Dal Pd aut aut alla coalizione: ''Si decida su nome condiviso altrimenti si azzera tutto''. E spunta l'ipotesi 'primarie'

Il Pd tornerà al tavolo della coalizione per l'ultima volta con il mandato di verificare la convergenza su un nome, che sia Rossi, che sia Ghezzi, oppure qualcun altro. Se sarà trovata, tornerà in assemblea per la ratifica, accettando di convergere su quello maggiormente condiviso dagli alleati. Se però non ci sarà una convergenza ampia, almeno tra le forze più grandi della coalizione, si ripartirà da zero. A quel punto 'liberi tutti', si aprirà una fase nuova, anche la possibilità di andare alle primarie di coalizione, ognuno con un proprio candidato. 
D. Baldo - G. Fin, "Il Dolomiti", 24 luglio 2018

 

TRENTO. La prima notizia: porte chiuse. L'assemblea del Partito Democratico ha deciso di lasciare fuori i giornalisti, accorsi in massa per seguire l'ultima puntata dello psicodramma dal titolo "Alla ricerca del candidato presidente".

 

Nelle scorse riunioni si era deciso di permettere l'accesso alla stampa: "Per la trasparenza", ma anche per evitare che alcuni componenti dell'assemblea informassero i cronisti con messaggini, ognuno con il proprio punto di vista. Questa volta il 'conclave': c'era voglia di parlare liberamente, di dirsi tutto sul muso.

 

 

(I lettori però ai cronisti chiedono un resoconto, e dunque i cronisti si sono posizionati sul retro, sotto una finestra aperta, taccuino in mano. Qualcuno anche con la sigaretta in bocca: il fumo è purtroppo arrivato alle narici della presidente dell'Assemblea Donata Borgonovo Re che ci ha scoperti ad origliare. Gentilmente allontanati, abbiamo aspettato davanti alla porta che qualcuno uscisse e raccontasse. E così è stato: questa che segue è la sintesi)

 

Il Pd tornerà al tavolo della coalizione per l'ultima volta con il mandato di verificare la convergenza su un nome, che sia Rossi, che sia Ghezzi, oppure qualcun altro. Se sarà trovata, tornerà in assemblea per la ratifica, accettando di convergere su quello maggiormente condiviso dagli alleati.

 

Se però non ci sarà una convergenza ampia, almeno tra le forze più grandi della coalizione, si ripartirà da zero. A quel punto 'liberi tutti', si aprirà una fase nuova, anche la possibilità di andare alle primarie di coalizione, ognuno con un proprio candidato. 

 

Ma in questo caso - fa capire il segretario Giuliano Muzio - si può ancora affermare che una coalizione esista? Si dovrà ricominciare da zero, anche nella definizione dei confini della stessa coalizione. E poi, si fa presto a dire primarie: il Pd che nome porta? 

 

Nel corso dell'assemblea il nome più evocato è stato quello di Paolo Ghezzi,su cui molti chiedevano di convergere. Ma qualcuno ha fatto anche il nome di Giorgio Tonini, qualcuno di Michele Nicoletti, e Giuliano Muzio anche quello di Monica Baggia. Prima delle primarie di coalizione servirebbero le primarie interne al Partito Democratico. 

 

Su Ghezzi c'è poi la questione del metodo. Muzio gli riconosce "la massima dignità politica" ma nel suo intervento finale ha duramente stigmatizzato la raccolta firme in suo sostegno, sottoscritta anche da alcuni iscritti e componenti dell'assemblea Pd. E non potrà mai essere il candidato di bandiera dei dem. Non ora.

 

Il mandato al segretario, ha ricordato Muzio, era ed è quello di trovare una convergenza, motivo per il quale lo stesso Pd non ha mai avanzato candidature. Perché prima si parte dalla ricerca della convergenza sul nome del presidente uscente.

 

Il nodo è ancora tutto lì. Se non sarà Rossi tutto cade come un domino. Il Pd si spacca ancora prima che a spaccarsi sia la coalizione. Poi se ci saranno da raccogliere i cocci potranno tornare utili anche le primarie, ma l'ipotesi della consultazione per trovare il candidato presidente è stata messa lì più che altro come uno spauracchio.

 

Alla fine non si è voltato nulla, nemmeno la relazione del segretario. Il timore era quello di sancire una frattura. La giustificazione della non decisione è stata questa: l'assemblea non è conclusa, è sospesa, perché dovrà riunirsi già lunedì prossimo per discutere di quel che sarà uscito dal tavolo della coalizione.

 

Politicamente la palla passa ora all'Upt. Se il mandato del segretario del Pd è quello di verificare la maggiore convergenza su un nome dentro la coalizione, l'ago della bilancia è in mano all'Unione per il Trentino: se ripiegano su Rossi è fatta, con il Patt sono maggioritari. Se stanno con Ghezzi è fatta comunque, stanno con tutta l'ala sinistra e spostano gli equilibri. 

 

Il Pd, a quel punto, sosterrebbe il candidato uscito dall'indicazione più rappresentativa dal tavolo della coalizione. Ma se l'Upt non decide con chi stare si ritorna all'anno zero del centrosinistra trentino. E per ricostruirlo ci sono meno di tre mesi.

 

LEGGI ANCHE: "Candidato condiviso o primarie", M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 24 luglio 2018

Un «percorso irrituale». Pensato per «provare a forzare». Davanti al suo partito, nel primo confronto dopo le ferie (ieri pomeriggio in via Torre Verde si sono susseguiti coordinamento e assemblea), il segretario Giuliano Muzio ha definito così la proposta — e la raccolta firme — a favore della candidatura a presidente di Paolo Ghezzi. «Tutto il nostro percorso si basa sul valore della coalizione» ha messo in chiaro il segretario. Che da lì ha fatto ripartire il ragionamento, guardando al prossimo incontro del centrosinistra autonomista. L’intenzione, di fatto, è di rilanciare la strategia già tentata. Ossia cercare «la più ampia convergenza possibile su un nome». Partendo da quello del governatore uscente Ugo Rossi. Senza escludere il nome di Ghezzi (diversi, anche ieri, gli interventi a favore del giornalista), se qualche alleato lo porterà al tavolo. Se poi — come possibile — nessun nome riuscirà a trovare la condivisione di tutte le componenti, allora «si ripartirà da capo». Con un passo in più. Anzi, due. Il primo: il Pd potrebbe, a quel punto, mettere sul tavolo un proprio nome Tonini o Nicoletti le ipotesi uscite ieri). Il secondo: al vaglio potrebbero esserci anche primarie di coalizione.

La discussione, ieri, ha animato i dem fino a tarda notte. Con posizioni diverse e senza risparmiare qualche botta e risposta su dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da vari esponenti del partito.

Intanto ieri lo stesso Ghezzi, come promesso, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook «Paolo Ghezzi essere umano» le tre «parole chiave — scrive il giornalista — declinate ciascuna in tre grandi orizzonti di impegno per un confronto che vada oltre le personalizzazioni». La prima è «autonomia». «Meno burocrazia, più democrazia» la declina Ghezzi, scommettendo su un riequilibrio tra valli e città. Secondo concetto: innovazione. «Una provincia aperta al mondo» appunta lì vicino il giornalista, parlando di «filiera forte della conoscenza« e di «ambiente come risorsa generativa». Infine, la solidarietà. Vale a dire: «Un Trentino dal volto umano».

E in ore di confronto, a tornare a spronare gli alleati sono i Socialisti, che ieri hanno riunito il comitato provinciale. «Esprimiamo disappunto — scrivono — per le irresponsabili dichiarazioni rilasciate da autorevoli esponenti del centrosinistra, che sottovalutano le conseguenze di una possibile rottura della coalizione». I Socialisti, in questo senso, non escludono la ricerca di «strumenti di consultazione allargata» per chiudere e la questione.