Depositato il programma di legislatura 2018-2023 di Giorgio Tonini

A chi viene da fuori, il Trentino appare come un giardino. Un paesaggio naturale di rara bellezza, sul quale la mano dell’uomo ha agito per impreziosire e ingentilire, disponendo in modo ordinato e armonico coltivazioni e costruzioni. Alla bellezza si accompagna una sensazione di benessere solido e diffuso, che lascia intravedere una elevata qualità della vita.
Giorgio Tonini, 18 settembre 2018
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Se poi ci si trasferisce nel mondo degli indicatori statistici, le impressioni immediate ricevono piena conferma: i numeri collocano il Trentino in cima a tutte le classifiche italiane e in fascia alta in quelle europee.

 

E tuttavia, perfino in Trentino, ci sono problemi problemi e criticità. Ce lo dicono due spie che lampeggiano sul monitor che tiene sotto controllo lo stato di salute della nostra comunque invidiabile Heimat: il confronto con l’Alto Adige/Südtirol, che ha visto negli anni della grande crisi economica accentuarsi un divario negativo per il Trentino; e il voto del 4 marzo scorso, che ha visto prevalere, sia pure nel contesto di elezioni politiche nazionali, un orientamento negativo nei confronti delle forze che hanno governato la Provincia autonoma negli ultimi vent’anni.

 

Siamo consapevoli come Alleanza democratica, popolare e civica per l’Autonomia, sono consapevole come candidato presidente, che queste criticità vanno affrontate e non ignorate, se si vuole riconquistare la fiducia dei cittadini trentini e il loro mandato a governare. I numerosi e importanti risultati, ottenuti negli anni che abbiamo alle spalle, ci consegnano un patrimonio di credibilità e di autorevolezza, ma non sono di per sé sufficienti per ottenere un rinnovato consenso maggioritario. Le elezioni si vincono o si perdono, non tanto per quel che si è fatto nel passato, quanto soprattutto per il futuro che si è capaci di far intravedere.

 

È per questo che, insieme all’Alleanza, propongo al confronto elettorale un’Agenda per il Trentino che vogliamo. Un programma essenziale, che si avvale delle vaste elaborazioni delle forze politiche dell’Alleanza, alle quali questo testo rinvia per le tante questioni puntuali, e che si propone di fare sintesi, in modo credibile e apprezzabile da parte degli elettori, tra il desiderio di cambiamento, di discontinuità, di rinnovamento profondo, emerso dal voto del 4 marzo, e l’esigenza di non disperdere il pur sempre cospicuo patrimonio di risultati ottenuti negli scorsi anni. Un’Agenda dal punto di vista del cittadino comune, che si propone di offrire, con sincerità e umiltà, a quello stesso punto di vista, una prospettiva nella quale collocarsi, non appiattita sul presente, ma capace di guardare lontano, di pensare e preparare il futuro.

 

 

1. Famiglie, persone, comunità

 

Il primo gruppo di problemi che assillano la vita delle persone, delle famiglie e in definitiva della nostra comunità autonoma, rendendo inquieto il presente e incerto e perfino minaccioso il futuro, è quello che ha a che fare con l’evoluzione demografica del Trentino (e dell’Italia e dell’Europa e del mondo...). Si è discusso e polemizzato per mesi e mesi, spesso in modo strumentale, sui punti nascita. E certo, una risposta compiuta, in dialogo costruttivo con le comunità locali da un lato e col governo nazionale dall’altro, dovrà essere e sarà definita, per realtà peculiari come Cavalese o, per motivi diversi, Arco.

Ma si può dividersi in modo così drammatico sui punti nascita e ignorare quasi del tutto, nel dibattito pubblico, il problema dei problemi, il crollo delle nascite? Non che non si sia fatto nulla in questi anni, anzi. La Provincia nostra è all’avanguardia in Italia nelle politiche familiari. Ma io penso che la prossima Giunta provinciale dovrebbe mettere, in cima all’elenco di cose da fare, come evitare l’estinzione dei trentini nel giro di un paio di generazioni. Ci daremo un piano a sostegno della ripresa delle nascite, cominciando ad esempio con l’integrazione di asili nido e scuola materna in un sistema 0-6, in modo da favorire economie di scala e dunque anche un accesso generalizzato ai nidi, con orari flessibili e costi più bassi per le famiglie.

Al secondo posto, sempre per restare in ambito demografico, ci metterei gli anziani. Non solo e non tanto gli anziani di oggi, che stiamo riuscendo a gestire tutto sommato in modo dignitoso, anche se sempre migliorabile, quanto soprattutto gli anziani di domani. Nel giro di vent’anni diventeremo grandi anziani, cioè ultraottantenni, noi baby-boomers, nati tra gli anni ‘50 e ‘60. Saremo la più numerosa generazione anziana, tendenzialmente non autosufficiente, mai vista prima. E questo peso enorme poggerà sulle spalle della generazione giovane più sparuta della nostra storia. Una situazione semplicemente insostenibile, e non solo sul piano finanziario, perfino per un welfare pubblico forte e di qualità come il nostro. Con l’aiuto dei migliori esperti, e sulla base di un ampio dibattito pubblico che coinvolga le comunità locali, la cooperazione, il mondo del volontariato ma anche i privati, la nuova Giunta predisporrà un programma di interventi finanziari, organizzativi e strutturali per evitare oggi che l’invecchiamento della popolazione diventi, in un domani assai prossimo, un’emergenza ingovernabile.

 

Con lo stesso metodo, basato sul dialogo, l’ascolto, la partecipazione, evitando scorciatoie tecnocratiche, la nuova Giunta affronterà il problema della riorganizzazione del sistema sanitario provinciale, attorno alla costruzione del Nuovo Ospedale Trentino. Lo farà promuovendo un nuovo patto fra i territori della Provincia, in modo che nessuno si senta abbandonato, trascurato, trattato da cittadino di serie B. Al centro del patto, dovremo mettere il principio di appropriatezza, le cure migliori nelle condizioni ottimali, concentrando nel nuovo ospedale, che dovrà essere affiancato da strutture alberghiere a prezzi agevolati per ospitare i familiari, il trattamento degli acuti, e trattenendo invece sul territorio le altre prestazioni.

 

Quello della sanità è un esempio di una questione ancora più ampia e generale, quella di mantenere la montagna abitata, evitandone lo spopolamento. Il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol sono considerati modelli di successo anche per questo. Non sempre è facile trovare il punto di equilibrio tra la necessità di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e il valore di mantenere la presenza di comunità umane vive e prospere nelle vallate. La nuova Giunta, se sarà affidato a me il compito di presiederla, lo farà non con l’imposizione, ma col dialogo, la concertazione, i patti territoriali.

 

È in questo quadro che va affrontato anche il tema dell’immigrazione. Un fenomeno reso inevitabile dalla demografia e dall’economia. Ma che va governato e non subìto. Va governato come non aveva saputo fare Alfano e invece ha saputo fare Minniti. Va governato e non cavalcato, isolando l’Italia in Europa, come sta facendo irresponsabilmente Salvini. Governare l’immigrazione significa regolare i flussi, attraverso accordi con i paesi africani, nel pieno rispetto dei diritti umani, e organizzare l’accoglienza e l’integrazione, attraverso la scuola e il lavoro. Gli immigrati, anche i richiedenti asilo, non devono oziare, ma essere messi nelle condizioni di poter studiare e lavorare, per guadagnarsi l’accoglienza e costruirsi l’integrazione, o in alternativa per tornare nel loro paese con una prospettiva di lavoro e di vita. Su questo tema, la nuova Giunta intende valorizzare le cose positive che sono state fatte e, insieme ad altre Regioni, chiedere al governo di uscire dalla propaganda populista e di affrontare questi problemi in modo responsabile, anche cambiando le leggi dello Stato. Pronti noi ad assumerci, dentro queste nuove regole, la nostra parte di responsabilità.

 

Va infine rafforzato il lavoro portato avanti negli ultimi anni per quanto riguarda la politica di pari opportunità, che pensiamo e vogliamo inclusiva e non circoscritta alle pur importanti questioni di genere. L’inclusione paritaria delle persone, senza distinzioni, a tutti i livelli e in tutti i settori, non è soltanto un principio di civiltà, ma anche un’occasione di valorizzazione delle diversità e di arricchimento per la comunità.

 

 

 

 

 

2. Lavoro e sviluppo sostenibile e di qualità

 

Da senatore e, nell’ultima fase, da presidente della Commissione Bilancio, ho contribuito ad una stagione ricca di risultati nel rapporto fra le nostre autonomie speciali e il governo nazionale. Un governo che allora era di centrosinistra, ma noi siamo pronti a proseguire in questo fattivo rapporto istituzionale anche col nuovo governo giallo-verde, come con qualunque altro governo, nell’esclusivo interesse del Trentino. In particolare, le decisioni assunte nel confronto positivo, fra Trento e Bolzano da un lato e Roma dall’altro, hanno strutturato un robusto quadro di norme a sostegno dello sviluppo sostenibile sul piano ambientale e di elevata qualità sociale.

 

Le scelte fatte per l’A22, strettamente connesse col grande progetto del tunnel di base del Brennero, che è il pilastro portante di una politica nazionale ed europea che mira a spostare quote significative di traffico, sia merci che passeggeri, dalla gomma alla rotaia, stanno dimostrando tutta la loro lungimiranza, anche alla luce del dibattito che si è aperto nel paese dopo la tragedia di Genova. L’autostrada del Brennero, al contrario della maggior parte delle autostrade italiane, non fornisce una facile e generosa rendita a gruppi di imprenditori privati: le cospicue risorse raccolte coi pedaggi, dopo aver finanziato manutenzione e sicurezza, vengono versate dagli azionisti (la nostra Regione e le province autonome e poi gli enti locali da Verona a Modena) allo Stato, allo scopo di contribuire a finanziare la nuova ferrovia.

 

Proprio per l’evidente contraddizione in termini di visione e di approccio con la nuova linea ferroviaria del Brennero, siamo contrari al dirottamento di ingenti risorse sul completamento della autostrada della Valdastico, mentre restiamo favorevoli e interessati ad un costruttivo confronto col Veneto, volto a fluidificare il traffico interregionale, senza gravare in modo insostenibile sulla Valsugana.

 

La costruzione della nuova linea ferroviaria a sud del traforo, da Fortezza a Verona, dovrà diventare occasione per un rilancio del trasporto ferroviario anche nella nostra provincia realizzando, ripristinando o potenziando collegamenti su ferro, sia dall’asta dell’Adige verso le valli, sia all’interno delle aree urbane, a cominciare da Trento. Un sistema integrato di mobilità pubblica che permetta di avvicinare in modo rapido, sicuro e sostenibile le valli alle città, e le città alle montagne, facilitando l’accesso ai servizi e creando, allo stesso tempo, nuove opportunità di sviluppo.

 

Non abbiamo lavorato, negli anni scorsi, solo su ferrovie e infrastrutture. La riforma del sistema delle casse rurali, come tutte le riforme sempre perfettibile, ma a suo tempo concertata con il sistema trentino e non a caso sostanzialmente confermata anche dal nuovo governo, sta a sua volta mostrando enormi potenzialità per lo sviluppo sostenibile. Altrettanto si può dire per misure adottate per altri fattori strategici per lo sviluppo, come l’energia, la ricerca, la formazione.

 

E tuttavia, dobbiamo fare di più e meglio, se vogliamo recuperare il terreno perduto nei confronti dell’Alto Adige/Südtirol e soprattutto dare risposte concrete alle attese di vasti settori popolari e del mondo del lavoro. Eccolo allora un altro punto importante di questa Agenda per la nuova Giunta: un piano per le periferie urbane e in genere le aree edificate di poco pregio, comprese le seconde case, ovviamente d’intesa con i comuni, che abbia al centro la riqualificazione programmata e incentivata dei condomìni, se necessario abbattendo e ricostruendo i vecchi edifici, con evidenti vantaggi per il patrimonio e la qualità della vita delle famiglie, per la sostenibilità ambientale e per il rilancio dell’edilizia, da sempre settore trainante dell’economia.

 

C’è una questione salariale aperta nel settore privato e nel lavoro operaio in modo particolare. Con il metodo della concertazione, positivamente seguito in questi anni, si possono creare le condizioni per aumentare la produttività delle imprese e i salari e la stabilità dei lavoratori. Guardando a Nord, a Bolzano e in generale al mondo tedesco. Anche questo deve essere un punto in evidenza nell’Agenda della nuova Giunta: una sorta di pacchetto competitività, che concentri sgravi, incentivi e contributi su chi innova e distribuisce ai dipendenti, grazie a forme innovative di contrattazione, gli aumenti di produttività.

 

In cima alle preoccupazioni delle famiglie, c’è il lavoro dei giovani, tutti o quasi tutti alle prese con precarietà, sfruttamento, o emigrazione. Vorrei che cominciassimo a strutturare un’anagrafe che censisca le grandi risorse giovanili, intellettuali e professionali, che abbiamo formato in Trentino, grazie alla qualità della nostra scuola (alla quale dobbiamo restituire più autonomia, dei singoli istituti come del sistema nel suo complesso) e della nostra Università, e abbiamo poi relegato in mansioni dequalificate e mal retribuite, o regalato al resto d’Italia o più spesso all’estero. Vorrei che riuscissimo ad avanzare a ciascuno di loro una proposta di crescita professionale, o di rientro, da valutare in piena libertà. Sarebbe anche un modo per ristrutturare al rialzo, sul piano tecnologico e qualitativo, il nostro sistema produttivo ed economico. Anche così possiamo forse recuperare almeno una parte del gap che abbiamo accumulato con l’Alto Adige, un po’ in tutti i settori: dall’agricoltura all’industria, dal turismo all’edilizia.

 

Al centro del rilancio economico e culturale del Trentino, deve stare il sistema educativo nel suo complesso: scuola e formazione professionale, università e ricerca. Il mondo scolastico come sistema e le singole istituzioni che lo compongono devono recuperare voce ed autonomia rispetto alla Provincia, superando l’attuale eccesso di centralismo burocratico. Solo così si potrà avviare la necessaria e anzi urgente valutazione e, laddove necessario, correzione delle diverse novità introdotte negli ultimi anni. La nuova Giunta promuoverà un percorso di ampia partecipazione, per definire strategie efficaci e condivise, volte ad aumentare la qualità dell’insegnamento, mettendo al centro le esigenze degli studenti e delle famiglie, valorizzando e sostenendo la figura degli insegnanti, rafforzando in modo davvero utile il collegamento fra scuola e mondo del lavoro.

 

 

3. Un’Autonomia europea e contro le nostalgie nazionaliste

 

Per fare tutte queste cose (e tante altre come queste) abbiamo bisogno di una Provincia, intesa come macchina amministrativa, rinnovata e ammodernata: burocrazia zero e attenzione alla sostanza, meno vincoli procedurali e più strumenti di progettazione e valutazione. Una Provincia autonoma, anche perché capace di riconoscere autonomia ai Comuni e alle comunità locali, contrastando le ricorrenti tentazioni di centralismo burocratico e tecnocratico.

 

Più radicalmente, per fare tutte queste cose, bisogna prima che l’autonomia, la nostra autonomia speciale, viva, sopravviva all’attacco dei suoi nemici, oggi particolarmente forte e insidioso. Per la prima volta dagli anni ‘70, la nostra autonomia è in serio pericolo, messa a repentaglio dal prevalere, nello schieramento di centrodestra, di una visione antiautonomista, perché centralista e autoritaria, che finirebbe per trasformare il Trentino in una provincia veneta, e perché nazionalista e antieuropea. E come ci ha insegnato Alcide Degasperi, europeismo e autonomismo sono due facce della stessa medaglia, due componenti inscindibili dello stesso antidoto contro il veleno nazionalista.

 

Certo, l’Europa così com’è oggi non va bene. L’Europa ha bisogno di riforme profonde e coraggiose. Ma riforme che rafforzino la coesione tra gli Stati, che spostino ulteriori, significative quote di sovranità a livello federale: perché nel mondo del Duemila nessuno degli Stati nazionali europei ha la stazza sufficiente a influenzare e non subire le decisioni prese dai giganti del nostro tempo: gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l’India...Per contare qualcosa in questo mondo, noi europei abbiamo bisogno di una difesa comune, di una polizia di frontiera comune, di un bilancio e di un Tesoro comuni, che affianchino la Banca centrale di Francoforte e utilizzino la forza dell’euro, la nostra moneta comune, per produrre non solo stabilità, che pure è preziosa e necessaria, ma anche crescita e occupazione, come sanno fare gli americani col loro dollaro.

 

Non abbiamo invece bisogno di un ritorno di fiamma del nazionalismo. Il drago nazionalista cento anni fa aveva messo a ferro e fuoco la nostra terra, la regione d’Europa col più alto numero di morti in proporzione agli abitanti. La frontiera che ci attraversava era un fronte, dove si andava per uccidere e per morire. Grazie all’Europa, la frontiera del Brennero è diventata un ponte, che viene attraversato dalle merci che ci scambiamo, dai turisti, dai lavoratori, dagli studenti dell’Erasmus.La nostra autonomia speciale, figlia di un accordo internazionale tra Degasperi e Gruber, è uno dei frutti migliori dell’Europa nata dalle rovine delle due guerre mondiali, vere guerre civili europee. Grazie all’autonomia, la nostra regione, al di qua e al di là del Brennero, è diventata una regione di pace, di libertà e dignità umane, di benessere e prosperità.

 

Per questo non ci serve nessun doppio passaporto, che torni a dividere le nostre popolazioni, come nella terribile stagione delle opzioni. Ci serve piuttosto un unico passaporto, un passaporto europeo. Ecco l’ultima, ma più importante di tutte le priorità della nostra nuova Giunta: promuovere, insieme a Bolzano e Innsbruck, un’offensiva diplomatica su Roma e Vienna, per il riconoscimento pieno dell’Euregio Alto Adige/Südtirol, Tirol e Trentino, nelle Costituzioni dei due paesi.

 

Grazie dell’attenzione, della critica, del sostegno