Provincia, il Pd non molla sulla presidenza

Ad Alessio Manica è bastato rivendicare per il Pd le competenze su urbanistica ed agricoltura nella prossima legislatura per scatenare un mezzo finimondo. Gli aspetti contingenti — averne parlato durante la scuola politica in materia di urbanistica — non gli sono valsi da attenuante.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 19 dicembre 2017

All’irritazione del Patt, che oggi gestisce le due competenze con Carlo Daldoss e Michele Dallapiccola, si sono sommati i timori di chi ha letto la richiesta come l’atto conseguente a una rinuncia: quella alla presidenza della Provincia. In casa Pd, come in casa Upt, l’uscita del capogruppo dem è stata vista come una sorta di resa all’inevitabile: la conferma di Ugo Rossi.

Pare che collettore di questi timori, in una domenica baciata dal sole, sia diventato il cellulare di Alessandro Olivi, che, senza smentire, corregge il suo capogruppo. «L’analisi di Alessio sulla centralità della delega sull’urbanistica è del tutto condivisibile. La pianificazione territoriale è una delle leve più importanti per definire il modello di sviluppo che una comunità si dà. I cambiamenti climatici impongono a tutti di investire con coraggio in nuovi paradigmi. Continuo a pensare, ad esempio, che il modo in cui è stata liquidata la proposta di Delladio su passo Rolle, indipendentemente dal fatto che fosse o meno la proposta migliore, sia stata un’occasione persa. Ciò premesso, il Pd non deve cadere nell’errore di ritagliarsi degli ambiti di azione: deve cercare di imprimere la propria visione di governo su tutte le politiche dell’esecutivo attraverso una proposta programmatica d’insieme». Tradotto: non deve rinunciare a esprimere la presidenza, l’istituzione eletta direttamente dai cittadini che, solo in seconda battuta, sceglie la «sua» giunta.

Carlo Daldoss se la cava con una battuta: «A questo mondo, ognuno di noi è pro tempore , figuriamoci se non lo sono gli assessorati. Certo, forse l’uscita del collega Manica è stata un po’ prematura». Getta acqua sul fuoco Franco Panizza, convinto che si debba anzitutto portare a termine senza troppi scossoni la legislatura. «Di competenze e assetti — osserva il segretario del Patt — ne parleremo dopo le elezioni. La priorità odierna è supportare l’anno di lavoro che attende il centrosinistra autonomista e il presidente Rossi». Con una chiosa: «Il Pd ha sicuramente tutti gli strumenti per incidere nelle scelte presenti e future, nelle diverse materie. Ha un gruppo consiliare numeroso e competente e in giunta esprime il vicepresidente e due assessori». Evitare le turbolenze è la parola d’ordine in vista delle politiche. «Sarà una tornata — sottolinea Panizza — che probabilmente cambierà contesti e scenari. In questo quadro, nel territorio, la nostra coalizione può e deve porsi come fattore di stabilità». Posizioni consonanti a quelle registrate in casa Upt. «Le aspettative sono per tutti legittime — premette il senatore Vittorio Fravezzi — ma è chiaro che le scelte nella composizione della futura giunta provinciale dipenderanno dagli esiti elettorali, tenendo conto dei consensi e delle figure emerse dalle urne, con il loro bagaglio di competenze». La bussola per Fravezzi deve essere l’innovazione nella continuità, pur senza sbilanciarsi sulla futura ricandidatura di Rossi. «Prima i programmi, dopo i nomi — rimarca — questo vale per tutti. Non dimentichiamo mai, che i risultati li abbiamo ottenuti quando abbiamo mostrato forte coesione».

Intanto, ieri sera, l’assemblea del Pd si è occupata di un tema finora rimasto piuttosto sommerso: la scelta delle candidature. Lo ha fatto discutendo un documento della «minoranza» guidata da Elisabetta Bozzarelli. L’ultimo dei criteri proposti è quello più attuale: valutare «del tutto inopportuna l’ipotesi di candidature imposte dalla segreteria nazionale nei collegi e nella lista proporzionale regionale». Niente Maria Elena Boschi, insomma. Non solo. Si chiede anche un metodo di lavoro trasparente (la commissione elettorale non è ancora stata nominata) e si indicano tre caratteristiche dei candidati: solidi legami con il territorio, apertura a volti nuovi e competenza. Infine, la minoranza chiede di estendere i criteri a tutta la coalizione.