La relazione alla Finanziaria del Capogruppo provinciale Alessio Manica

La manovra di bilancio che ci apprestiamo a discutere e votare assume una doppia rilevanza: è l’ultima manovra politica di questa XV legislatura e, visti i dati macroeconomici, è la prima di un periodo che possiamo definire, seppur con cautela, post-crisi. Non posso quindi esimermi da una riflessione più ampia, sull’azione di governo di questi ultimi quattro anni, sulla situazione del Trentino e sul futuro della nostra terra, di cui questa manovra costituisce un elemento rilevante.
Alessio Manica, 19 dicembre 2017

 

Le analisi e i dati sembrano restituirci ad ogni livello un quadro socio-economico positivo. Migliora, in generale, il clima di fiducia, e questo rappresenta forse il dato più importante per questa manovra e per la sua capacità di incidere concretamente sui processi reali della comunità trentina.

Il Rapporto della Banca d’Italia sul primo semestre 2017 ci restituisce una situazione molto favorevole per il Trentino. Il fatturato delle imprese manifatturiere cresce del 3,7% rispetto all’analogo periodo del 2016, sostenuto sia dalla domanda interna che da quella estera. Anche le esportazioni crescono, di quasi il 10%. Buoni i dati per il settore dei servizi ed in particolare del turismo, con un aumento sia degli arrivi che delle presenze e una crescita continua della stagione estiva. Si rafforza anche il terziario commerciale, sia al dettaglio che all’ingrosso. Miglioramenti si registrano nella redditività delle aziende e nella liquidità delle imprese. Meno positivi, seppur in equilibrio, i dati del settore edile, a cui proprio con questa manovra si cerca di dare un deciso sostegno con azioni volte a sostenere l’attività privata anche in relazione a politiche di recupero territoriale, rigenerazione del patrimonio edilizio esistente, valorizzazione paesaggistica e tutela idrogeologica.

 

Anche i dati della Camera di Commercio relativi al terzo trimestre 2017 confermano il trend positivo, a riprova di una crescita che si dimostra sempre più concreta e costante.

Lo dimostrano anche i dati relativi al mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione cala dell'1,3% passando dal 5,9% di un anno fa all'attuale 4,6 %. Il tasso di attività passa al 73,3%, rispetto al 70,9% di un anno fa e il tasso di inattività al 26,7% dal 29,1% dello stesso trimestre dell’anno scorso. Cresce il tasso di occupazione: in un anno il Trentino ha recuperato 3 punti percentuali passando dal 66,7% di occupati del 2016 al 69,8% del settembre di quest'anno e a trovare lavoro sono di più le donne. Gli indicatori sono convergenti e ci dicono che il mercato del lavoro reagisce e incrocia i tassi di crescita dell'economia reale.

Questi dati non sono il frutto del caso e nemmeno il semplice prodotto di un trend più ampio. Sono il frutto delle politiche, delle scelte e delle azioni messe in campo in questi anni dalla Giunta provinciale, del dialogo coltivato con le parti sociali, della forte sinergia costruita tra Provincia, Agenzia del Lavoro, Centri per l’impiego e tutti gli altri soggetti che operano nel campo delle politiche del lavoro.

Ne sono dimostrazione i dati molto positivi relativi al lavoro femminile e giovanile, che mostrano trend migliori rispetto alla media in ragione di un lavoro della Provincia ancora più intenso. La XV legislatura si è aperta con il caso Whirlpool e si avvia a conclusione con dati occupazionali in linea con quelli dei territori europei più performanti. Possiamo parlare di sfida che se non la vogliamo ancora considerare vinta è sicuramente avviata sulla strada giusta. Per questo traguardo va riconosciuto ed apprezzato pienamente il lavoro della Giunta e dell’assessore competente, il Vicepresidente Olivi.

 

Non si può certamente abbassare la guardia e la strada da fare è ancora molta.

Credo che ora valga la pena concentrare l’attenzione sull’ulteriore rafforzamento delle politiche attive e sull’apprendimento permanente dei lavoratori, sulle politiche di contesto, ed in particolare sull’ecosistema della formazione, della ricerca, dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, sull’innovazione industriale e sull’internazionalizzazione.

La cosiddetta industria 4.0 rappresenta una grande opportunità, in particolare per territori come il nostro, piccoli ma altamente competitivi e specializzati. Serve però uno sforzo per farci trovare pronti alla sfida, che se colta può dare ulteriore continuità alla crescita in corso. Non è un caso se dalle analisi emerge, come ha scritto il dott. Marini dell’Università di Padova, il quadro di un sistema produttivo ad alta ma doppia velocità, con le imprese che investono di più in ricerca, innovazione ed internazionalizzazione che mostrano dati nettamente migliori delle altre.

Il Trentino ha tutte le carte in regola non solo per fare bene, ma anche per eccellere, sfruttando le enormi occasioni date dal contesto internazionale e valorizzando al contempo la propria specificità e le proprie vocazioni grazie alle competenze di autogoverno di cui dispone e al forte legame con il territorio e le proprie identità. 

 

Una questione su cui voglio richiamare l’attenzione della Giunta è quella dell’accesso al credito da parte delle imprese. I dati, questa volta negativi, ci dicono che dal 2012 al 2017 il credito alle PMI in Trentino si è ridotto del 27%, pari a circa un miliardo in valore assoluto. Vanno messi in campo strumenti specifici per supportare le aziende trentine nell’accesso al credito, perché si rischia altrimenti di vanificare la spinta espansiva di questa manovra. È chiaro che va chiesto uno sforzo straordinario soprattutto al comparto del credito cooperativo, che proprio in questo frangente può marcare la sua alterità sostenendo il tessuto economico e produttivo del nostro territorio in questo passaggio cruciale da un periodo di crisi e a uno di crescita.

Lo dico sapendo che su questo la Giunta sta già lavorando.

 

La crescita, però, non è di per sé equa ed inclusiva.

L'Istat nella sua ricerca sulle condizioni di vita dei nuclei familiari del Paese per il 2016, ha rilevato che il reddito medio delle famiglie italiane è salito, ma che la crescita più intensa si registra per il quinto più ricco della popolazione italiana. Al 20% dei meno abbienti va poco più del 6% del reddito totale. Aumentano così le diseguaglianze. Nel 2016, dice l’Istat, c'è stata "una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d'acquisto delle famiglie, ma anche un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale". I nuclei più a rischio sono le coppie con figli e senza casa di proprietà, e qui non posso che pensare alla conclusione del mio discorso durante la discussione della scorsa manovra, in cui chiedevo un piano straordinario per il lavoro giovanile, l’accesso alla prima casa, il sostegno alle giovani coppie. La manovra e le iniziative della Giunta confermano la condivisione di quelle necessità, pur nella consapevolezza che il lavoro da fare è ancora molto.

 

Cresce anche la disuguaglianza di genere e generazionale.

Il rapporto dell'Ocse "Preventing Ageing Unequally", dice che negli ultimi 30 anni il gap tra le vecchie generazioni e i giovani in Italia si è allargato. I redditi di coloro che hanno tra i 60 e i 64 anni in Italia negli ultimi 30 anni sono cresciuti in media del 25% in più rispetto alla fascia di età tra i 30 e i 34 anni. La cosa più grave è che in Italia l'ineguaglianza salariale nel corso della vita lavorativa si trasforma in ineguaglianza previdenziale, a causa della mancanza di una forte rete di sicurezza sociale.

 

La disuguaglianza, o ineguaglianza, porta ad una crescita del rancore, come ha rilevato il Censis nel 51esimo Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Nella ripresa, sottolinea il report, persistono “trascinamenti inerziali da maneggiare con cura. Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore”. L'87,3% degli italiani appartenenti al ceto popolare pensa che sia difficile salire nella scala sociale, come l'83,5% del ceto medio e anche il 71,4% del ceto benestante. Pensano che al contrario sia facile scivolare in basso nella scala sociale il 71,5% del ceto popolare, il 65,4% del ceto medio, il 62,1% dei più abbienti. Il timore del declassamento sociale è quindi molto diffuso, e ancora di più lo è tra i millennials: l'87,3% di loro pensa che sia molto difficile l'ascesa sociale e il 69,3% che sia molto facile il declassamento.

 

I dati relativi alla nostra Provincia sono, come sempre, di molto migliori rispetto a quelli del resto del Paese. Ma guai a noi se ci considerassimo estranei al problema della disuguaglianza, che crea rancore e conflitti sociali e che si traduce in sfiducia verso la politica, verso i partiti democratici e di contro in un maggior consenso per quelle forze che si occupano poco di politica e molto di alimentare paure con ricette populiste e xenofobe. 

 

Non possiamo quindi che condividere gli obiettivi strategici di questa manovra e la volontà di consolidare, con questo ultimo bilancio, le scelte strategiche operate nel corso della Legislatura: rafforzare la crescita economica salvaguardando i livelli di coesione sociale è da sempre l’obiettivo prioritario del Partito Democratico del Trentino, e questi quattro anni sono qui a dimostrarlo. Dobbiamo dare massima attenzione alla qualità della crescita e alla sua sostenibilità: umana innanzitutto, sociale, ambientale ed economica. Nessuno deve rimanere escluso, solo o indietro.

 

In Trentino si è fatto molto per ridurre le disuguaglianze e far crescere la coesione e l’integrazione sociale: dal reddito di garanzia all’abbattimento delle tariffe degli asili nido, dalle politiche attive e passive del lavoro fino ai lavori socialmente utili, al fondo integrativo e alle politiche di conciliazione famiglia-lavoro, sostenute anche da un approccio sempre più concertativo e generativo e dalla diffusione di strumenti di welfare aziendali e di comunità. Non voglio e non posso fare l’elenco di tutti gli strumenti implementati, ma ritengo che il nuovo assegno unico le possa riassumere tutte. Siamo certi che l’assegno unico rappresenti una delle principali innovazioni per il sistema trentino. Non si tratta, come qualcuno ha detto, di una semplice sommatoria di quanto già disponibile, bensì di uno strumento nuovo che amplia ancora la tutela e il sostegno alle categorie sociali più deboli e vulnerabili a fronte della richiesta di un impegno attivo in favore della collettività. Famiglie con figli piccoli, anziani, ammalati, disoccupati: sono questi i soggetti a cui l’assegno unico si rivolge. Dalla piena esplicazione delle potenzialità di questo strumento può derivare un ulteriore balzo in avanti nella garanzia di livelli di coesione, inclusione e attivazione alti e al passo con i più avanzati sistemi di welfare europei. Per questo chiediamo alla Giunta di lavorare con decisione sull’implementazione e sul continuo ampliamento di questo strumento, che è a nostro parere idoneo a sostenere, assieme alla crescita economica, una crescita anche sociale e dei livelli di coesione. L’Autonomia deve servire a questo.

 

Guardando agli altri obiettivi prioritari della manovra, riteniamo che l’impostazione della stessa sia coerente con le linee strategiche e con gli obiettivi di questa quindicesima  Legislatura.

Con riferimento al rafforzamento delle dinamiche positive dell’economia locale, siamo certi che il potenziamento del credito di imposta possa rappresentare una opportunità per l’economia trentina, e che in particolare possa essere uno strumento efficace per incentivare, indirizzare e supportare investimenti innovativi e qualificanti per la crescita. Riteniamo in tal senso fondamentale che questo strumento, al pari della conferma delle agevolazioni fiscali in favore delle imprese, sia rivolto in maniera sempre più mirata e selettiva a quei soggetti che investono, innovano, assumono, che sostengono la formazione continua dei propri lavoratori, la conciliazione tra lavoro e famiglia e altri strumenti di welfare aziendale, che attivano contratti integrativi volti alla crescita della produttività e che operano per coinvolgere i lavoratori nelle decisioni dell’azienda. Siamo favorevoli al ricorso maggiore alle procedure di bando, certi che in questo modo la Provincia possa giocare un ruolo cruciale, con la propria domanda di innovazione, nello sviluppo del territorio.

E’ una sfida anche per la dirigenza ed il governo provinciale, chiamato ad esercitare una valutazione per un’efficace incentivazione ed orientamento della domanda.

 

La nostra economia dovrà fondarsi sempre di più sulla conoscenza.

Non può essere altrimenti: siamo un territorio piccolo e di montagna, e il nostro unico vantaggio competitivo può derivare dalla capacità di cogliere le opportunità derivanti dal lungo investimento in conoscenza, ricerca ed innovazione. Non possiamo aspettare il futuro, dobbiamo anticiparlo, costruirlo quotidianamente con una strategia coerente con gli obiettivi di specializzazione e sviluppo del nostro territorio. Per questo il nostro invito è quello di continuare ad investire nella ricerca, nella formazione, nell’Università, nell’innovazione e nel trasferimento tecnologico, nei progetti di alternanza scuola – lavoro, nella formazione di profili idonei alle richieste del comparto produttivo, nell’apprendimento continuo sia a livello territoriale che aziendale e nelle politiche attive. Investire in conoscenza significa investire sul capitale umano e sulla transizione del Trentino verso nuovi assetti produttivi, occupazionali e sociali. La manovra va nella giusta direzione.

 

Ci preoccupano i dati relativi alla sempre minor presenza di studenti universitari trentini e anche i dati sulla migrazione all’estero di giovani specializzati: il combinato disposto di questi due fenomeni rischia di privare il nostro territorio e la nostra economia della risorsa principale, cioè quella umana. Non possiamo essere fatalisti di fronte a questi due problemi: servono politiche mirate ed idonee per invertire la tendenza. Solo il 26,2% della popolazione italiana di 30-34 anni è in possesso di un titolo di studio di livello terziario: l'Italia è penultima in Europa. I dati rilevati dal Censis a livello nazionale sono preoccupanti. Da un lato, osserva il Censis, la quota di laureati è troppo bassa: appena il 14,7% della popolazione di 15-74 anni è in possesso della laurea. Dall'altro il mercato del lavoro non riesce ad assorbirne a sufficienza. Nel 2016 solo il 12,5% delle assunzioni previste dalle imprese riguardava laureati. I dati per il Trentino sono, anche qui, più positivi, ma non trascurabili. Sempre meno trentini frequentano l'università. Tra il 2010 e il 2016 i trentini iscritti sono calati di circa l’8%. Il dato è ancora più ampio se si considerano solo i trentini che hanno scelto l'università di Trento. Servono, noi crediamo, azioni e strumenti per garantire di più il diritto allo studio. I futuri assetti produttivi della nostra terra dipendono dalla qualità del capitale umano ed è quindi necessario intervenire al più presto, come già del resto sta facendo la Giunta, con azioni mirate ad invertire questa tendenza come il piano di accumulo, ma anche dando rapida attuazione alla previsione di creazione di un network per giovani laureati e professionisti residenti all’estero (oggetto di una nostra mozione della scorsa primavera) allo scopo di incentivarne il ritorno o comunque coltivarne il rapporto con la terra di origine.

Infine, riteniamo necessario potenziare l'organico dei centri per l'impiego provinciali e dare seguito alla creazione di un osservatorio sui fabbisogni occupazionali delle imprese, con lo scopo di ridurre ancora di più la disoccupazione giovanile e favorire la formazione di profili professionali specializzati e adeguati alle richieste del mercato del lavoro.

 

Su questa linea, considerato anche che il sistema scolastico è una delle più importanti determinanti sociali, abbiamo chiesto in aggiunta alle azioni già previste di affiancare alle risorse destinate ai bisogni educativi speciali un intervento finalizzato sia a rafforzare gli esistenti progetti di “Scuola della seconda occasione” sia ad estenderne la progettualità negli istituti scolastici che necessitino di interventi analoghi per il sostegno e l’accompagnamento degli studenti più fragili. Ciò attraverso il finanziamento delle azioni e dei percorsi appositamente programmati per i ragazzi e per le famiglie, nonché di una specifica formazione e di un adeguato supporto per gli insegnanti coinvolti. Inoltre, di innalzare il parametro di finanziamento degli Enti paritari della formazione professionale per garantire, almeno a quelli che hanno continuato a tenere il CCPL a riferimento, le condizioni ottenute per l'analogo personale provinciale.

 

La manovra, così come è in discussione, ha le caratteristiche giuste a nostro parere per sostenere la congiuntura positiva e lo sviluppo del Trentino.

La PA può giocare un ruolo fondamentale in questa fase di ripresa economica: risultano in tal senso importanti gli investimenti in opere pubbliche, la messa a disposizione di nuovi spazi finanziari per liberare gli avanzi dei Comuni e le misure specifiche per il sostegno del comparto edilizio, che nonostante stenti a ripartire fa rilevare anche prestazioni positive, come dimostra l’aumento del 30% delle richieste di permessi di costruzione nel Comune di Trento nel corso del 2017 e il numero di trentini, il più alto in Italia, che ha colto l’opportunità degli incentivi e delle detrazioni per le ristrutturazioni e riqualificazioni edilizie. Va però prestata la massima attenzione alla qualità del settore. Bene quindi il pacchetto di azioni e strumenti messo in campo, in continuità rispetto alle passate manovre, per favorire il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In tal senso noi crediamo sia prioritario investire negli interventi di riqualificazione energetica degli edifici e nel favorire l’acquisto della prima casa da parte dei giovani, perché sono casa e lavoro a garantire una sicurezza sociale ed umana.

Riteniamo possa essere utile anche intervenire in favore della popolazione anziana, incentivando gli interventi volti ad adeguare l’accessibilità delle abitazioni in vista di una sempre maggiore propensione alla domiciliarità e all’assistenza in casa, obiettivo peraltro della recente riforma del welfare anziani. Crediamo però sia necessario accompagnare anche queste azioni con una maggiore progressività, perché è giusto aiutare di più chi ha meno anche nelle attività di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio. Questa riflessione avevamo posto già per la presentazione in commissione, e per questo apprezziamo che la Giunta abbia riposto il tema all’aula.

Crediamo infine necessario investire con più forza nell’azione rivolta agli alloggi ITEA, non solo con riferimento al miglioramento delle prestazioni energetiche ma anche al recupero dei molti alloggi che sono oggi, per vari motivi, inaccessibili o indisponibili, anche ampliando il patrimonio di alloggi a canone sostenibile. Se lo spazio finanziario non c’è stato in questa manovra dovrà essere argomento dell’assestamento.

 

Con riferimento alla dimensione turistica, riteniamo sia prioritario operare con lo scopo di qualificare la nostra offerta, dando sempre maggiore riconoscibilità alle specificità territoriali, ambientali, culturali ed enogastronomiche del nostro territorio. Riteniamo di grande importanza la novità introdotta dalla Giunta per favorire lo sviluppo di un sistema di ospitalità diffusa, che possa da un lato valorizzare il patrimonio edilizio delle seconde case, ad oggi elemento problematico del nostro modello, e dall’altro intercettare in maniera trasparente nuove forme turistiche. Una scelta di apertura di un settore che per rigidità normative rischia di inibire la sperimentazione di modelli nuovi e innovativi, come dimostrano i pochi risultati concreti della norma sull’albergo diffuso. Ci saremmo aspettati, non è un mistero, apertura e curiosità anche sull’opportunità legata alla proposta di riconversione dell’area di Passo Rolle. Abbiamo perso un’occasione importante, per essere laboratorio e per instaurare delle sinergie territoriali, per avviare un progetto innovativo e non conformista. Siamo certi che la politica e gli altri attori territoriali avrebbero fatto bene a sostenere questo processo e anzi a coprogettarlo, per immaginare fino in fondo un modello diverso di uso del territorio e di proposta turistica, prima di accantonarlo. Riflessione e modello che è probabile potrà servire in futuro su ampia scala per ricollocare l’offerta di quei territori meno vocati all’economia sciistica. Gli errori possono essere avvenuti da entrambe i lati, tra i pro ed i contro, quindi bene in tal senso la decisione di inserire nella manovra una norma ad hoc per sostenere progetti di possibile riconversione territoriale. Una norma che fissa il tema della riconversione, predispone un rapporto di sostegno del sistema pubblico, chiama le comunità ad una scelta cosciente sul proprio futuro. E’ un buon punto di partenza.

 

Fortemente connesso alla riconoscibilità del nostro territorio, alla sua attrattività turistica ma soprattutto alla sua vivibilità, è il tema dell’agricoltura.

L’agricoltura pulita è l’unico futuro possibile per le Alpi” ha scritto Enrico Camanni nel libro Alpi Ribelli. E noi ne siamo convinti. Se questo è l’orizzonte crediamo si possa fare di più, e che la Provincia debba rivendicare un protagonismo di programmazione ed indirizzo strategico che da anni sembra non esercitare appieno, fotografando piuttosto l’orientamento di chi opera. La pluralità del settore agricolo trentino è certamente un valore, ma spetta alla Provincia definire le strategie territoriali, anche a costo di scelte di rottura e poco popolari. In molti settori pare non emergere un’identità agricola alpina, con assetti produttivi più orientati alla quantità che alla qualità. Siamo convinti che serva un cambio di paradigma, e che solo da un investimento in qualità possa derivare un miglior posizionamento del nostro marchio e delle nostre denominazioni territoriali. Il marketing, per funzionare, deve essere sostenuto da politiche produttive coerenti. In tal senso chiediamo uno sforzo supplementare in tema di agricoltura sostenibile. Il futuro della nostra agricoltura passa dalle sfide della sostenibilità, della salubrità, della qualità, della riconoscibilità. Pensiamo ad un pacchetto di azioni e risorse volte a favorire la diffusione dell’agricoltura biologica, a partire dalla piena attuazione delle azioni previste dall’odg 336/2017. Tra le varie azioni, chiediamo un investimento maggiore in formazione e assistenza tecnica nei percorsi di conversione e nella successiva attività agricola; un impegno forte sulla sburocratizzazione; azioni per adeguare i sistemi e le procedure informatiche e per garantire la regolare e tempestiva erogazione dei premi destinati ai produttori; maggiore premialità per le aziende bio o in conversione sui bandi PSR, OCM e altri, anche per l’acquisto di macchinari per pratiche bio e trasformazione di prodotti bio; valorizzazione dei biodistretti e delle iniziative di filiera, nonché promozione delle oasi biologiche, perché la crescita del biologico trentino va accompagnata stimolandone l’ulteriore crescita necessaria per soddisfare la crescente domanda; specifici programmi ed iniziative per favorire la nascita e la crescita di nuove aziende agricole, in particolare di aziende capaci di svolgere l’intero ciclo produttivo, dalla coltivazione alla trasformazione fino alla commercializzazione dei propri prodotti; mappatura dei terreni incolti (già prevista dalla legislazione vigente) per metterli a disposizione dell’imprenditoria agricola giovanile, vincolando almeno i terreni pubblici ad una coltivazione biologica.

 

Con riferimento al settore culturale abbiamo chiesto, e chiediamo di nuovo, la rapida implementazione di quanto previsto dalla legge recentemente approvata dal Consiglio, anche con riferimento al finanziamento delle azioni previste, a cominciare dai distretti; in aggiunta un investimento, finanziario e organizzativo, sulla rete dei Musei etnografici. Si tratta di un’offerta culturale di grande pregio sia per la comunità trentina, nelle molteplici sfaccettature dei suoi territori di montagna, sia per i turisti che tali territori visitano e apprezzano.

 

Per quanto riguarda il settore sportivo, siamo convinti che lo sport, al pari della cultura, rappresenti sempre di più un formidabile strumento di sviluppo collettivo ed individuale, di prevenzione, di inclusione sociale. Per questo crediamo che il Trentino debba distinguersi nella promozione dello sport per tutti e siamo felici di vedere che la manovra va in questa direzione, in particolare con l’attivazione a livello provinciale, da noi sollecitata, di uno strumento per favorire le famiglie in difficoltà economica o numerose nell’accesso alle attività sportive, anche mutuando quanto realizzato in alcuni contesti locali (si veda per esempio l’Agenzia dello sport della Vallagarina). Una sorta di voucher sportivo insomma, da affiancare a quello culturale già attivato nel corso di quest’anno. Chiediamo poi alla Giunta di dare rapida attuazione al finanziamento del capo III della l.p. 4/2016 sullo promozione dello sport e dell'associazionismo sportivo trentino (Sport di cittadinanza per tutti) e che sia definita una strategia territoriale integrata per la promozione dello sport come diritto di cittadinanza.

 

Per quanto riguarda il potenziamento delle azioni volte alla coesione sociale richiamiamo innanzitutto la necessità di ispirare le azioni assunte o da assumersi all’obiettivo individuato dal Piano per la Salute 2015-2025: “ridurre le disuguaglianze sociale nella salute e aumentare la solidarietà”. In questa cornice si collocano le misure di sostegno alla famiglia ed alla genitorialità, come pure le misure di contrasto alla povertà e all’emarginazione sociale. In relazione al terzo settore ed alla imminente adozione del sistema basato sull’accreditamento dei servizi socio assistenziali, riteniamo vada verificata la possibilità di partenariato pubblico-privato con accordi di gestione sperimentale di progetti sociali, nonché l'applicazione delle clausole sociali e la valorizzazione dell'esperienza, anche nella dimensione della promozione di percorsi di inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, negli appalti di servizi.

Di forte impegno e volontà necessitano anche la riforma dell’assistenza alla popolazione anziana e lo sviluppo dell’assistenza e della medicina generale sul territorio. Crediamo che da queste riforme passi la capacità del nostro sistema di rispondere alle grandi sfide dei mutamenti demografici e di garantire da un lato servizi altamente specializzati e dall’altro una piattaforma di servizi generali ma di qualità diffusa sul territorio e vicina alle comunità. Chiediamo che si continui ad investire nella promozione del pacchetto di strumenti che sono stati messi in campo in questi anni per garantire la conciliazione dei tempi lavoro-famiglia e che si operi in questo campo, come in quello previdenziale, in più stretta sinergia con l’ente regionale.

 

Da ultimo il capitolo sull’efficientamento e miglioramento della competitività del sistema pubblico provinciale. Dalla qualità, efficienza ed efficacia della macchina amministrativa dipendono i risultati di tutto il sistema territoriale trentino. Bene quindi il pacchetto di azioni per il rinnovamento e la valorizzazione dell’apparato amministrativo. Chiediamo alla Giunta massimo impegno per la stabilizzazione dei lavoratori del comparto pubblico e la soluzione positiva della partita sul contratto integrativo delle partecipate: la qualità della macchina amministrativa dipende dalla qualità della sua forza lavoro. Chiediamo poi il rafforzamento del pacchetto formativo rivolto ai dipendenti della PA, perché non ci può essere innovazione da parte del sistema pubblico senza un processo di cambiamento interno.

 

In linea generale, vogliamo anche sollecitare la Giunta a prestare attenzione al finanziamento di tutte le leggi approvate nel corso della Legislatura corrente e precedente: ora che questa entra nella sua fase conclusiva è compito della Giunta e della maggioranza garantire il pieno dispiegamento delle decisioni assunte nel corso di questi cinque anni ed è quindi urgente procedere con una ricognizione di quanto approvato in sede normativa ma ancora non regolamentato e finanziato. A titolo esemplificativo e non esaustivo: la legge "psicologia e psicoterapia"; la legge “sull’agricoltura sociale”, per la quale manca il regolamento attuativo; la legge "certificazione delle competenze". Crediamo sia strategico, per tutto quanto detto sopra, implementare e rafforzare il sistema della certificazione delle competenze acquisite anche in contesti non formali ed informali. Le azioni attualmente in campo sono certamente positive ma va strutturata una risposta di sistema, valutando l'opportunità di affidare l'obiettivo al Dipartimento del lavoro della PAT affinché diventi reale strumento di valorizzazione delle competenze finalizzate al reinserimento lavorativo delle persone che sono in uno stato di disoccupazione o inoccupazione. Quindi prevedere, nello spirito della norma, la possibilità non solo di certificare profili "completi" ma anche parti di profili professionali, al fine di incentivare le persone a completare e integrare i propri profili professionali. A tal fine crediamo che possa essere potenziata la collaborazione con la Fondazione Demarchi, anche definendo e completando gli organici e e finalizzando l'ente strumentale all'innovazione sociale. Altro esempio, la legge “sull’agricoltura sociale”, abbiamo chiesto che venisse finanziata, ed il lavoro emendativo della commissione ha portato ad un risultato positivo, ora diventa urgente il regolamento attuativo.

 

Mi avvio alla conclusione.

 

È stata fin qui, e certamente lo sarà anche nei prossimi mesi, una legislatura importante, sia per quanto fatto in Trentino per il Trentino, sia per quanto ottenuto nel costante e forse mai così proficuo rapporto con il Governo italiano. Una legislatura che ha fatto tesoro di quanto costruito in quelle precedenti e di un patrimonio di consenso e capitale sociale che non nasce dall’oggi al domani. Sono state molte le conquiste per la nostra Autonomia fatte a Roma in questa legislatura, le ha ben raccontate il Presidente nella relazione, e questo grazie alla maggioranza, ad una delegazione parlamentare autorevole e collaborativa, ad un Governo che ha sempre prestato alla nostra Provincia e alla nostra Regione la massima attenzione. Mi limito a guardare all’ultima manovra, dalla quale la nostra autonomia speciale esce significativamente rafforzata. Al di là degli aspetti finanziari, pure determinanti, il nostro sistema ha raggiunto tre importanti obiettivi per il suo autogoverno: il rinnovo della concessione dell'A22; la messa in sicurezza dei fondi regionali complementari e integrativi, previdenziali e sanitari; il passaggio alle Province della competenza legislativa sulle concessioni idroelettriche. A dispetto di quanti molti credono e dicono, certi risultati non si ottengono per caso.

 

Ma è stata una legislatura importante anche per questo Consiglio.

Penso alle decisioni in materia di governo del territorio, dalla riforma dell'urbanistica alle azioni sulla salvaguardia e la tutela delle acque pubbliche, la legge di riforma della scuola, dello sport, della cultura, del welfare anziani, del settore estrattivo; e ancora i passi in avanti in materia di diritti, gli interventi di contrasto all’omofobia, la doppia preferenza di genere, l’istituzione del garante dei minori e dei detenuti. Assieme alle conquiste in materia di diritti sociali e civili fatte a Roma grazie alla stagione riformista guidata dal Partito Democratico - ricordo il reddito di inclusione, le unioni civili, il dopo di noi, la legge sul caporalato, la legge sul femminicidio, il divorzio breve e il biotestamento - possiamo dire di avere oggi, dopo cinque anni, un’Italia e un Trentino più civile, più moderno e più uguale. Noi speriamo ci sia ancora il tempo, prima dello scioglimento delle Camere, per approvare lo ius soli e dare a migliaia di bambini e bambine nati e cresciuti in Italia al pari dei nostri figli il riconoscimento della cittadinanza e una nuova speranza di futuro. Sarebbe una bella risposta anche al profilarsi di una nuova stagione sovranista, nazionalista, protezionista e vagamente xenofoba appena al di là dei nostri confini, la quale suggerisce tra l’altro l’opportunità di un atteggiamento meno passivo nei confronti dei partiti popolari tedeschi.

 

Ora è tempo di guardare al futuro, perché le sfide più grandi, ma anche stimolanti, sono come sempre davanti a noi. Si apre uno scenario incerto, ma anche con molte opportunità per la nostra Autonomia. Coglierle è il dovere della politica. La questione catalana, i referendum di Lombardia e Veneto, il riaccendersi di molte spinte indipendentiste in Europa ci dicono che oggi più di ieri la questione autonomistica è attuale. In questo scenario il Trentino può giocare un ruolo importante, perché siamo un esempio concreto dell’esistenza di una terza via tra indipendentismo e centralismo statuale. Per farlo dobbiamo continuare ad innovare e rinnovare la nostra Autonomia, recuperando una connessione sentimentale con la comunità trentina che appare sopita. L’autonomia non è un privilegio, non è una questione finanziaria, non è solo norme, non è solo istituzioni e non può essere nemmeno solo storia. Dobbiamo costruire una narrazione dell’autonomia che parli di autogoverno e di possibilità di darsi un futuro, far capire che questo non è un privilegio ma un tesoro dal valore incommensurabile, da custodire e rigenerare sempre. Un valore nella mani di ogni singolo trentino e di ogni singola trentina.

 

Serve un nuovo patto per l’autonomia, che non sia un patto elettorale o tra élite, ma un patto condiviso e sussidiario con tutti i trentini e le trentine. È con questo patto che dobbiamo dare il nostro contributo al processo di costruzione di un’Italia e di un’Europa più vicine ai territori, contro nuovi autoritarismi, nazionalismi e chiusure identitarie.

Un patto per un’autonomia globale e solidale, che si faccia patrimonio civico.

In questo patto noi crediamo che debba trovare spazio una riflessione coraggiosa sulla Regione come spazio comune di progettazione di politiche condivise e innovative; l’Euregio, come ponte tra il Mediterraneo e il nord Europa; il Terzo Statuto, il cui processo va recuperato, rinvigorito e al più presto integrato con quello della Provincia Autonoma di Bolzano; un rapporto con lo Stato che sia sempre più cooperativo e che valorizzi il ruolo della nostra Autonomia come possibile motore di cambiamento nel rapporto tra centro e periferia; un nuovo patto con la Cooperazione trentina, patrimonio insostituibile di questa terra con la quale lavorare per dare concretezza alle visioni della comunità trentina in un rapporto che non sia solo di opportunità ma di reciprocità.

 

È da questo patto che deve emergere, in un continuo intreccio di visioni e azioni concrete, l’idea del Trentino di domani, un Trentino che noi immaginiamo integrato e aperto, orientato alla conoscenza e all’innovazione, sostenibile e solidale. Consapevole di ciò che è.

È tempo di un ulteriore scatto in avanti ed è tempo delle scelte coraggiose: sul tema della mobilità, con la nuova ferrovia del Brennero, le ferrovie di valle, l’interramento di Trento; non abbiamo bisogno della Valdastico: abbiamo bisogno di nuovi collegamenti ferroviari e di strade digitali; non possiamo cedere ai ricatti e nemmeno farci carico del pensiero corto dei nostri vicini. Sull’ambiente, con l’esigenza di un nuovo ambientalismo fondato sulla tutela e la valorizzazione condivisa dei beni comuni e civici, consci che i cambiamenti climatici in atto non sono, come vorrebbe la retorica del Presidente Trump, una boutade antiamericana ma processi reali che cambieranno il nostro modo di vivere il pianeta terra e che ci impongono già oggi delle scelte capaci di ridurre la nostra impronta ecologica; sul rapporto tra Provincia ed enti locali, per garantire a questi un maggior protagonismo nel governo dell’Autonomia - qua mi permetto di evidenziare che nella prossima legislatura andrà fatto un bilancio sull’efficacia dell’attuale assetto delle Comunità, la debolezza politica attuale contrasta con la forza delle leve di governo del territorio e del welfare che sono loro assegnate; sull’energia, con una strategia che valorizzi le risorse naturali come strumento di sviluppo per le nostre comunità; sulla conoscenza, con uno sforzo ancora più grande sull’ecosistema trentino che ci possa far cogliere per primi e più degli altri l’occasione dei nuovi modi di produrre; sul governo del territorio, affinché la scelta dell’azzeramento del consumo di suolo diventi patrimonio collettivo e migliori la sensibilità comune verso il riuso di spazi e strutture e la tutela del paesaggio, del territorio e dell’identità dei luoghi; sulla produzione, affinché il Trentino colga appieno la sfida della conoscenza e del digitale; sui cambiamenti demografici, perchè la forza dei mutamenti che colpiranno la nostra società sarà tale da necessitare di decisioni altrettanto forti; sull’accoglienza, perché abbiamo il compito di dimostrare che con scelte appropriate l’accoglienza e l’integrazione possono essere una risorsa e non comportare un arretramento per le fasce più deboli della nostra comunità. “La convivenza plurietnica, pluriculturale, plurireligiosa, plurilingue, plurinazionale appartiene e sempre più apparterrà, alla normalità, non all’eccezione”, scriveva Langer, ed aveva ragione. Con la nostra storia, con il nostro radicamento, con i nostri valori, con il nostro senso di comunità cooperante, operosa e solidale, con le nostre competenze di autogoverno, possiamo governare anziché subire i processi della globalizzazione e mitigarne le storture, aprendoci al mondo ma garantendo al contempo a tutti di sentirsi, qui in Trentino, pienamente integrati, non soli, non ultimi.

 

Per riuscire in questi ambiziosi obiettivi serve la Politica, quella con la P maiuscola, quella che con fatica e responsabilità ogni giorno cuce e costruisce, quella che non cede al mito della semplificazione e della banalizzazione, quella capace di pensare in grande e di guardare il mondo con sguardo strabico, un occhio sull’oggi e uno sul domani. Quella Politica, questo si, ha bisogno di essere riseminata e rilegittimata in maniera diffusa nelle nostre comunità.

 

Di maestri del rancore e fomentatori di paura il Trentino non ha nessun bisogno. Serve una buona dose di “concreta utopia”, la stessa che cinquant’anni fa ha guidato la redazione del primo Piano Urbanistico provinciale e permesso ad una terra povera e periferica di diventare un laboratorio di buone pratiche nel centro dell’Europa. Per farlo, mi ripeto, serve capacità di elaborare visioni, di pensare in maniera strategica, unite ad una buona dose di concretezza contadina ed operaia; e serve il coraggio per andare oltre i compromessi al ribasso.

 

Questa manovra è un passo in avanti in questa direzione giusta e per questo il nostro Partito ne sosterrà convintamente l’approvazione.