«Decreto dignità, il metodo è sbagliato»

Fare un calcolo dell’impatto occupazionale del decreto dignità in Trentino «è praticamente impossibile». Lo chiarisce il presidente dell’agenzia del lavoro della provincia, Riccardo Salomone, secondo cui l’effetto del decreto — se diventerà norma — si misurerà nel tempo.
"Corriere del Trentino", 21 luglio 2018

Conseguenza diretta delle misure per ridurre i contratti a termine, stando alla relazione scientifica eseguita dall’Inps su richiesta della ragioneria di Stato, sarebbe la perdita di 8.000 posti di lavoro in Italia all’anno, in calo per dieci anni. Il prezzo del Decreto dignità arriverebbe ad equivalere a 80.000 contratti di lavoro.

«È forte il numero scritto dall’Inps — commenta Salomone —. Ma si tratta di una presuntiva dei possibili contratti oggetto di attenzione da parte della norma, e mette nero su bianco l’effetto di possibile contrazione rispetto a una misura che vorrebbe invece provocare stabilità. Serve a dare una direzione, orientare la discussione parlamentare». E infatti il decreto potrebbe cambiare volto, una volta approcciato in parlamento. Già una lieve variazione dei numeri Inps potrebbe seguire all’introduzione dell’emendamento che prevede un incentivo alle imprese che stabilizzeranno i propri lavoratori, trasformando contratti a tempo determinato in contratti stabili.

Anche se non è possibile fare una valutazione delle ricadute sull’occupazione del decreto dignità in Trentino, una considerazione strettamente teorica va fatta fin da subito. Il decreto, infatti, «innalza il costo del lavoro a tempo determinato e aumenta il costo del licenziamento: queste due cose hanno effetto negativo sulla domanda di lavoro, e portano a una riduzione dell’occupazione. È teoria economica pura». Introduce una riduzione da tre a due anni della durata massima dei contratti a tempo determinato e aumenta il costo dei rinnovi. Secondo il presidente dell’Agenzia del lavoro, «non c’era bisogno di scrivere queste norme in un decreto legge, sarebbe stato meglio costruire una norma su base sperimentale, valutandone l’impatto». Considerando che «in Trentino la maggior parte dell’occupazione, in questi ultimi anni, è stata creata attraverso contratti a tempo determinato, e che nell’80% dei casi si entra nel mercato del lavoro con contratti a tempo determinato, trasformati in forme contrattuali più stabili almeno dopo due anni», allora è possibile che il decreto dignità apporti una riduzione dei contratti e quindi pesi sul numero finale degli occupati. I dati dei centri per l’impiego aggiornati al novembre 2017 parlano di 35.269 contratti a termine in Trentino, in crescita del 16% rispetto al 2016.

A intervenire sul decreto dignità è anche il segretario del Patt Franco Panizza, che invoca il ripristino dei voucher. «È chiaro — sottolinea Panizza — che vanno evitati gli abusi e che va circoscritto l’ambito di applicazione per l’utilizzo di questo strumento. Ma è altrettanto vero che i dati in possesso dell’Inps di Trento ci hanno sempre rassicurato sull’uso corretto dei voucher. Per questo, in Parlamento, abbiamo portato avanti tante iniziative politiche e legislative finalizzate ad ampliare e rendere più efficace l’utilizzo dei voucher. Il Patt era contro il referendum e ha cercato in tutte le maniere di evitare la sostituzione dei voucher con altri strumenti, come il lavoro intermittente, risultati macchinosi e poco funzionali». E aggiunge: «Siamo anche preoccupati per la discussione sulle norme che restringono la possibilità di use le assunzioni a tempo determinato. Nulla da dire sull’obiettivo di stabilizzare i posti di lavoro, che deve essere prioritario perché ogni lavoratore ha diritto alla sicurezza. È altrettanto vero, però, che la soluzione non è il decreto prospettato da Maio. Perché l’applicazione del decreto sta provocando grandi difficolta all’interno delle aziende».