoledì scorso, il Consiglio provinciale ha esaminato ed approvato un disegno di legge della Giunta provinciale che ha modificato in particolare la disciplina in materia di appalti pubblici. Nel corso dell'esame in Commissione, il testo proposto dalla Giunta è stato ampiamente migliorato, per lo più grazie al confronto con le parti sociali, categorie economiche e sindacati. Alcune di queste modifiche sono state annunciate in Commissione quando i lavori in quella sede stavano terminando. In quella stessa fase, la Giunta provinciale ha anche comunicato la sua intenzione di inserire, direttamente in aula, cioè senza passare per la Commissione, un pacchetto di emendamenti in materia di energia: un tema del tutto nuovo rispetto al testo conosciuto, una materia del tutto estranea a quella del provvedimento esaminato.
Insomma, era chiaro che, per un motivo o per un altro, in aula sarebbe giunto un testo molto diverso da quello esaminato dalla Commissione. Già su questo modo di procedere il presidente Kaswalder avrebbe dovuto avere qualcosa da osservare: e invece, silenzio assoluto. A quel punto le minoranze hanno presentato, a termini di regolamento, la richiesta di discutere il testo senza contingentamento dei tempi, in modo da avere in aula uno spazio congruo per un esame approfondito su testi di fatto inediti.
Per bocca del vicepresidente Mario Tonina, la Giunta provinciale, che temeva che nella richiesta ci fosse un intento ostruzionistico da parte delle opposizioni, ha avanzato ai capigruppo una proposta alternativa: far slittare l'esame in aula di una settimana, presentare i nuovi emendamenti alla Commissione e poi andare in aula col tempo contingentato. Noi capigruppo di minoranza abbiamo accettato la mediazione proposta da Tonina, confidando esplicitamente nella parola della Giunta e nel ruolo di garanzia del presidente Kaswalder.

I fatti dicono che si è trattato di una fiducia assai mal riposta. La Giunta provinciale, contravvenendo alla parola data, non ha presentato nessun testo in Commissione. Si è limitata ad illustrarne sommariamente il contenuto, ma non ha messo le minoranze in condizione di discutere in aula, per così dire, "ad armi pari". Si è tenuta ben stretta l'arma dell'effetto sorpresa, dopo aver tolto alle minoranze, con un patto fraudolento, l'arma del tempo non contingentato. Tutto ciò è avvenuto nel silenzio più totale del garante dell'accordo violato, il presidente Kaswalder. Un silenzio che si è fatto assordante quando l'aula si è trovata a discutere un ulteriore emendamento, presentato all'ultimo momento, per conto della Giunta, da un consigliere di maggioranza, e che era palesemente inammissibile (e tale doveva essere giudicato dal presidente), in quanto modificava in modo surrettizio e illegittimo addirittura il regolamento del Consiglio. Kaswalder non solo ha ammesso l'emendamento, ma ha consentito alla maggioranza, in violazione di una prassi consolidata e delle regole più elementari del fair play, di proseguire ad oltranza i lavori, oltre l'orario stabilito, per concludere l'esame del disegno di legge. 

Insomma, mentre la squadra di casa commetteva falli uno dopo l'altro, l'arbitro gettava via non solo il fischietto, ma anche l'orologio e si buttava sulla palla da dodicesimo giocatore. Una brutta pagina davvero, nella storia del parlamento della nostra autonomia speciale. Dopo i fattacci brutti di mercoledì scorso, come ci si potrà più fidare della parola della Giunta e di quella dello stesso presidente del Consiglio? Ma senza fiducia non resta che la sola logica dei rapporti di forza. Per le minoranze, l'ostruzionismo indiscriminato. Qualcuno lo chiama il "metodo Borga": migliaia di emendamenti e poi si tratta con la Giunta da una posizione di forza. Speravo potessimo aprire, insieme, una stagione nuova. Evidentemente mi sbagliavo.