«Abolire il Cinformi? Sconfitta dell'autonomia»

Tonini:  «Sono sconcertato - dice - invece di affrontare il problema con buon senso lo si agita per ottenere consensi. Ma chi di propaganda ferisce di propaganda perisce. Una volta chiuso il Cinformi Lega e M5S cosa farebbero? Dove manderebbero i richiedenti asilo? Per integrarli pensiamo di chiuderli in un campo?»
C. Bert, "Trentino", 4 ottobre 2018

 

«Prima del Cinformi i migranti e gli imprenditori trentini che avevano bisogno di manodopera facevano la coda davanti alla questura, anche di notte e anche d'inverno. Il Cinformi è stata la risposta di aiuto della Provincia allo Stato, una risposta efficiente di cui il Trentino dovrebbe essere orgoglioso». Vincenzo Passerini, presidente del Coordinamento delle comunità di accoglienza, ricorda quando nel 2001, da consigliere provinciale fece una battaglia di un mese e mezzo «per superare una situazione inaccettabile»: «La Provincia esercita una competenza, se non la si vuole allora restituiamola allo Stato. Il fenomeno dell'immigrazione va governato, non abbandonato a se stesso, perché lavorare per l'integrazione dei migranti è la prima condizione per evitare che i fenomeni degenerino. Tutto può essere corretto e migliorato, ma distruggere ciò che di buono c'è significa che non si vuole l'autonomia».

Le proposte di Lega e 5 Stelle in tema di profughi (abolire il Cinformi, ridurre le risorse, rivedere l'accoglienza diffusa, Trentino di ieri) fanno discutere, la politica e non solo. «Se non ci fosse il Cinformi, centinaia di stranieri non avrebbero alcun riferimento», avremmo «gli uffici comunali intasati» e «sistemazioni improvvisate», ha avvertito il direttore della Caritas Roberto Calzà. Nel giorno della marcia per i migranti morti in mare, il vicario generale della diocesi, don Marco Saiani, esorta: «La presenza di persone con culture diverse provoca anche attriti, è normale, ma va tenuto vivo lo spirito di accoglienza verso chi scappa da guerre e miseria. Ed è importante lavorare per l'integrazione, a partire dalla scuola, perché la paura si combatte con la conoscenza reciproca. Come si coniuga l'accoglienza con il bisogno di sicurezza? Questo è un compito che spetta alla politica».

Dura la reazione del candidato del centrosinistra Giorgio Tonini: «Sono sconcertato - dice - invece di affrontare il problema con buon senso lo si agita per ottenere consensi. Ma chi di propaganda ferisce di propaganda perisce. Una volta chiuso il Cinformi Lega e M5S cosa farebbero? Dove manderebbero i richiedenti asilo? Per integrarli pensiamo di chiuderli in un campo? Il nemico dell'integrazione è l'ozio forzato durante la lunga attesa di risposta alla domanda di asilo, per questo occorre costruire semmai più percorsi di studio e di lavori socialmente utili, forme di attività percepite dai migranti e dai trentini come un modo per guadagnarsi l'accoglienza. Ma questo non cade dal cielo».

Tagliente il commento del governatore e candidato del Patt Ugo Rossi: «M5S e Lega hanno abolito la povertà, ora riusciranno ad abolire anche l'immigrazione. Si usa questo tema per distogliere l'attenzione da altro. Il Cinformi si è occupato dell'inserimento di persone straniere fin dai tempi dell'immigrazione albanese, persone che oggi magari lavorano in aziende di amici di Degasperi o di parenti di Fugatti». All'accusa di aver «speso più del dovuto», Rossi replica: «Per i profughi non c'è una spesa della Provincia, anzi abbiamo speso meno di quanto Roma ci riconosce per la gestione. In ogni settore si può fare meglio ma quando vado a Roma o a Milano, dove governano 5 Stelle e Lega, vedo fiumane di immigranti davanti alle stazioni . I problemi difficili non hanno mai soluzioni facili».

Va all'attacco di Filippo Degasperi, candidato presidente del M5S, il candidato di Futura2018 Piergiorgio Cattani: «Normale forse che M5S, nella disperata rincorsa alla Lega, faccia propri i peggiori atteggiamenti della propaganda dell'estrema destra.. Se ci sono sprechi, lavoriamo per evitarli, ma non si può ridurre tutto al "soldo". Degasperi non ha capito che nell'intento di impedire l'integrazione, nel favorire la discriminazione, nel creare problemi a chi lavora a 4 euro all'ora per assistere anziani e disabili, nel rendere la vita difficile a chi, secondo lui, ha "scarsa propensione ad assimilare culture e valori", si finisce per danneggiare i trentini che hanno bisogno quotidiano degli immigrati».

 

LEGGI LA LETTERA DEL DIRETTORE DELLA CARITAS Roberto Calzà (dal "Dolomiti", 1 ottobre 2018)

Che in campagna elettorale si faccia di tutto per ottenere visibilità passi, ma che si debba passare per evidenti manifestazioni di ignoranza è davvero originale. Un candidato se ne esce in una intervista dichiarando con entusiasmo “Se potessi chiuderei il Cinformi anche domani”. Ovviamente le motivazioni sono oscure, mentre sono ben chiari gli elementi che egli ignora.

Se non ci fosse il Cinformi oggi centinaia di stranieri non avrebbero alcun riferimento istituzionale per poter adempiere ai loro doveri (sottolineo doveri) burocratici e amministrativi. L’alternativa è l’intasamento di ogni ufficio comunale in cui il personale dovrebbe immediatamente attrezzarsi (quanti impiegati parlano il magrebino o il moldavo?) per poter dare informazioni corrette e puntuali utili alla regolarizzazione (sottolineo regolarizzazione: o li vogliamo clandestini?) di molti stranieri.

Niente Cinformi? Pensate alla gestione dei richiedenti protezione internazionale fatta da un piccolo Commissariato del Governo, che annaspa nell’emergenza e (come in tante altre regioni) si affida a provvedimenti e scelte di circostanza (tipo la requisizione di un albergo a caso per dare esclusivamente vitto e alloggio, altro che sentire i sindaci) o ad alleanze improvvisate e buoniste (tipo il chiedere nella notte alla Caritas di turno un posto in tutta fretta per 50 migranti in arrivo). E alla sistemazione della maggior parte di loro in enormi centri di accoglienza invece che distribuiti sul territorio. E ovviamente niente corsi di italiano né stage o tirocini (li vogliamo nullafacenti?), nessuna gestione seria ed oculata (da noi si spende meno per l’accoglienza che in altre parti d’Italia), o confronto con le realtà del territorio, con strutture e appartamenti affidate a più soggetti, tutti conosciuti e selezionati (o vogliamo mafia capitale?) che occupano per la maggior parte dipendenti trentini e giovani (o vogliamo tutti i nostri ragazzi disoccupati?).

Poi arriva l’altra candidata (casualmente della stessa lista) che, sollecitata da un (uno!) genitore, si mette a fare la battaglia contro le testimonianze dei rifugiati nelle classi, ignorando (anche lei) il senso di queste proposte, peraltro ben consolidate e per nulla contestate in questi anni. A parte le affermazioni sulla scuola che non dovrebbe forgiare pensieri (!!!) ma insegnare solo le materie scolastiche (ignorando pure qui il ruolo dell’istituzione scolastica), la vera paura pare essere l’inculcare ai nostri figli il tema dell’accoglienza.

Ignorando che sentire oggi il viaggio di un rifugiato equivale a sentire il racconto di un anziano superstite della guerra mondiale o di un campo di concentramento o l’esperienza di un missionario. Significa cioè aprire gli orizzonti ai nostri figli, farli partecipi di una storia reale che ormai fa parte anche della loro storia.

Ma chi ignora queste cose, ignora il futuro. E chi ignora queste cose, soprattutto se ambisce ad un ruolo istituzionale, potrebbe almeno rendersi conto che prima di diffondere ulteriore ignoranza, sarebbe opportuno conoscere di cosa si vuole parlare. Altrimenti non si fa un buon servizio agli elettori.

Roberto Calzà