La direttiva Salvini a Trento: «Basta scuola ai richiedenti asilo»

Formazione e integrazione? Sì, ma solo per chi ha già ottenuto il permesso di soggiorno. La nota che provava a limitare l’accesso dei richiedenti asilo al servizio civile della Provincia autonoma di Trento non è un caso isolato. Anzi, è solo una delle tante espressioni del radicale cambiamento in atto.
S. Pagliuca, "Corriere del Trentino", 25 luglio 2018

 

Accade infatti che il ministero dell’Interno, due giorni fa, abbia fatto partire una circolare che va a ridefinire il modello vigente dell’accoglienza dei migranti «nell’ottica di ottimizzare i servizi e contenere i costi». In concreto, la direttiva sostiene che a tutti i richiedenti asilo vengano assicurati i servizi assistenziali di prima accoglienza, ma che «gli interventi per favorire l’inclusione sociale siano riservati esclusivamente ai beneficiari di forme di protezione». Ovvero, solo a chi ha già ottenuto il permesso di soggiorno.

«Un’impostazione che non condivido e che anziché risolvere dei problemi, ne crea altri più grandi — commenta l’assessore Luca Zeni. — Dobbiamo lavorare di più per far cadere la barriera linguistica e per favorire l’integrazione, non per ghettizzare ulteriormente queste persone. Seguire queste nuove indicazioni, significa tenere i richiedenti asilo ancora di più nel limbo. Per tre anni, sono impossibilitati a fare qualsiasi cosa ed esclusi da ogni forma di integrazione. Dunque, è molto più facile che possano incappare nelle sacche di criminalità» rileva Zeni. E da qui, immediato è il rimando alla prima versione della discussa circolare provinciale sul servizio civile. «Non conosco la nota nello specifico, ma — attacca Zeni — mi sembrano posizioni propagandiste che seguono la linea del “prima gli italiani” senza capire che così facendo non si farà altro che peggiorare le cose».

Tornando alla direttiva nazionale, il nuovo iter prevede una differenziazione dei servizi offerti in relazione alle fasi di accoglienza dei migranti con l’obiettivo principale di «assicurare il risparmio della spesa pubblica». Per le piccole strutture, costituite da singole unità abitative situate in un territorio comune o vicino, saranno messi in rete i servizi amministrativi, di mediazione linguistico-culturale e di informazione normativa, così da «conseguire economie di scala». Particolare attenzione sarà poi riservata alle basi d’asta dei servizi che saranno individuate sulla scorta dei prezzi standard stabiliti dalle centrali di committenza, ovvero indicati dall’Anac. Il tutto rispondendo, secondo quanto indicato dal Viminale, alle raccomandazioni formulate dalla Corte dei Conti al termine dell’indagine conoscitiva sul sistema di prima accoglienza. «Le linee di intervento delineate — ha commentato infatti il ministro Matteo Salvini presentando la direttiva — permetteranno di razionalizzare la spesa, uniformandoci alla media dei paesi europei».