Se il PD é un treno…..

Per descrivere la attuale situazione del PD è stata usata la metafora del treno in corsa che perde passeggeri. L’immagine sembrerebbe far intendere che chi l’ha usata voglia in realtà dire “fermate il treno che voglio scendere”. E abbiamo anche visto effettivamente che recentemente, più a livello nazionale che locale a dir la verità, qualcuno ha chiarito la propria collocazione, riconoscendosi in altri recenti soggetti politici.
Mattia Civico, https://mattiacivico.wordpress.com/, 6 luglio 2017

A mio avviso è proprio questo il punto da chiarire: coloro che oggi, come ormai da anni, sostengono l’urgenza di una forma partito slegata dal nazionale sono le stesse persone che non hanno sostenuto il referendum di dicembre, che hanno invitato gli elettori a non andare alle urne o che il giorno dopo il risultato negativo hanno sparato sul capotreno. Più che aggregare forze locali per dare forza al PD nazionale, sembrano faticare nel riconoscersi nel proprio partito e non mancano di prendere le distanze dal PD nazionale.

La confederazione tra soggetti locali e partito nazionale è una possibilità prevista dallo statuto e ha come unico obiettivo quello di aggregare le realtà territoriali che si riconoscono e si impegnano a sostenere lealmente il PD nazionale.

L’operazione, per come intesa dai promotori promotori, rischia di avere direzione contraria: divisi sul nazionale e uniti sul locale. Forse perché anche i più scettici nei confronti del Partito Democratico nazionale rivestono a livello locale incarichi importanti e sembrano aver scordato il loro percorso personale che li ha portati ai più alti incarichi.

Viene tra l’altro caldeggiata e prospettata l’alleanza con formazioni politiche che si collocano a sinistra del PD proprio da chi a livello locale pareva essersi assunto il compito, per sensibilità e per percorso personale, di rappresentare quelle istanze dentro il PD. Coloro che nel 2008 sono entrati nel PD dalla porta di sinistra, rimarrebbero nel PD se questo fosse coalizzato con un soggetto alla propria sinistra? E’ nostro compito dare maggiore spazio e peso ad idee e azioni orientate al pieno riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone; agire con sempre maggiore efficacia per affermare nei fatti il principio di uguaglianza, adoperandosi con passione e incisività per contrastare discriminazioni e povertà, promuovere il buon lavoro; Non vogliamo forse pienamente assumerci il compito di essere lo spazio per contrastare il populismo e condividere con la nostra comunità soluzioni concrete per favorire uno sviluppo dal volto umano?

Sia chiaro: non sono contrario alle alleanze con uno o più soggetti che si collocano a sinistra del PD, a patto che ciò non implichi la delega a quei soggetti di temi invece centrali come la difesa di diritti delle persone e la promozione di più uguaglianza che ritengo invece debbano avere piena e sempre più ampia cittadinanza nel PD. E a patto che siano alleanze chiare non destinate a dissolversi il giorno dopo le elezioni: le alleanze vanno bene ma devono reggere alla prova dei fatti. Devono servire per governare e non solo per vincere le elezioni: devono dunque essere fondate su una base valoriale comune e su una comune visione di medio lungo periodo. Il PD in primis dunque deve sentire come propri i temi “di sinistra”. Non è sempre semplice e spesso chi lo fa concretamente sconta una certa solitudine, ma questo invita ad un maggiore impegno non certo alla diserzione!

Credo che chi rappresenta il PD nelle istituzioni non possa essere ambiguo e debba chiarire la propria posizione: il PD, come ogni partito o aggregazione politica, è una comunità di cittadini che hanno il diritto di sapere se coloro che la rappresentano si riconoscono ancora in questa comunità.

Il PD non può dunque essere sotto ricatto. Per tenere unito il partito non basta attribuire incarichi a chi sta sulla soglia. questa strategia non porta da nessuna parte! Dobbiamo evidentemente dare un segnale chiaro: per usare una espressione cara un tempo al segretario Bersani, ci vuole un richiamo forte a lavorare “per la ditta”, nella consapevolezza che è il perimetro di una comunità che merita rispetto e ogni sforzo affinché sia sempre più luogo di confronto e costruzione di proposte politiche condivise e necessarie. Per farlo dobbiamo evidentemente da un lato ricucire il rapporto con chi oggi è in generale deluso dalla politica e non riconosce nello stare insieme nella forma partito lo strumento per costruire le soluzioni ai problemi che ci sono. Io credo che i partiti siano ancora oggi l’unico strumento per organizzarsi tra cittadini e in particolare credo che il PD sia ancora oggi lo spazio per lavorare per il bene comune, a patto che si recuperi il senso di comunità, dello stare insieme superando le ambizioni personali a favore di un progetto comune.

Sono pertanto contrario a sciogliere il PD del Trentino in un soggetto territoriale, soprattutto se questo vuole essere uno strumento per avere le mani libere a livello nazionale. Men che meno sono favorevole a rinunciare al simbolo che significa con chiarezza una appartenenza a cui la nostra comunità politica fa riferimento.

Sono favorevole invece ad un dibattito sulla coalizione provinciale, che ha evidente bisogno di rilancio, per ribadire programmi e valori sui quali fondare una proposta politica chiara in vista del 2018. Anche aprendo un dibattito con i soggetti civici o più immediatamente vicini alla nostra coalizione. Senza dimenticare che abbiamo il compito primo di valorizzare più convintamente i soggetti che sono già nella coalizione, come per esempio i “Verdi e democratici del Trentino, che non sono rappresentati in consiglio provinciale e che siedono all’opposizione in Consiglio regionale. Questione locale e questione nazionale sono dunque legate come sono legati i binari di un treno. I binari son due, corrono paralleli e individuano un unico percorso. Divergere e avvallare operazioni di strabismo politico, rischia di far deragliare il treno.

 

L’onore di rappresentare il PD richiede l’ònere della chiarezza.