Rossi bis, Panizza:«Diano motivi politici per opporsi». Gilmozzi e Mellarini: «Presto un confronto in coalizione. Patto unico per politiche e provinciali»

 Da un lato Pd e Upt, che dipingono un quadro fatto di luci e ombre, pretendono un patto di coalizione prima delle politiche e chiedono un confronto politico in maggioranza in tempi rapidi. Dall’altro le Stelle Alpine convinte, almeno stando alle parole del segretario Franco Panizza, che questa sia stata la migliore delle legislature possibili.
T. Scarpetta, "Corriere del Trentino", 18 ottobre 2017

 

«Se qualcuno vuole mettere in discussione il secondo mandato di Ugo Rossi, prima deve dire quali sono le motivazioni politiche per farlo» attacca il senatore.
L’intervista di Lorenzo Dellai (Corriere del Trentino di ieri) ha fatto riemergere questa frattura all’interno della maggioranza. L’ombra dell’ex governatore ha ancora il potere di irritare tanto il suo successore, quanto il segretario del Patt. Panizza è un fiume in piena. «Cosa sarebbe successo se, in questi anni, noi avessimo seguito tutte le visioni politiche di Dellai? L’Api con Rutelli, la candidatura con il centralista Monti quando noi eravamo alleati del Pd? Non è che siamo stati più lungimiranti noi? Quando il friulano Di Benedetto è stato nominato presidente di Itas, chi era il presidente della Provincia? Chi sosteneva la continuità dell’attuale classe dirigente della Cooperazione? Chi non voleva che Sait e Dao collaborassero? Chi ha sostenuto progetti irrealizzabili come Metroland?» La risposta è sempre la stessa: Lorenzo Dellai.

Per il segretario delle Stelle Alpine i capisaldi sono tre. Primo, la tesi secondo cui questa è stata una legislatura «normalizzatrice» senza acuti è falsa; secondo, le novità volute da Rossi e gli obiettivi da lui raggiunti sono molti; terzo, per questi motivi la sua leadership e il secondo mandato non possono essere messi in discussione. «Dellai parla di un’autonomia indebolita e non capisco proprio perché — Premette Panizza —. Grazie anche alla nostra delegazione parlamentare, tutti gli accordi fatti con Roma in questi anni sono stati rispettati, tanto che con la prossima Finanziaria otterremo finalmente anche il rinnovo della concessione di A22. Mai prima d’ora erano state approvate tante norme di attuazione. I rapporti con Bolzano non sono mai stati migliori, tant’è che per la prima volta la Svp sostiene la bontà dello Statuto unico». L’elenco di quanto fatto direttamente dall’amministrazione Rossi è ancora più lungo e «come dimostra la riforma istituzionale (che ha smontato buona parte della visione dellaiana in materia di enti locali, ndr ) non ci si è limitati a piccole riforme». Non a caso, «la cosa che più mi ha sorpreso — afferma il segretario — è stata leggere della necessità di una rigenerazione, come se il Patt rappresentasse la conservazione». «La vera novità in Trentino — continua Panizza — è Rossi, anche per il fatto di essere stato scelto con le primarie. Fosse dipeso da Dellai, il candidato presidente non sarebbe stato scelto dai cittadini».

Il senatore bacchetta il sul ex presidente anche per aver invitato a decidere «nel più breve tempo possibile». «I tempi li stabilisce la coalizione, cui lui ha mancato di rispetto». La conclusione è scontata. «Oggi un presidente c’è, legittimato dalle primarie prima e dal voto poi. Se qualcuno ritiene che non debba continuare, ci spieghi le motivazioni politiche». Il sottotesto è chiaro: non ci sono motivazioni politiche, solo ambizioni personali. Se Dellai ha descritto come «laceranti» le improbabili primarie con Rossi come concorrente, Panizza taglia corto: «Non riteniamo servano, ma non ne abbiamo paura». L’invito agli alleati è a «non alimentare un quadro di eccessiva criticità» avendo invece cura «di spiegare sul territorio quanto di buono ha fatto questa amministrazione».

Eppure, nonostante la convinzione con cui il segretario del Patt sostiene le sue tesi, i segretari di Pd e Upt si mostrano molto più freddi. «Dellai — afferma Italo Gilmozzi — ha ragione nel suggerire una riflessione politica in grado di restituire nuovo slancio alla coalizione e al governo della provincia. Il tentativo che stimo facendo insieme all’Upt va proprio in questa direzione. Non si tratta di dividerci dal Patt, ma lavorare perché tutta la maggioranza possa uscire rafforzata. Credo che avanzare nuove proposte politiche sia interesse di tutti, non solo di una parte». Fedele al suo stile, Gilmozzi non ama avanzare critiche, ma non è un mistero per nessuno che il Pd si consideri in qualche modo «scippato» della presidenza dal Patt e mediti la rivincita nel 2018. Il segretario dem, si limita a dire che «come dice Dellai è complicato immaginare primarie con il presidente uscente». Su un punto non ha dubbi. «Dobbiamo incontrarci come coalizione e ragionare di tutto questo in vista sia delle politiche che delle provinciali».

Tiziano Mellarini è in una posizione delicata: come segretario dell’Upt non può limitarsi a tessere le lodi dell’amministrazione Rossi; come membro della giunta non può certo smentire se stesso. Qualcosa, però, lo lascia intendere. «La posizione espressa da Dellai — premette — è l’opinione di un parlamentare, non è la posizione dell’Upt. L’esigenza di essere innovatori sta nelle cose, non possiamo pensare di puntare, nel 2018, a vincere per la debolezza dei nostri avversari. Io però sono cresciuto politicamente nella Prima Repubblica e voglio attendere l’esito del confronto all’interno del mio partito prima di esprimermi su temi come la scelta del candidato presidente o le modalità di questa scelta. Posso però dire che di questo ci occuperemo presto e che ritengo certamente utile un confronto al nostro interno come coalizione».

Con il Pd Mellarini condivide questo e un’altra considerazione: non si possono attendere le politiche e il loro esito incerto per siglare un patto per le provinciali. «Su questo punto — ricorda — ci siamo espressi chiaramente anche nel documento siglato insieme al Pd: il senso del nostro stare insieme non può dipendere dall’esito di questa o quella forza alle elezioni politiche».

 

Manica: «Bilancio 2018, esempio di metodo sbagliato»

Alessio Manica non ci gira troppo intorno. «Non possiamo dire che va tutto bene. Abbiamo appena letto sui giornali di come sarà la prossima manovra di bilancio, senza che la coalizione si sia riunita anche una sola volta. Direi che questo è l’esempio di cosa non va fatto».

Il capogruppo del Pd si sente un po’ più libero del suo segretario. «Un bilancio non solo amministrativo, ma anche politico di questa legislatura va fatto e presto. Da tempo sosteniamo la necessità di incontrarci per decidere tutti insieme cosa fare». Manica concorda con Dellai nel considerare le primarie con Rossi uno scenario inverosimile. «Non sono mai stato un grande estimatore di questo strumento, la leadership di Dellai era solida perché condivisa da tutta la coalizione. Affidarsi alle primarie significa avere di nuovo una giunta con gli “sconfitti” come assessori».

Manica riflette anche su un altro spunto lanciato da Dellai: ragionare dei migranti come le nuove «minoranze» regionali. «Le migrazioni cambieranno in ogni caso la nostra società. Possiamo subirle o cercare di governarle. Non posso dire io oggi quale sarebbe lo strumento migliore, ma sicuramente sarebbe utile una riflessione sulle sperimentazioni che la nostra terra, un esempio dei rapporti costruttivi tra minoranze, potrebbe mettere in atto. Anche questa è politica».