«Tonini è l’uomo giusto: ce la giochiamo»

«Non parto battuto. Ho già visto persone entrare in un congresso con il 10% dei consensi e uscire vittoriose». Alessandro Andreatta è pronto: con il candidato presidente ratificato anche dall’Upt (pur se con difficoltà) e con una manciata di giorni a disposizione per il deposito delle liste (la scadenza è fissata per il 20 settembre), il sindaco del capoluogo si prepara a fare la sua parte in una campagna elettorale che sarà difficilissima.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 12 settembre 2018

 

«Giorgio Tonini — dice — è il candidato giusto: strutturato politicamente, appassionato, competente. Ha sempre voluto allargare l’alleanza». Eppure il Patt è rimasto fuori: «In campagna non dirò nulla sulle Stelle Alpine. Gli avversari sono altri».

Sindaco Andreatta, in questi mesi non è mai intervenuto per commentare le difficoltà della coalizione. Ora il candidato presidente c’è. Cosa ne pensa?

«Faccio subito una premessa: personalmente, ho grande stima di tutti e tre i candidati valutati dall’Alleanza. Conosco Giorgio da 37 anni, è un amico, lo sento vicino anche al di fuori dell’ambito politico. E da 47 anni conosco Paolo Ghezzi: abbiamo iniziato insieme la quarta ginnasio al Prati, lui nella C e io nella B. Carlo Daldoss è stato un assessore molto valido per le sue materie. Detto questo, la coalizione ha scelto Tonini, che si è presentato senza ambizioni personali ma con l’obiettivo importante di tenere l’Alleanza più ampia possibile. Dico però bravo a Ghezzi. Il suo è stato un bell’esempio: non ha posto veti e ha mantenuto le sue promesse. Ora l’importante è che chi ha assicurato la volontà di lavorare insieme lo faccia. Cerchiamo di fare tutto il possibile per andare avanti».

Cosa pensa di Tonini?

«Giorgio è un uomo di coalizione, sempre pronto a valorizzare tutti. È esperto, appassionato, competente. E gli incarichi prestigiosi che ha avuto lo testimoniano. È difficile trovargli delle lacune: ha la pazienza del politico vero, è strutturato, non è un accentratore, si prende il tempo per dialogare con tutti, politici e cittadini».

C’è però chi parla di uno sbilanciamento a sinistra dell’Alleanza con la scelta di Tonini.

«Mah, non sono d’accordo. Veniamo entrambi da una cultura cattolico-democratica, di dialogo. Ecco, Giorgio spicca proprio su questo piano: della cultura, dei valori che ci possono distinguere da Lega e 5 Stelle. È un uomo che crede nel riformismo, viene da una cultura che punta a tenere insieme. Una cultura di libertà, di giustizia, di solidarietà: valori che sono dei trentini».

Come ha vissuto questi mesi di travaglio per la scelta del candidato presidente?

«Con una certa sofferenza, lo ammetto. So quanto costi cercare di tenere insieme tutti: bisogna mettere in conto delusioni, anche umiliazioni. Si deve essere pronti a perdere qualche passaggio, a fare qualche passo indietro per mantenere l’equilibrio: mosse che potrebbero sembrare una sconfitta, ma che alla lunga possono avere risvolti positivi. Lo dico per esperienza: in questi anni, da vicesindaco prima e da sindaco dopo, ho fatto di tutto per tenere insieme la città. E in questi mesi ho sofferto nel vedere pochi passi avanti tutti insieme. Mi sono chiesto quante persone credessero davvero nell’Alleanza».

Si è perso anche un «pezzo» importante: il Patt.

«È chiaro che io avrei voluto altro: puntavo a tenere insieme quello che c’era. Ancora di più avendo esponenti autonomisti in giunta. Sia chiaro però: in campagna elettorale non dirò nulla sul Patt, perché gli avversari sono altri. Il centrodestra, in primo luogo. Cercherò di impegnarmi al massimo in queste settimane. E spero che durante questa campagna il confronto sia politico: discutiamo di politica, degli errori politici, ma non attacchiamo personalmente nessuno».

Qualcuno prospetta già una sconfitta sicura per il centrosinistra.

«Non si può dare già tutto per perso. Non parto battuto. Ce la giochiamo con le forze che ci stanno, con tanti candidati autorevoli, provenienti da mondi e realtà diverse».

Come esce il Pd da questa fase?

«Abbiamo fatto tanti errori, è innegabile. Il fatto di non essere stati in grado di decidere prima e l’aver prolungato il confronto non hanno aiutato la gente a capire. Ma sono sicuro che guardando i candidati, il candidato presidente e il programma la comunità potrà ritrovare la fiducia. Perché il punto è questo: la gente ha bisogno di persone di cui fidarsi. E di Giorgio può farlo».