«Non sarò il candidato di Pd e sinistra. Disponibile solo se non ci si fraziona»

Il suo nome, in questi giorni, ha portato scompiglio in un quadro già notevolmente instabile. Eppure Paolo Ghezzi riesce a mantenere la barra in equilibrio. E ad analizzare la situazione con una lucidità da far invidia agli stessi che lo stanno «corteggiando». E osteggiando.
M. Giovannini, "Corriere del Trentino", 11 luglio 2018

 

«Vivo questa vicenda con un certo distacco» ammette l’ex direttore del quotidiano L’Adige, indicato come possibile candidato presidente del centrosinistra autonomista dai partiti di sinistra (incontrati ieri pomeriggio), ma anche da parte del Pd. «Sia chiaro, però: non sono l’anti-Rossi» ci tiene a precisare il giornalista. Che fissa un altro paletto. Fondamentale, vista la piega che stanno prendendo le ipotesi e le suggestioni più recenti: «Ci sono se il mio nome serve per unire tutti i partiti del centrosinistra autonomista. Ma intendo proprio tutti, dal Patt alla sinistra. Altrimenti non ha senso».

Quindi non sarebbe disposto a fare il candidato presidente della sinistra e di parte del Pd?

«No, assolutamente. Ribadisco: sono disponibile solo se la mia figura può servire per tenere insieme tutte le parti. Anche se nutro forti dubbi: non credo che Rossi farà un passo di lato e non credo neppure che il Patt mollerà il suo governatore. Quindi, di fatto, la mia candidatura potrebbe finire qui».

Eppure la sinistra spinge. E pure la presidente del Pd Borgonovo Re e il capogruppo dem Alessio Manica hanno voluto incontrarla.

«Devo precisare però che la mia disponibilità è stata sollecitata da un’area culturale, più che da una parte politica: me lo ha chiesto Piergiorgio Cattani. Un amico, un autore della mia casa editrice. E ho detto sì, per provare a vedere se si muove qualcosa».

Patt e Upt non l’hanno mai contattata?

«Un mese fa avevo visto alcuni esponenti dell’Upt che mi avevano chiesto la disponibilità a presentarmi come candidato presidente: una richiesta che avevo registrato, senza rispondere né sì né no».

Ora però si trova al centro del dibattito: prima ci si divideva sul «Rossi sì-Rossi no», adesso sul «Rossi o Ghezzi». Cosa ne pensa?

«Non sono l’anti-Rossi, lo chiarisco. E non mi interessano ipotesi che dividono. Già sarà durissima contrastare l’onda di centrodestra a ottobre: che senso avrebbe frazionarsi e andare quindi verso una sconfitta sicura? Se si perdono dei pezzi, in nome del rinnovamento, non ci sto».

C’è chi ha detto che lei non avrebbe i requisiti per fare il candidato presidente, perché non ha esperienza amministrativa.

«Questa cosa mi ha divertito, lo ammetto. Nel pieno della crisi del centrosinistra, si cerca una figura esterna e si punta il dito contro la mancanza di esperienza amministrativa, senza capire che questa ormai è diventata un handicap. Anzi, devo dire che ho ricevuto tanti messaggi di gente alla quale si è riaccesa la speranza. Ma si tratta di persone che provengono da un’area limitata, non dobbiamo dimenticarlo».

Ha detto che a ottobre sarà durissima vincere, per il centrosinistra autonomista. Sarà davvero così?

«Credo che il vento soprattutto della Lega sia forte. Anche se magari qualche scricchiolio, da qui a ottobre, si potrà registrare: non tutti sono entusiasti di questo governo. Onestamente, non credo che per il centrosinistra sia persa in partenza. Ma è durissima, lo confermo. Servirebbero due operazioni».

Quali?

«La prima è ricompattare quel poco di sinistra che c’è in Trentino, con una candidatura fantasiosa: penso a chi ha votato 5 Stelle e ne è rimasto deluso, chi non si sente motivato dal Pd, chi non ha votato. E poi bisogna recuperare l’elettorato che va verso il centrodestra. E di certo non lo può recuperare un intellettuale di sinistra, come sono io: lo può fare la componente autonomista e centrista — Patt e Upt — che può avere anche il compito di far capire agli elettori che omologarsi a Roma, in mezzo a due regioni forti come Lombardia e Veneto, non conviene granché al Trentino. Per questo dico: quale alternativa ha il centrosinistra autonomista se non ricompattare la squadra uscente, unendovi qualcosa in più?».

Dice di vedere tutto con distacco. Ma la linea c’è: ha le idee chiare.

«Da cittadino, da giornalista, sono preoccupato del vento sovranista e populista che sta soffiando. Questo mi ha spinto a dare la mia disponibilità. E ancora non si è parlato di programmi: ma quelli me li tengo per me. Non mi sono ancora confrontato con nessuno».