Alessandro Dal Ri: «Dobbiamo fare un salto generazionale»

Dal Ri, togliamoci subito il sasso dalla scarpa. Può guidare il Pd un giovane sconosciuto senza esperienza amministrativa? Guardi, il Partito democratico deve fare un salto generazionale. Si è creata una dinamica per cui l'establishment è responsabile della situazione attuale, per ripartire servono facce nuove. Serve qualcuno a cui non si possa rispondere "tu hai fatto peggio".
C. Bert, "Trentino", 21 febbraio 2019

 

E badi bene, non è una retorica che personalmente condivido, ma così è. Ed è per questo che tanti mi dicono: "Vai avanti, peggio di quelli di prima non puoi fare".

"Quelli di prima" sono l'attuale gruppo consiliare Pd in Provincia...Abbiamo avuto punte di diamante, ciascuno nei suoi ambiti: penso a Olivi all'economia, Borgonovo Re alla sanità. Borgonovo Re che Rossi ha mandato via senza che il Pd muovesse un dito...Quella resta una vicenda opaca, un vulnus che ha lacerato la nostra comunità. Qualcuno dei nostri era d'accordo con Rossi. E tanti alle ultime provinciali, anche rimproverandoci certi comportamenti, hanno sostenuto Futura.

Dentro il Pd c'è chi la definisce un "turborenziano". Si riconosce? No, è una lettura forzata. Ero nel Pd quando Renzi era segretario e poi presidente del consiglio. Ho condiviso molte delle riforme fatte, che considero a segno più, il che non significa che non avessero difetti.

Per esempio?Per esempio il Jobs Act, che si rifaceva all'Agenda 2010 di Schroeder, con la quale la Germania puntava a passare dalla logica della difesa del posto di lavoro al rilancio del lavoro. Ma quella fu una riforma molto più organica, in quella italiana sono mancati dei pezzi e non c'erano le risorse per fare certe cose, penso all'impulso ai Centri per l'impiego.

Tra i suoi sostenitori oggi ci sono anche antirenziani come Pinter e Manica...Appunto, ci sono renziani e antirenziani. Sono persone libere, che ragionano con la propria testa. Il problema di Renzi è stato in molti casi quello dei sostenitori che sono più fanatici del leader.

Dei candidati al congresso nazionale, lei con chi sta? Sono tiepido. Lo ammetto, non vedo qualcuno in grado di dare una svolta al partito. Zingaretti è il più strutturato ma nella sua mozione domina l'urgenza di chiudere a tutti i costi con l'era Renzi, non mi appassiona. Dovremmo riuscire a dirci: queste erano cose giuste, altre sbagliate. Lo stesso per Giachetti: dicendo che si è fatto tutto bene, si evita di fare un'analisi vera. Il più laico mi sembra Martina, il suo problema è che non è un leader.

E allora che si fa? Recuperare la partecipazione della nostra base, con le primarie e con i referendum, dovrebbe servire anche a questo: a scaricare dal leader una parte della responsabilità.

Qual è stato l'errore più grave commesso dal Pd trentino?Aver troppo parlato di ruoli e di dinamiche interne. E per questo mi chiedo: Lucia Maestri ha la credibilità di porsi come il cambiamento rispetto a questo passato di cui ha fatto parte? Un altro errore lo abbiamo commesso sulla scuola, lasciandola in mano a Rossi: quel mondo in larga parte ci ha abbandonato. E poi abbiamo pasticciato sui punti nascita, e sulle Comunità di valle abbiamo dato l'impressione di sostenere una Provincia accentratrice.

Che opposizione dovrebbe fare il Pd alla giunta Fugatti? Il Pd sembra spaesato, schiacciato tra Futura e il Patt. Non dobbiamo dire no a tutto ciò che fa Fugatti, sennò andiamo sul loro terreno e perdiamo. Se diventerò segretario vorrei costruire una segreteria-ombra che studi il merito delle proposte e sappia davvero argomentare quando sono sbagliate.