La relazione all’assestamento di bilancio del capogruppo Alessio Manica

Egr. Presidente,
G.li Colleghe e Colleghi,
l’ultima manovra di questa XV Legislatura rappresenta un’occasione importante per guardare a quanto realizzato in questi cinque anni ma anche per pensare al futuro del nostro territorio, a cominciare dalle importanti decisioni che sono contenute nel provvedimento che stiamo discutendo.
Alessio Manica, 25 luglio 2018

Come ho detto nelle relazioni alle precedenti manovre di bilancio discusse in quest’Aula, questa è stata una legislatura complessa, per il protrarsi della crisi economica e per la forte incertezza politica e socio-economica manifestatasi sia a livello nazionale che europeo ed internazionale.
Ciò nonostante, grazie alle molte scelte assunte da questa maggioranza e al lavoro della Giunta, il sistema trentino è riuscito ad agganciare il nuovo trend economico positivo e a presentare anzi indicatori e performance migliori rispetto alla media nazionale e a quelli delle Regioni confinanti, sia dal punto di vista della crescita che del livello di coesione ed inclusività.
Ancora una volta i dati di contesto presentati assieme a questa manovra sono positivi, tanto che possiamo ormai dire, seppur senza abbassare la guardia, che la crisi è alle spalle e il nostro sistema di nuovo in buona salute. I dati in questo ci confortano e paiono ormai strutturali.
Mi preme evidenziare in particolare alcuni indicatori, che ci aiutano a capire come la crescita non riguardi solo il prodotto interno lordo ma anche il sistema produttivo e il mondo del lavoro. Il PIL nel 2017 è cresciuto del 1,9%, il fatturato delle imprese del 3,1% e l’occupazione del 2,3%, a testimoniare come i dati relativi all’occupazione siano ormai coerenti con quelli della crescita economica.
Il dato relativo agli investimenti è in crescita, tanto quello riferito agli investimenti pubblici quanto a quelli privati. Inoltre l’incidenza degli investimenti pubblici per la crescita sul totale, in Trentino è migliore rispetto a quella dei territori confinanti. Il valore aggiunto aggregato è in aumento e quasi tutti i macrosettori dell’economia risultano in crescita. Di particolare rilevanza anche il dato riferito alle esportazioni, che nel 2017 ha fatto segnare un + 8,7% rispetto al 2016.
Il tasso di disoccupazione alla fine del 2017 era pari al 5,7%, il tasso di occupazione era pari al 68% e quello di inattività al 28%. Tutti questi dati sono ulteriormente migliorati nei primi mesi del 2018. Un dato a mio modo di vedere importante è quello riferito ai trend degli indicatori relativi all’occupazione giovanile e femminile, che sono migliori rispetto a quelli generali. E questo grazie alle azioni messe in campo in questi anni in favore di giovani e donne e alle politiche di conciliazione lavoro – famiglia attuate, che saranno ulteriormente potenziate con questa manovra.
Meno evidente, seppur tangibile, il miglioramento della qualità del lavoro, con riferimento sia alla dinamica salariale che alla stabilità contrattuale. Per questo ritengo strategiche alcune decisioni comprese nella manovra di assestamento in discussione, volte all’innalzamento della qualità del lavoro in Trentino.
Mi preme infine sottolineare il costante miglioramento dell’indice di Gini, il quale ci restituisce una misura sulla disuguaglianza nella distribuzione del reddito. E questo dimostra il grande lavoro fatto non solo per rafforzare la dinamica della crescita ma anche la sua inclusività, come dimostrano i molti indicatori relativi alla distribuzione del reddito, agli strumenti di protezione e assistenza sociale, al mercato del lavoro, ai servizi pubblici, alla sanità ecc.
Migliora anche il dato relativo ai nuclei famigliari in grande difficoltà economica, che però rimane comunque attorno al 6% e su questo ritengo fondamentale impegnarsi ancora di più - come del resto è avvenuto con le passate manovre e anche con questo assestamento - perché come ho detto più volte in quest’aula la crescita è tale solo se riguarda tutti, se è inclusiva e se non lascia indietro nessuno.
Questi risultati non sono il frutto del caso, ma l’esito faticoso del lavoro fatto in questi anni da questo Consiglio e dalla Giunta provinciale. Senza strepiti o grandi proclami, con costanza, responsabilità, senso delle Istituzioni, pragmatismo e vicinanza al territorio, ai trentini e alle trentine.
Dapprima mettendo al sicuro il quadro finanziario e le risorse della Provincia, nel solco di un rapporto dialogico con lo Stato e sempre in collaborazione con Bolzano. Grazie al “Patto di garanzia” abbiamo potuto implementare nel corso degli anni una serie di azioni che hanno consentito in un primo momento di contrastare la crisi economica e poi di rafforzare le dinamiche di crescita e i livelli di coesione sociale e territoriale sopra descritti.
Mi preme ricordare altri tre importanti successi che in questi anni hanno caratterizzato il rapporto con il Governo centrale: il rinnovo della concessione dell'A22, tutt’ora in corso; la messa in sicurezza dei fondi regionali complementari e integrativi, previdenziali e sanitari; il passaggio alle Province della competenza legislativa sulle concessioni idroelettriche, che consentirà nei prossimi anni il governo in autonomia di una risorsa importante per lo sviluppo del nostro territorio come l’acqua.
Alla base di queste “conquiste”, frutto di un dialogo maturo con lo Stato, vi è l’idea di un’Autonomia responsabile e sempre più integrale, capace di fare meglio con meno risorse, di condividere il proprio potere con il territorio in maniera partecipata; vi è l’idea di una comunità autonoma e decidente, capace di prendere decisioni, e di un governo vicino al territorio e alle sue esigenze.
La speranza è che il nuovo governo, tanto quello nazionale quanto quello locale, porti avanti questo percorso che è per sua natura incrementale e che supporti la conclusione di processi strategici per il nostro futuro, a cominciare da quello della A22.
I dati relativi al mondo delle imprese sono invece il frutto di un lavoro continuo per creare un territorio attrattivo, adatto alle esigenze di chi investe, di chi produce e di chi dà lavoro. Un territorio ad alta concentrazione di investimenti pubblici, con un sistema della conoscenza all’avanguardia, con una forte propensione alla ricerca e al trasferimento tecnologico. Un territorio al fianco di chi investe seriamente, con un sistema fiscale agevolato e premiante per coloro che innovano, che investono in ricerca e sviluppo, che danno lavoro e che ne curano la qualità. I risultati di questo complesso sistema di politiche pubbliche sono i dati che ho citato all’inizio, e anche se siamo tutti consci che si può sempre migliorare e che il lavoro da fare è ancora molto possiamo dire che ciò che è stato fatto è molto ed è positivo.
Il Trentino ha tutte le carte in regola non solo per fare bene, ma anche per eccellere, sfruttando le enormi occasioni date dal contesto internazionale, dall’industria 4.0, e valorizzando al contempo la propria specificità e le proprie vocazioni grazie alle competenze di autogoverno di cui dispone e al forte legame con il territorio e le proprie identità. In tal senso ritengo sempre più importante aumentare la selettività dei molti strumenti incentivanti, per premiare quelle aziende che investono, in primis sul fattore umano, e che assumono.
Nella relazione all’ultima finanziaria chiesi alla Giunta un’attenzione particolare alla questione dell’accesso al credito da parte delle imprese. I dati ci dicono che dal 2012 al 2017 il credito alle PMI in Trentino si è ridotto del 27%. Vanno messi in campo strumenti specifici per supportare le aziende trentine nell’accesso al credito, perché si rischia altrimenti di vanificare la spinta espansiva, e questa manovra va proprio in questa direzione.
Visto il tema, auspico non vi sia da parte del nuovo Governo nazionale nessun passo indietro sulla riforma del credito cooperativo. La riforma promossa ha l’obiettivo di dare al sistema del credito maggiore solidità e maggiore efficienza, anche e soprattutto per poter sostenere le famiglie e il tessuto imprenditoriale locale. Tornare indietro, non andrebbe a vantaggio di nessuno, tanto meno di quelle aziende dell’economia reale che ogni giorno ci chiedono maggiore facilità di accesso al credito. Ben vengano piccole modifiche volte a salvaguardare la mutualità del sistema e il ruolo delle BCC, ma non a scapito dell’impianto della riforma che vede il sistema trentino protagonista.
La stessa attenzione, e anzi maggiore, è stata in questi anni dedicata al mondo del lavoro: a chi il lavoro lo ha, a chi lo perde e a chi non lo trova. Grazie alla collaborazione concertativa tra le istituzioni provinciali, l’Agenzia del Lavoro, le rappresentanze datoriali e quelle dei lavoratori si è creato un importante mix di politiche attive e passive che hanno consentito di migliorare la produttività degli impiegati e di consentire un largo accesso a percorsi formativi e professionalizzanti volti a migliorare l’occupabilità di chi era ai margini del mondo del lavoro. Nel frattempo sono stati potenziati tutti gli strumenti di assistenza, compresi gli strumenti di sostegno occupazionale e di garanzia, anticipando lo Stato e creando un sistema all’avanguardia in Italia e in Europa, un laboratorio innovativo che speriamo possa essere preso ad esempio anche da altri territori.
In Trentino si è fatto molto per ridurre le disuguaglianze e far crescere la coesione e l’integrazione sociale: dal reddito di garanzia all’abbattimento delle tariffe degli asili nido, dalle politiche attive e passive del lavoro fino ai lavori socialmente utili, al fondo integrativo e alle politiche di conciliazione famiglia-lavoro, sostenute anche da un approccio sempre più concertativo e generativo e dalla diffusione di strumenti di welfare aziendali e di comunità. Non voglio e non posso fare l’elenco di tutti gli strumenti implementati, ma ritengo che il nuovo assegno unico le possa riassumere tutte. Siamo certi che l’assegno unico rappresenti una delle principali innovazioni per il sistema trentino. Questa manovra corregge e allarga ulteriormente la platea di questo strumento, che ritengo uno dei maggiori risultati di questa legislatura e ancora una volta uno strumento che allinea il Trentino alle regioni europee con i più alti indici di protezione sociale.
Stessa attenzione è stata riservata alle famiglie e alla conciliazione dei tempi famiglia – lavoro, cosa questa che ha consentito lo sviluppo di un territorio a misura di famiglie e il continuo miglioramento dei dati riferiti all’occupazione femminile. Da genitore di un bambino in età prescolare ritengo molto importante essere riusciti ad abbattere le tariffe degli asili e nido e ora, con questa manovra, investire sulla creazione di nuove sezioni di nido e ancora di più su misure a favore del benessere famigliare e della natalità. E qui permettetemi un accenno per ricordare chi durante le discussioni sulla cosiddetta doppia preferenza ci diceva che bisogna fare “ben altro” per sostenere le donne, ecco questo è un’ulteriore conferma che cerchiamo anche di realizzare quel ben altro.
L’obiettivo generale della manovra di assestamento del bilancio 2018-2020 è quello di consolidare le scelte strategiche operate nel corso della Legislatura corrente, confermando e dando ancora più sostanza alle importanti misure già introdotte in questi anni. Taluni provvedimenti, peraltro, vengono qui introdotti in accoglimento di ordini del giorno fatti da me e dal nostro Gruppo in occasione della manovra finanziaria dello scorso inverno, e non posso quindi che ringraziare il Presidente e la Giunta per l’attenzione e la sensibilità verso le proposte nostre e della maggioranza tutta.
Non voglio ripetere quanto già detto dal Presidente Rossi, ma mi preme sottolineare alcuni passaggi di questa manovra che ritengo fondamentali per il Trentino di oggi e di domani:

• in tema di sostegno all’economia e alle imprese, la conferma delle agevolazioni fiscali alle imprese fino al 2020 e l’ulteriore alleggerimento fiscale premiante quelle realtà che investono sulla qualità del lavoro. Ritengo giusta la strada di legare il sostegno della detassazione ad un risvolto concreto, salariale sui lavoratori. E ancora il potenziamento degli investimenti pubblici e l’implementazione di misure per favorire l’accesso al credito delle imprese;
• in tema di innovazione e sviluppo territoriale ed imprenditoriale;
• in tema di coesione sociale, di sostegno delle famiglia e della natalità: l’indicizzazione e gli aggiustamenti dell’ICEF, il sostegno agli anziani soli o in difficoltà economica, maggiori servizi e agevolazioni, il raddoppio delle detrazioni ai fini ICEF per il lavoro femminile, il potenziamento dei buoni di servizio, il finanziamento di nuovi asili nido, gli investimenti per rafforzare il sostegno dei soggetti impiegati nei lavori socialmente utili e per ampliare la platea dell’assegno unico;
• in tema di politiche per la casa: il rafforzamento del piano ITEA e di social housing per la messa a disposizione di nuovi alloggi, l’aumento delle risorse per l’acquisto della prima casa. Mi permetto di auspicare che il piano ITEA sia nettamente sbilanciato a favore delle ristrutturazioni e recuperi di edifici già esistenti, dentro e fuori i centri storici, coerentemente con l’impostazione che abbiamo dato in questa legislatura sul piano urbanistico.
• in tema di investimenti pubblici, anche con l’attribuzione di maggiori margini di flessibilità agli enti locali: nel campo della sanità, della viabilità, della mobilità pubblica e intermodale diffusa sul territorio, della scuola, della protezione civile, della finanza locale, della connettività, della sicurezza del territorio;
• e ancora in tema di cultura, sport, conoscenza, servizio civile e digitalizzazione.

Mi preme infine evidenziare, come già feci nei mesi scorsi, il grande sforzo per completare il rinnovo dei contratti e la stabilizzazione del lavoro nel comparto pubblico locale, quale riconoscimento della qualità del lavoro e dell’importanza delle professionalità acquisite per la pubblica amministrazione locale.
Mi avvio alla conclusione di questa relazione, che rappresenta la fine di un percorso ben più lungo, con uno sguardo sfidante rivolto al futuro su alcuni temi che – anche in ordine sparso - mi stanno particolarmente a cuore, che ho avuto modo di seguire, più di altri, in questi cinque anni di attività come Consigliere provinciale, e sui quali credo si giocheranno sfide importanti.
Parto dal mondo della scuola, mondo ricco di risorse umane, strategico per il futuro della nostra comunità, ma anche complicato. In questi cinque anni si è investito molto sulla scuola, è stata approvata una legge che possiamo definire quadro, si sono stabilizzati migliaia di lavoratori incentivandone percorsi di crescita, si è creduto ed investito molto sul CLIL quale strumento per formare soggetti più consapevoli, più attrezzati e più pronti ad affrontare le sfide del mondo globale. Come ha ben ricordato il Presidente i test ci stanno restituendo una fotografia che questa innovazione non sta danneggiando la preparazione dei ragazzi come sosteneva o temeva qualcuno, ma al contrario la sta arricchendo. Ma non possiamo fare a finta di non sentire e vedere una certa insoddisfazione nel mondo della scuola, la frequente segnalazione di un deficit di rappresentanza. Indubbiamente ha pesato il fisiologico stress che accompagna l’introduzione di riforme, ma dobbiamo raccogliere come indicazione per la prossima legislatura: il rapporto di condivisione con questo mondo deve esser un obiettivo prioritario, perché li formiamo i cittadini, gli uomini e le donne del domani.
Voglio poi fare una breve riflessione sul sistema istituzionale, che ha conosciuto negli ultimi dieci anni profonde riforme e continui aggiustamenti. Ritengo che lo sforzo fatto nel supportare percorsi di fusione e gestione associata sia stato uno dei principali investimenti di questa legislatura. Un investimento politicamente difficile, ma che ci consegna oggi un sistema meno frammentato e più attrezzato ad affrontare le sfide del nostro tempo. Credo che nei prossimi anni vada incentivata un’ulteriore semplificazione del sistema e spero ci sia anche a livello locale la forza ed il consenso per concludere quanto avviato in questi anni. Ritengo invece meriti una riflessione il risultato delle molte riforme che hanno investito le Comunità di Valle, enti con ampie responsabilità e funzioni strategiche e di
indirizzo – dalla gestione finanziaria di ingenti risorse alla pianificazione socio-sanitaria e urbanistica – ma fortemente depotenziate nella legittimazione politica. E’ vero che in alcuni territori la riduzione dei comuni attraverso le fusioni ha permesso un migliore funzionamento delle Comunità, penso alla Valle di Non. Ritengo però necessaria una riflessione, perché certe funzioni, strategiche per il territorio e la popolazione, richiedono a mio avviso una legittimazione politica forte e delle soluzioni di governance coerenti con questo obiettivo.
In tema di politiche del lavoro, detto più volte degli enormi risultati raggiunti, ritengo ora necessario potenziare l'organico dei centri per l'impiego provinciali e dare seguito alla creazione di un osservatorio sui fabbisogni occupazionali delle imprese, con lo scopo di ridurre ancora di più la disoccupazione giovanile e favorire la formazione di profili professionali specializzati e adeguati alle richieste del mercato del lavoro. Si sente spesso di aziende che cercano lavoratori con profili specifici, ma talvolta senza fortuna. Evidentemente ciò non è possibile, abbiamo una struttura all’avanguardia in Italia, abbiamo già una presenza del mondo produttivo nella governance dell’Agenzia, troviamo gli strumenti per un monitoraggio permanente dell’offerta. Creare quindi una connessione tra domanda e offerta di lavoro fin dai primi anni dei percorsi di formazione è un obiettivo non più procrastinabile, per non perdere l’occasione di una crescita che è in atto ma che richiede sempre nuove risorse, umane prima di tutto.
Per quanto riguarda il settore sportivo, anche qui sono stati raggiunti in questi anni importanti obiettivi, compresa la nuova legge sullo sport provinciale. Il Trentino è sempre più riconosciuto come una palestra a cielo aperto, il numero e l’incidenza delle associazioni sportive e dei praticanti è il più alto di Italia, vi è un ampio sostegno alle attività di volontariato e un ricco calendario di eventi internazionali. Ritengo però importante, e qui rivolgo un accorato appello al nuovo Assessore competente, investire di più sullo sport di cittadinanza e sullo sport per tutti, a cominciare dalla definizione del quadro regolamentare in attuazione del capo terzo della legge provinciale e dei criteri per la distribuzione delle risorse già allocate. Lo sport è un settore importante per crescere nuovi cittadini, per includere, per prevenire moltissime patologie e promuovere uno stile di vita sano. Per questo deve essere riconosciuto sempre di più come un diritto di cittadinanza, ed in tal senso chiedo al nuovo Assessore anche la rapida attuazione di un voucher in favore delle famiglie numerose o in difficoltà economica per l’attività sportiva dei figli, come per altro già previsto nell’ultima finanziaria.
Di politiche di sostegno alle famiglie ho già parlato molto, ricordando quanto fatto in questi anni, a cominciare dall’abbattimento delle tariffe degli asili nido. C'è però da parte delle famiglie una domanda di flessibilità e semplicità di accesso agli strumenti messi in campo che merita uno sforzo. Il sistema dei voucher risulta ancora troppo “burocratico” e dispendioso a fronte a volte dei benefici limitati. Il mondo del lavoro è sempre più flessibile e vanno quindi offerti servizi adeguati a questa nuova condizione, in particolare per quanto riguarda le politiche di sostegno alla famiglia e di conciliazione famiglia-lavoro. L'accessibilità e la semplicità devono essere terreni su cui la pubblica amministrazione si cimenterà nei prossimi, pena l’inefficacia delle proprie politiche o l’affievolimento dell’effetto di scelte innovative. In questa direzione l’Assegno Unico ha aperto una strada importante che può e deve essere implementata.
Altro tema importante è quello della mobilità, del quale mi sono occupato a più riprese. La gestione dei flussi rappresenta una sfida strategica per il futuro del nostro territorio. La costruzione del tunnel di base del Brennero e delle tratte di accesso, la realizzazione della TAV/TAC, l’interramento della ferrovia nella città di Trento, la realizzazione di una metropolitana di superficie lungo l’asta dell’Adige, il potenziamento dei collegamenti ferroviari con le Valli dal Garda alle Dolomiti, l’innovazione della mobilità urbana e la sua sostenibilità, lo spostamento di traffico e merci da gomma a rotaia, sono tutte sfide aperte che segneranno in maniera indelebile lo sviluppo del nostro territorio. In questo quadro non c’è spazio, a mio modo di vedere, per la Valdastico: al Trentino che investe da decenni su rotaia e sostenibilità ambientale, questa arteria, nuova ma vecchissima nella sua concezione, non serve.
Infine il tema che più mi sta a cuore, cioè quello del modello di sviluppo e dell’identità del nostro sistema territoriale, a cui tutto in fondo è collegato.
Alcuni eventi recenti mi hanno fatto molto riflettere sulle modalità di uso e fruizione del nostro territorio, che non è solo nostro ma di chi ci ha preceduto e di chi verrà dopo, di chi lo abita tutti i giorni e di chi invece lo fruisce in maniera estemporanea per ragioni lavorative o turistiche, di tutti in quanto patrimonio dell’umanità. Credo sia urgente una riflessione ampia e partecipata sull’identità del nostro territorio, sul suo governo e su quello che vogliamo che sia domani. Ho la sensazione che si ragioni alle volte in maniera fatalista, ma è proprio qui invece che serve un surplus di visione e di capacità politica per indirizzare un intero sistema verso degli obiettivi condivisi.
Decidere con quali modalità vanno gestite le risorse naturali, ambientali, paesaggistiche, ecosistemiche e territoriali è il primo compito di chi amministra un territorio, per lo più delicato come il nostro. Credo che vada innanzitutto ribadita la proprietà pubblica di tutte le risorse naturali e che vadano quindi cercate modalità di gestione di questi beni il più possibili confacenti a rispettarne questa destinazione collettiva. A cominciare dall’acqua, tema su cui in questi anni mi sono molto speso.
Altro tema a mio avviso cruciale è quello del turismo, settore che genera enormi risorse per il nostro sistema ma che rischia di porre nel prossimo futuro anche grandi problemi. I numeri, in crescita da anni, sono destinati a crescere ancora. Ritengo quindi necessario investire su un turismo di qualità, non di élite ma di eccellenza si, capace di alzare i prezzi medi dell’offerta e migliorare ancora la qualità e la riconoscibilità dei servizi offerti; un turismo che non si basa sui numeri degli arrivi e delle presenze ma sul valore aggiunto, capace di valorizzare i prodotti locali e le risorse naturali e culturali; un turismo destagionalizzato e multiforme, in grado di sviluppare ancora il potenziale delle aree sciistiche e di valorizzare gli usi di quei territori a ciò meno vocati. Un turismo sostenibile, che usa meno i mezzi privati e di più quelli pubblici, un turismo più lento e più green. Non ho mai fatto mistero, in tal senso, della profonda delusione per il mancato approfondimento della proposta di riqualificazione di Passo Rolle avanzata da un’importante soggetto privato: abbiamo perso un’occasione, a parer mio molto importante, e la si è persa per un eccesso di autoreferenzialità.
Quel dibattito ha però permesso l’introduzione di una specifica norma che potrà sostenere i territori che affronteranno percorsi di riconversione. Vedremo nei prossimi anni le riflessioni che matureranno nelle comunità. Pensare allo sviluppo di quelle aree meno vocate alla pratica dello sci diventerà in tempi rapidi un’esigenza. Stessa cosa mi permetto di dire con riferimento alla strategia di contenimento del traffico sui passi dolomitici: verifichiamo la soluzione adottata quest’anno, che un po’ assomiglia ad un passo indietro rispetto a quanto fatto la scorsa estate, ma attendiamo la fine della stagione per valutarla e in caso correggerla con coraggio. La flessibilità negli strumenti e le sperimentazioni vanno bene purchè l’obiettivo rimanga chiaro. Certe scelte lo so, sono complesse e difficili da far accettare, ma le grandi innovazioni passano giocoforza dal cambio di alcuni paradigmi e dall’evoluzione di comportamenti sedimentati. Ho trovato stridente con l’immagine che vorrei del Trentino quella foto che qualche settimana fa sui social mostrava una località in alta montagna, all’arrivo di un impianto da sci, trasformata nella brutta copia di un parco giochi romagnolo con sdraio e gonfiabili. Voglio continuare a credere che possiamo attirare turisti in montagna, ottimizzare l’uso delle infrastrutture, fare economia tenendo alta la qualità, l’immagine ed il rispetto paesaggistico ed ambientale. In montagna dobbiamo attrarre chi la capisce e la rispetta, non chi la vorrebbe trovare attrazioni e usi propri di altri luoghi.
Assieme al turismo, c’è il tema dell’agricoltura, su cui riconosco l’impegno della Giunta. Anche qui ritengo però necessario agire con coraggio per definire meglio il modello di agricoltura che vogliamo perseguire nel prossimo futuro. Il settore agricolo trentino ha perso negli anni, a mio modo di vedere, la sua connotazione montana, sposando spesso modelli di produzione basati più sui numeri e sulla produzione massiva che non sulla qualità e sulla riconoscibilità dei prodotti e dei territori. Uno dei primi atti in questo consiglio del sottoscritto avevo posto la questione della chiusura del caseificio SAV di Villa Lagarina, un altro presidio che è sparito in favore di un accentramento nel capoluogo. Per me un errore. Vale per il settore frutticolo, per quello lattiero-caseario e anche per quello vitivinicolo. Credo sia necessario investire politicamente in questo settore, avendo il coraggio di promuovere una conversione verso produzioni di maggiore qualità, verso sistemi di produzione biologica e verso una maggior riconoscibilità dei nostri prodotti. I grandi gruppi sono soggetti preziosi, che sostengono un sistema e distribuiscono reddito. Ma al loro fianco va sostenuto di più l’emergere di una fitta rete di piccoli produttori artigiani e trasformatori, in grado di valorizzare al meglio il territorio attraverso la trasformazione delle materie prime. Si pensi che solo nel settore viticolo il rapporto tra vignaioli e ettari vitati in Alto Adige è più che triplo rispetto al dato Trentino. E’ il momento giusto visto il ritorno all’agricoltura dei giovani, con l’entusiasmo che ne consegue. Solo così, a mio avviso, si può aumentare la riconoscibilità e la qualità delle nostre produzioni e potenziare nuove forme di turismo integrate al sistema della produzione agricola. Punto di forza questo come sappiamo del territorio a noi contiguo. Per garantire remunerazione adeguata nel lungo periodo. Va pensato ad un pacchetto di strumenti specifico ed incentivante per coloro che hanno la voglia ed il coraggio di creare nuove aziende di trasformazione, e va fatto assieme alla cooperazione – qui chiamata ad un ruolo. Sarò banale, ma gli esempi in questo ambito non mancano: serve saper volgere lo sguardo nella giusta direzione.
Infine riprendo due delle parole chiave usate dal Presidente per descrivere il Trentino: aperto e solidale. Due necessità per garantire il mantenimento di una comunità piena, coesa, per garantirne il benessere e la competitività.
Abbiamo affrontato l’accoglienza, bene, abbiamo realizzato un ponte umanitario, abbiamo affrontato a più riprese il tema dei diritti civili.
Sul tema dell’accoglienza mi permetto una provocazione: ma se fosse questa una delle prossime competenze che chiediamo allo Stato italiano?
Concludo come conclusi la relazione dell’ultima finanziaria, vista l’attualità: di maestri del rancore e fomentatori di paura, di chiusure localiste e rinserramenti identitari in piccole gabbie, di soluzioni semplicistiche e sempre ammiccanti, il Trentino non ha nessun bisogno. Serve capacità di elaborare visioni, di pensare in maniera strategica, unite ad una buona dose di concretezza contadina ed operaia; e serve il coraggio di andare oltre i compromessi al ribasso.
Questa manovra credo sia un passo in avanti in questa direzione.

Da ultimo, un grazie agli uffici della Provincia e del Consiglio per il consueto sforzo e per la professionalità.

Grazie Presidente.